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Danjel Kosma alla Palazzina Azzurra

di | in: Cultura e Spettacoli

SAN BENEDETTO DEL TRONTO, 2010-09-28 – Ogni artista che si appresti a percorrere nuove vie, non può prescindere da una riflessione attenta sulle proprie origini e sul senso della formazione ricevuta; e ciò ha ben compreso Danjel Kosma, che con questa antologica presenta per la prima volta in Italia, i momenti più significativi del suo percorso di scultore e mosaicista.

Educato allo studio rigoroso del vero presso l’Accademia di Belle Arti di Atene, Kosma si perfeziona nel cantiere dell’Acropoli di Atene, dove è per lungo tempo impegnato sia con lavori di restauro sia con lavori di scultura. Il contatto quotidiano con gli esempi più alti della classicità e l’assimilazione profonda delle tecniche, che egli arriva a possedere con il rigore e la perizia di un maestro d’altri tempi, si riflettono nel taglio misurato di tutti lavori qui esposti, a prescindere da ogni mutamento di linguaggio. La ricerca della compiutezza e la dedizione amorevole al mestiere, permeano ogni stadio della produzione dell’artista, la quale, peraltro, si evolve con sorprendente versatilità: dai lavori puramente figurativi degli esordi sino alla realizzazione, più recente, di sculture biomorfe, in cui la realtà appare reinterpretata nella sua essenza profonda, come residuo di una vita primitiva.

Alla base di tutto troviamo sempre l’antica necessità del disegno e la conseguente padronanza della forma, intesa come fondamento morale dell’arte. A questa risponde in primo luogo l’assidua produzione grafica, nella quale, più che gli autoritratti, saranno da segnalare gli studi sulla figura della madre e, soprattutto, la serie dei vecchi balcanici, singolari per l’intensità espressiva. Di questi volti, severi e antichi, è rimarcata la sostanza plastica: la conformazione strutturale delle teste e i solchi della pelle sembrano evocare il carattere storico e perfino geologico della terra di origine dell’artista. Si tratta senza dubbio di lavori che molto debbono alla tradizione veristica ottocentesca, ma che pure contengono le premesse per un superamento della stessa, ravvisabili nell’insistenza con cui certi dettagli vengono isolati dall’insieme nel tentativo di conferire loro un valore autonomo e quasi astratto. Del resto, anche il gruppo marmoreo della Maternità, realizzato al temine di questa prima fase, denuncia, nella sua incompiutezza, l’impossibilità di proseguire interamente lungo i binari segnati dall’accademia, entro i quali, in ogni caso, saranno ancora da collocare i ritratti scultorei di Thanasi, del modello africano Iani – carico di un’umanità silenziosa e fiera – e della nipote Anula, che coniugano con estrema naturalezza l’armonica distribuzione delle masse con le esigenze della verosimiglianza.

All’insegna di una nuova concezione si muovono, negli anni novanta, due Ballerine dalla volumetria sintetica e morbida, come pure la Donna seduta, chiaro omaggio al primitivismo di Moore, il cui spirito ci pare evocato anche nelle metamorfosi ravvisabili nella Maternità in eucalipto, dove le masse dolci e levigate del legno si predispongono a generare infinite forme. Lo studio del movimento e la tendenza all’astrazione si fanno adesso più attente, come prova il lieve contorcimento della Donna girata: poco più che un abbozzo recante i segni del lavoro ancora in divenire. E tutto ciò senza che siano mai tradite le origini classiciste, le quali, anzi, vengono riaffermate con evidenza nel pressoché coevo Alexandros, la cui superficie, sottilmente modulata, ripropone le qualità di un bassorilievo ellenistico.

Il nuovo millennio porta Kosma al distacco – sia pure non definitivo – da ogni riferimento alla figura umana e alla conseguente produzione di forme evocative del mondo naturale. Senza l’ausilio di un disegno preordinato, ma con estrema lucidità di pensiero e di tecnica, realizza lavori come e Pietra fiorita e Armonia: la prima, concepita come surreale concrezione di vegetali esotici, forse provenienti da altri mondi, che si affastellano sulla superficie minerale come turgidi frutti marini o come occhi che ci scrutano; il secondo, costruito seguendo geometrie mobili che richiamano da lontano, nella dilatazione spaziale delle forme, gli esiti del dinamismo futurista, verosimilmente filtrati dalle ricerche di Tony Cragg. All’influenza dell’artista inglese, impegnato a riscoprire il senso spirituale della materia attraverso la resa del moto interno dei corpi, possono infatti ricondursi tutti quei riferimenti ad una natura alternativa e in continuo cambiamento riscontrabili nell’ultima produzione di Kosma. In questo senso andranno lette le torsioni impresse alla materia pulsante di Edil e di Nodo d’amore, oppure la tensione dell’Avvinghio, il cui tentativo impossibile di trovare una forma definita e libera, si carica di un senso pessimistico non estraneo alla realtà contemporanea.

