Maurizio Virgili, “manuali imperfezioni”

Petritoli – L’idea che dà origine al tema della mostra nasce casualmente. Qualche tempo fa ebbi modo di ascoltare un’intervista televisiva ad un giovane artista di Milano, anche molto facoltoso, il quale dichiarava che “nell’arte contemporanea la manualità non è contemplata” e continuava affermando che “con la stampante 3D stiamo ottenendo risultati meravigliosi”.

Da qui scaturiscono le mie riflessioni sul nuovo fenomeno del 3D. La stampa 3D è una tecnologia che si è sviluppata negli ultimi anni e consente di produrre oggetti tridimensionali provenienti da un modello digitale scansionato tramite apparecchiature laser apposite. Il risultato, in poche parole, è la realizzazione di una figura che rispetta tutte e tre le dimensioni dello spazio reale.

I materiali usati (polimeri condensati) sono di varia natura e per la loro versatilità hanno raggiunto, ormai, tutti i settori come l’industriale, la progettazione, l’ingegneria, l’architettura, il design, l’abbigliamento, l’oggettistica, la medicina e l’alimentazione. Alla luce di tutto ciò la domanda che mi sono posto è stata questa: “Quale posto sarà riservato in futuro all’abilità manuale, se la stampante 3D sarà in grado di riprodurre con una certa rapidità e precisione ogni oggetto della vita quotidiana, con la prospettiva che anche nell’arte contemporanea cada in disuso l’impiego delle mani?”.

Ho voluto creare, allora, una serie di opere, suscettibili di “manuali imperfezioni” (forme e frammenti del corpo umano, prerogativa importante del mio percorso artistico) realizzate con materiali duttili come il gesso, la stoffa, la malta cementizia che fossero una provocazione contro il tentativo di rinunciare per sempre all’abilità e alla destrezza creativa delle mani guidate nell’atto del plasmare da un’idea o da una visione prospettica originale della realtà e contro una produzione di massa di bassa qualità.

L’idea di allestire la mostra nella Antica Stamperia Fabiani (patrimonio artigianale locale) risulta particolarmente suggestiva e corre sul filo della memoria storica, un tempo in cui il valore dell’arte manuale era rappresentata dal gesto rituale delle fasi di realizzazione di uno stampato, dalla capacità di lavorare insieme e di organizzare il lavoro attraverso la cooperazione e una buona dose di fantasia e creatività.

Le impronte più antiche e documentabili fino ad oggi della Tipografia Niccola Fabiani, poi Filemone Fabiani, risalgono alla seconda metà dell’ottocento e si riferiscono alla “Tipografia A. Manuzio”. Le uniche tracce di questa Tipografia sono rappresentate da alcuni libri e manuali stampati intorno alla fine del XIX° secolo, mentre di notevole interesse storico risultano i volumi stampati per conto del cav. Luigi Mannocchi, scrittore e storico del folklore del Circondario di Fermo.

A tal proposito Benedetto Croce nei Nuovi Saggi di estetica affermava: “L’arte non ha nulla da vedere con l’utile”

Franca Maroni