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La Donna e la Mela

di | in: Cultura e Spettacoli, Interviste

Personale di Nazareno Rocchetti
Dal 13 dicembre 2009 al 12 gennaio 2010
Vernissage 13 dicembre ore 17
Palazzo Servanti-Confidati
San Severino Marche (MC)

 

 

Verrà inaugurata il 13 dicembre alle 17 presso il Palazzo Servanti-Confidati di San Severino Marche la personale dell’artista Nazareno Rocchetti “La donna e la mela”.


Come anticipo, riportiamo l’intervista realizzata con l’occasione e il file audio della stessa http://www.youtube.com/watch?v=r_WRwGFJN_0 .

Sito ufficiale con immagini quadri e sculture: http://www.nazarenorocchetti.com/


Per scelta, non vengono mostrate le opere che verranno esposte.


 

Intervista a Nazareno Rocchetti, l’artista del fuoco


Oltre ad essere godibili visivamente, le opere di Rocchetti tracciano l’anima di chi guarda in un percorso che va dagli occhi dritto al cuore, lasciando una scia di potenza vitale, energia, sensualità, voglia di riuscire a guardare oltre quello che la realtà ci vuole far percepire. Proprio, come lui stesso dice, come con gli occhi di un bambino, che non si ferma ad una risposta esclusivamente razionale, ma sente il desiderio ardente di andare oltre.

D: Qual è stata la sua scintilla che ha fatto nascere il bisogno d’Arte (perché l’arte è un bisogno sia individuale che collettivo, lei concorda con me?)
R: Il bisogno c’è ed è quello di portare con le mie mani, abituate a plasmare il corpo umano, a cambiare materia e portare le mani su un’altra materia, come il legno, l’argilla, la pietra, il ferro… Questo è il mio bisogno, di creare con le mie mani, quel qualcosa che ho sempre massaggiato durante la mia carriera, che per ovvi motivi non potevo spostare e portare su altre materie. Allora ho sentito il bisogno di cercare la pietra, il legno, il ferro e l’argilla per poter modellare questi corpi ai quali si da anche l’anima, certamente,

D:Quanto è stato importante l’incontro con Josè Guevara
R: È stato determinante e fondamentale perché mi ha fatto scoprire un mondo che forse avevo già dentro ma che non conoscevo. Il suo carisma, il suo amore per l’arte mi ha coinvolto fino.. non dico a rendermi schiavo, ma quasi.

D: C’è qualcosa che l’ha colpito nei lunghi periodi che ha trascorso con Guevara?
R: Gli alberi. Questi boschi che lui chiama “alberi posti caldi”, non tanto nei suoi racconti pittorici, quanto nei suoi racconti di vita, mi ha colpito quest’uomo saggio, che prima di parlare mette in moto il cervello e poi da origine alla parola.

D: Ho letto questa frase, rivolta a lei “marchigiano per nascita, cosmopolita per vocazione” quanto è importante per lei lo scambio culturale per l’arte
R: Io credo che sia vitale perché da soli si può fare poco o niente. È importantissimo, si può racchiudere il tutto proprio con questa parola: vitale.

D: Lei è “abituato” a plasmare il corpo, cosa significa plasmare un materiale inanimato, dare l’anima?
R: È una bella domanda. Quello che io provo, a livello personale, è l’immedesimarsi in un corpo estraneo, che può essere di una pietra o di un albero ancora in vita, aspettare che si secchi e che muoia e poi rianimarlo, dargli ancora vita. Questo per me è dare un’anima a qualcosa che è morta e può rivivere.

D: Ci può raccontare quali sono le fasi di realizzazione di una scultura?
R: Penso che ognuno di noi abbia un armadio pieno di tante cose. Evidentemente con me il Padreterno ha messo poche cose ma tanta fantasia. Sono uno che pensa, che pensa però fra pensare ed agire non ci deve essere né un anno, né un mese né un giorno: è immediato. Penso una cosa alle tre di notte, perché dormo pochissimo, alle tre e mezza sono sotto al laboratorio e mi metto a tirar fuori il pensiero, a portare la fantasia in realtà.

