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È possibile un “GLOBAL CHANGING”?

di | in: Oblò: Spunti, Appunti e Contrappunti, Primo Piano

È quasi impossibile non sapere che la scorsa settimana si è conclusa a Copenhagen la Conferenza dell’Onu sul clima. È altresì quasi impossibile mascherare la delusione nel constatare il risultato raggiunto, il quale si atteggia a mero accordo politico non giuridicamente vincolante. Un appuntamento come questo, caricato di aspettative forse eccessive, si sperava giungesse a esiti migliori. Anche perché la posta in gioco è la salute del nostro pianeta. Gli ambientalisti sono concordi nel ritenere quest’accordo assolutamente insufficiente per affrontare i problemi climatici che rischiano di compromettere per sempre l’ecosistema mondiale. La promessa di far rimanere l’aumento di temperatura di 2 gradi per i prossimi anni, sembra già sorpassato. L’impegno di ridurre le emissioni di CO2 del 24-40% entro il 2020, non permette il rispetto del precedente obiettivo. L’unico punto su cui si è evinta una buona volontà da parte degli Stati è stato quello dei finanziamenti, che ha visto i paesi in via di sviluppo destinatari di fondi nuovi, pari a 10 miliardi di dollari l’anno per i prossimi anni.


Tutto ciò è comunque ancora troppo poco per garantire a chi verrà dopo di noi la certezza di vivere in un ambiente non definitivamente rovinato. Se i grandi del mondo sono stati capaci soltanto di ciò, al prossimo summit, il quale si svolgerà al termine del 2010, si dovrà arrivare con una seria volontà di mutare lo status quo, non con un elenco di buone intenzioni. L’effetto serra non deve essere considerato come qualcosa di ininfluente nel prosieguo della nostra esistenza, ma come qualcosa che la minaccia. Se il riscaldamento globale, causato dalle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, crescerà , si potrebbero scatenare delle reazioni a catena incontrollabili e sconosciute, i cosiddetti “tipping points”. Per spronare i capi di Stato e di Governo a riconsiderare posizioni oggi assunte e addossarsi maggiori responsabilità per la tutela dell’ambiente, serve una pressione dal basso, dalla gente. Una sensibilizzazione globale è necessaria affinché ci sia una presa di coscienza sui cambiamenti climatici. L’informazione deve proclamarsi per prima impegnata nel far conoscere i rischi che corre la popolazione mondiale se non ci sarà una drastica e decisa inversione di tendenza. E deve anche far comprendere che nel piccolo, nel quotidiano è possibile contribuire a far del bene per la Terra. Riciclando, evitando sprechi di luce, acqua, cibo. Diffondere una cultura all’insegna di una vita ecosostenibile deve rappresentare un obiettivo concreto: per combattere il global warming l’arma migliore è un global changing.




22 Dicembre 2009 alle 0:03 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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