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Marco Lillo e Lirio Abbate, premio Inchiesta 2015

di | in: Cronaca e Attualità

Marco Lillo e Lirio Abbate

Festival Giornalismo Inchiesta

 

OSIMO, 2015-09-25 – La mafia oggi non uccide più, allunga i suoi tentacoli sull’economia, le imprese, gli appalti, impone una “tassa illegale” che ruba opportunità alle forze economiche reali, si nasconde dietro il volto di persone apparentemente per bene, padroni del territorio, oscura e corrompe le istituzioni politiche, si sovrappone alle forze dell’ordine, per mantenere tutto tranquillo. L’unico modo per evitare che si radichi sul territorio è far conoscere a tutti come opera, il “metodo” che usa per produrre “anticorpi” ed evitare che si impadronisca di altre zone d’Italia. E’ questo il messaggio lanciato ieri sera da Marco Lillo (Il Fatto Quotidiano) e Lirio Abbate (L’Espresso), i due giornalisti che hanno ricevuto il premio Inchiesta 2015, durante la serata del Festival del Giornalismo d’Inchiesta delle Marche ad Osimo. Intervistati dai giornalisti Claudio Sargenti e Daniele Pallotta, hanno raccontato alcuni retroscena dell’inchiesta Mafia Capitale, approfondita nel loro libro “I Re di Roma”. “La mafia che raccontiamo nel nostro libro, non è quella delle fiction, la mafia oggi non ammazza, usa la violenza, minaccia e fa paura. A Roma tutti hanno terrore di Massimo Carminati, i romani hanno paura di pronunciare il suo nome”, così Lirio Abbate ha illustrato il fenomeno mafia nella capitale d’Italia. Ha aggiunto Marco Lillo: “Carminati ha avuto il potere di influenzare i bilanci della Capitale, con alleanze bulgare che vanno dal centro sinistra al centro destra, ogni anno decine di milioni fuori bilancio”. Citati alcuni episodi, imprenditori desiderosi di sbloccare una pratica, ottenere appalti, politici in cerca di voti, persino un caso di minacce: una telefonata a Carminati e tutto si risolve. Lui controlla tutto, a lui si deve chiedere il permesso, lui risolve, protegge e minaccia, procurandosi i soldi per finanziare l’organizzazione criminale. “Nei Re di Roma abbiamo cercato di raccontare ciò che accade, per fare cultura, se apprendete questo nuovo metodo della mafia, potete evitare che accada nella vostra città – ha detto Abbate – l’informazione spesso ha raccontato i mafiosi come degli eroi, un cristiano con un occhio solo, ha fatto il padrone di Roma, sinchè non è stato fermato per mafia”. Tra servizi segreti, processi evitati, intrighi e connivenza con politici di destra e sinistra, a Roma si era costituito un gruppo criminale autonomo, di cui Lirio Abbate inizia a seguire le tracce, gli spostamenti in auto, dell’uomo con un occhio solo, Carminati. ?“Il giornalista deve partire da ciò che sente nel territorio, i commercianti quello che succede lo sanno”, ha detto Abbate. “Ciò che è impressionante non è che la mafia è una malattia grave, questo lo sappiamo – ha affermato Marco Lillo – ma la totale assenza di anticorpi, la mancanza di reazione a Carmenati, della società civile romana”. Il libro dei due giornalisti non sarebbe mai uscito, se fosse già entrata in vigore la nuova legge sulle intercettazioni, attualmente in discussione in parlamento, che vieterebbe di pubblicare ciò che non ha rilevanza penale. Per Marco Lillo: “La nuova norma sulle intercettazioni, fa venire meno il controllo esercitato dalla stampa sulla magistratura, non possiamo più scrivere ciò che fa la magistratura, si sta facendo passare la legge in queste ore, come norma che tutela della privacy, ma qui ci sono scelte su immigrati, soldi e interessi pubblici, la privacy non c’entra nulla”. I due giornalisti sono intervenuti su invito del direttore del Festival Gianni Rossetti, salutati da Silvia Simoncini, presidente di Juter Club e dai rappresentanti del comune di Osimo.?




25 Settembre 2015 alle 23:45 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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