D: Perché vuole renderla nel meno tempo possibile tangibile
R: Si, è un po’ il mio carattere. Sarà anche perché ho scoperto questo gioco favoloso e fantastico dell’arte in tarda età ed ora non ho più tempo di aspettare, devi agire. Di certo fa proprio parte del mio modo di vivere, della mia personalità.

D: Oltre le sculture, anche le opere pittoriche, vivaci e suggestive: quanto è importante il colore? Serve “soltanto” a rappresentare ciò che si vuole esprimere o rappresenta una precisa simbologia, nelle sue opere?
R: Il colore per me è quello che ognuno di noi ha dentro. La cromia è positività. L’ho sempre fatto con le mie mani sui miei atleti per curare le loro patologie, cerco di tirar fuori i miei colori positivi dell’anima e di trasferirli sulle tavole, bruciandole poi e aspettando. Il mio maestro dice sempre che occorre aspettare la “suerte”, il nostro modo di dipingere è molto affidato alla suerte, perché il fuoco non si domina, è lui il vero protagonista delle opere. Io metto i colori ma non posso dire che io ho fatto un’opera col fuoco, sono un garzone del fuoco, sto lì e aspetto che il fuoco dia il massimo di quello che io desidero.

D: Un commento sulla mostra a San Severino Marche
R: San Severino è sempre stato il paese dell’arte. Tutti sappiamo che questo personaggio straordinario qual è Sgarbi, l’ha fatta diventare la capitale dell’arte delle Marche. Oltre essere un paese vicino al mio, Cingoli, ho conosciuto questi palazzi del ‘400, ‘500, ‘600 dove Sgarbi organizzava queste mostre, e me ne sono innamorato giàa da allora. Ho sempre pensato in cuor mio “Chissà se un domani anche io potrò fare lì una mostra”. Ti fanno un po’ tribolare, devo dire, perché nonostrante Sgarbi abbia molto lavorato su questo paese, le amministrazioni sono un po’ sorde a certi problemi e a certe sensibilità.

D: Infine una provocazione: secondo lei un artista deve soprattutto realizzare opere d’arte, oppure fare il maggior numero di mostre possibili?
R: Il vero artista deve pensare solo all’arte. Tutte le cose che vengono dopo fanno parte del bussines. Debbo dire che mi reputo una persona estremamente fortunata perché grazie a Dio lavoro ancora con le mani, faccio il chiropratico e l’arte per me è un’espressione, è un amore. Dopo potranno venir fuori le mostre, perché è giusto che le persone possano vedere ciò che si realizza, ma è un fatto molto secondario.

D: Una domanda (e una risposta) che ha sempre sognato che qualcuno le ponesse, ma che nessuno ha mai pensato di farle
R: “Ma che c’hai dentro la testa?” Ecco, mi piacerebbe saperlo anche a me! Sono un bambino che gioca e che sogna e mi piacerebbe che un giorno qualcuno mi trattasse per quello che sono: un bambino.

Grazie a Renato Barchiesi

Biografia breve di Nazareno Rocchetti
Nazareno Rocchetti nasce a Filottrano (AN) il 6 Gennaio 1947. Fisioterapista della Nazionale Italiana di Atletica Leggera. Trai i suoi atleti più noti figurano personaggi come Pietro Mennea, Sara Simeoni, Gabriella Dorio, Giovanna Trillini, Gelindo Bordin, Valentina Vezzali ecc. Da alcuni anni si dedica all’arte, dapprima con opere di scultura poi dopo l’incontro con Josè Guevara inizia anche la sua attività di “artista del fuoco” producendo numerose opere pittoriche. Ha partecipato a mostre collettive nel Comune di Treia ed a San Costanzo di Pesaro in occasione del Sipario d’Estate. Le sue opere sono esposte nei seguenti musei: museo dell’Etichetta Cupramontana (AN), museo della Modernità Filottrano (AN), museo Beato Sante Mombararoccio (PU), Pinacoteca d’Arte dei Frati Minori Falconara (AN), Pinacoteca Pieve Torina (MC), museo Arte Sacra Serrapretona (MC), Parco pubblico Fontescodella Macerata, Piazza Cerasa MOndolfo (PU), Parco delle Pietre Vive Cingoli (MC), la sede del Centro Sportivo Universitario di Torino. Attualmente opera e vive a Cingoli.




26 Novembre 2009 alle 10:07 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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