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C’è sempre un’alternativa al cine-panettone

di | in: Cultura e Spettacoli

Per chi è interessato ad una proposta alternativa ai film di De Sica e Pieraccioni durante il meritato riposo natalizio, la Sala degli Artisti di Fermo propone “Welcome” il film di Philippe Lioret che è arrivato nelle sale dopo i passaggi alla 59 Berlinale e a Torino 27.

Il film ha per protagonista il giovane curdo-iracheno Bilal (Firat Ayverdi) che ha attraversato l’Europa da clandestino nella speranza di raggiungere la sua ragazza, da poco emigrata in Gran Bretagna. Arrivato nel nord della Francia, diventa amico di Simon (Vincent Lindon), un istruttore di nuoto con cui inizia ad allenarsi per un obiettivo apparentemente irrealizzabile: attraversare la Manica a nuoto e ritrovare il proprio amore.

Le critiche cinematografiche parlano di questo film come il lavoro migliore di Lioret, regista di “Tenue correcte exigèe”, “Je vais bien, ne t’en fais pas” e di altri titoli di notevole successo in Francia e che in Italia si era fatto conoscere per “Mademoiselle” (2001).

In “Welcome” Lioret mette in risalto le forme differenti di razzismo di Calais. Il vicino di casa di Simon che avverte la polizia dopo che ha visto il maestro di nuoto entrare nella sua abitazione con Bilal; lo sgombero degli immigrati nei pressi del porto; un addetto di un supermercato che impedisce a due uomini di entrare. La macchina da presa attraversa il porto di notte, luogo di provvisorie speranze ma anche impermeabile verso l’esterno, avvolto da un blu sospeso tra il malinconico e lo spettrale. Al tempo stesso però “Welcome” è anche una struggente storia di amori impossibili. Ciò è evidente nei continui tentativi di Bilal di mettersi in contatto con la ragazza ma anche nella sofferta separazione tra Simon e l’ex-moglie, ancora emotivamente coinvolti e attratti ma ormai distanti.

“Se volete aiutare una persona che non ha i documenti, potete essere denunciati per aiuto ad una persona in situazione irregolare…. In quale paese viviamo? Ho l’impressione che siamo nel 1943, con un ebreo nascosto in cantina”. Sono le parole pronunciate il 9 marzo 2009 dal regista Lioret, in occasione dell’uscita del suo film sulla situazione dei migranti afghani e pakistani a Calais. Sulle sue dichiarazioni è intervenuto anche il ministro dell’immigrazione e dell’identità nazionale, Eric Besson, giudicandole insopportabili. La legge francese punisce infatti chi non denuncia i clandestini alle autorità. Nel film Simon e Bilal uniti da una conoscenza altamente simbolica, perché favorita dall’elemento amniotico, è come se si resettassero dimenticando sovrastrutture, pregiudizi, particolarismi. Solo due esseri umani, nudi, uno di fronte all’altro, che parlano lingue diverse ma hanno stessi desideri, stesse paure e medesimo sguardo.

Il film sarà ancora in proiezione presso la Sala degli Artisti di Fermo stasera 29 dicembre e domani 30 dicembre alle ore 20 ed alle 22.





29 Dicembre 2009 alle 14:45 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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