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La ricchezza non passa mai di moda

di | in: Cultura e Spettacoli

Chi nelle proprie serate non si mai lasciato tentare da un telefilm?Chi non li adora aspettando puntata dopo puntata? Dilagavano negli anni Ottanta e alcuni di loro vanno ancora in onda, impossibile elencarli tutti : i Robinson, Arnold, il Principe di Bel Air, Merlose Plaise, Beverly Hills, O.C. (…), la lista potrebbe continuare all´infinito.

Stasera è iniziata la prima puntata della fortunatissima serie di ‘Un medico in famiglia´, puntate simpatiche dense anche di un certo impegno sociale. Quello che lascia un po´ interdetti è però l´impostazione di un certo tipo di famiglia (all´americana) già riproposta milioni di volte. In questo tipo di famiglie infatti il papà di solito è  un dottore , o comunque molto ricco da sostenere una famiglia allargatissima. E così è per tutti i telefilm che ho visto dalle elementari fino ad adesso. Il dottor Robinson, il papà di Arnold, Lele di Un medico in famiglia hanno in comune..i soldi. Questa ri-presentazione ossessiva del modello americano induce a chiedersi: ma non ci sono famiglie non ricche in cui ci si possa divertire e dedicarsi ai sentimenti allo stesso modo? E poi: è un modello che riflette la famiglia media italiana? Questo farebbe pensare che la maggior parte degli Italiani ha un livello economico medio /alto. Ma le cose stanno davvero così?

Sicuramente siamo molto lontani dal cinema neorealista dove si riusciva a parlare di sentimenti pure nella miseria, anzi, a maggior ragione.  La carica emotiva sembrava raddoppiare lì dove l´uomo affrontava situazioni critiche, in cui si era costretti a chiedere l´aiuto di altri uomini. Lì dove la sofferenza faceva crescere, faceva riflettere. Era questo tipo di uomo che riusciva ad emergere, a misurarsi con se stesso, dovendo avere a che fare con eventi difficili,  ma ora nel nostro cinema sembra che non ci possa essere un risvolto anche emotivo, se  i protagonisti non sono manager affermati, avvocati, dottori. Sono solo questi i mestieri degli italiani? Poca fantasia o poca voglia di raccontare la verità? Vorrei non prendere troppo sul serio gli studi di psicanalisi sull´identificazione dell´immaginario, perché questo vorrebbe dire che ci sono milioni di spettatori frustrati quando spengono la tv e che guardano la propria vita come irrealizzata, sfortunata rispetto a tutte quelle super famiglie. Non sarebbe abbastanza ‘figo´ fare un telefilm in cui il papà fa il bidello e la moglie la sarta? Non si potrebbe raccontare niente?Io non credo. Ma ho la sensazione che tutti siamo stati o saremo prima o poi vittime di desideri indotti. Mi riferisco a desideri che non sono tali, ma sono solo generati da un senso comune, da una logica banale e sempre uguale che ti condiziona il cuore talmente da anestetizzare i tuoi desideri veri e ti induce a desiderare cose dove l´istinto e la passione non c´entrano più, atrofizzati dagli schemi , e si comincia a credere di desiderare le cose che vogliono tutti, ma che non ci renderanno felici mai, e per di più inconsapevoli di questo. Forse ci renderanno ricchi, socialmente ben posizionati, ma non saremo davvero felici. Non è vero che nei telefilm fanno vedere solo i ricchi perché vogliamo identificarci e sognare; sono davvero questi i sogni che vorremmo? Se fosse così il raggio di desideri sarebbe davvero ridotto, poverissimo, solo riguardante l´ambito economico.

Io penso che ci sono miriadi di cose che vorremmo vedere rappresentate sullo schermo, certo, alcuni artisti lo fanno, e per questo i loro film infatti diventano opere d´arte, ma non è un segreto che il cinema ha spesso ricevuto  finanziamenti statali  alla Top Gun per creare un certo tipo di immaginario favorevole agli spettatori ,e una società dove l´arte e le religioni diventano mezzi statali non può sperare in una società civile, evoluta.

 Per fortuna gli spettatori hanno un cervello e un senso critico del mondo, ma la maggior parte di questi è passiva nei confronti di un senso comune, che contagia e diventa modo di pensare. Lo sanno i nostri politici che potrebbero sostituire qualsiasi attore di televendite.

Se la famiglia è il nucleo più importante della società, mi piacerebbe seguire le puntate di una un po´ sui generis, anche un po´ pazza, dove a prescindere dal lato economico, ci si diverte lo stesso, dove la gamma dei sentimenti è veramente varia, dove queste vite fanno davvero emozionare, dove i protagonisti si sentono fighi non guidando per forza una Lamborghini, dove la loro esistenza non è costituita da ‘cose´, ma dal loro carattere, dal loro pensiero. Io penso che la svolta di questo immaginario non sia poi neanche tanto difficile da cominciare se ci liberassimo dall´essere condizionati da quello che la società vuole da noi.

Emanuela De Siati




21 Settembre 2009 alle 14:47 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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