Alla stessa influenza vanno infine ricondotti i primi lavori eseguiti in travertino, nei quali l’idea del moto e dell’armonia classica passa, sull’esempio di Giuliano Giuliani, attraverso lo svuotamento della pietra; senza però raggiungere la tensione mistica e le arditezze formali del maestro ascolano. Le forme di Kosma sono ancora alla ricerca di tutte le possibilità offerte da questa nuova materia, che rappresenta, a nostro vedere, uno schietto omaggio al suo paese di adozione. Nella spirale ossificata offerta in Elicoidale e ancor più in Inizio, che mostra una sorta di conchiglia o di mollusco vivo, riconosciamo i colori e le superfici della nostra terra, modellate dal vento e dal mare.

Massimo Papetti

 

Lo scultore al lavoro
Lo scultore al lavoro


Danjel Kosma è nato a Tirana nel 1969. Terminato il Liceo artistico con la specializzazione in ceramica, si diploma con il massimo dei voti, nella sezione di scultura, presso l’Accademia di Belle Arti di Atene, dove nel frattempo si era trasferito.

Ad Atene vince l’ambìto concorso emanato dal Servizio Manutenzione Antichità dell’Acropoli di Atene – per il cantiere dei Propilei per occuparsi del reintegro degli elementi marmorei del cantiere. E’ qui che lo scalpello, il marmo Pendelico e il marmo Diòniso diventano i suoi inseparabili complici anche per l’esecuzione di sculture monumentali: in occasione delle Olimpiadi di Atene del 2004, le sue sculture sono inserite in più punti della città nell’ambito di un nuovo progetto di riqualificazione urbana.

In Grecia ha ottenuto numerose committenze di scultura, sia pubbliche che private ottenendo prestigiosi riconoscimenti. Tra i più importanti la mostra organizzata dalla Heineken a cui ha partecipato con la “Maternità” in legno di eucalipto. Nel 2005, partecipa alla mostra presso Zapio in Atene, con l’opera in marmo di Diòniso dal titolo “Mamma con bambino”.

Nel 2005 decide di lasciare la Grecia e l’Acropoli e di trasferirsi definitivamente in Italia, (dove nel frattempo si era sposato), nelle Marche e precisamente a Cupra Marittima (A.P.).

Qui, all’inizio della sua nuova realtà, si è dedicato al restauro dei materiali lapidei, degli affreschi e delle sculture lignee, frequentando un corso sulla pulitura e consolidamento dei materiali lapidei naturali, presso la Scuola di Alta Formazione dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, con il Prof. Biliotti, lavorando al Profeta Geremia di Donatello.

Quest’esperienza italiana è per lui molto affascinante, ma ben presto torna ai suoi mosaici e alle sue sculture facendone la sua unica attività. Predilige il  marmo, che per eccellenza si propone a forza di ‘togliere’ e tra questi predilige quello candido di Diòniso, delle cave vicine ad  Atene o il bianco Sivec della Croazia: entrambi caratterizzati da una microcristallizzazione che danno un effetto molto efficace con l’impatto della luce.

Tra i primi simposi di scultura in Italia ci sono quelli di Sarnano (MC) nel 2006, con la premiata scultura dal titolo “Armonia” e quello  presso il Comune di Spinetoli (A.P.) la cui opera è ora esposta presso il locale  museo di scultura contemporanea.

Tra le mostre, si menzionano quella a curata da Mirella Ruggeri, presso la Villa Vinci Boccabianca (2008) nell’ambito del Cupra Musica Festival organizzata dal Comune di Cupra Marittima (A.P.) e quella presso la chiesa della Misericordia per il Comune di Sant’Elpidio a Mare, (FM) nel 2009.

Nel 2010 espone al meeting per l’Amicizia tra i popoli, attraverso l’Associazione di artisti, architetti e ingegneri ‘Il Baglio’ con il bassorilievo marmoreo raffigurante Mons. Luigi Giussani; mentre la Madonna in mosaico vetroso viene esposta per la Provincia e per il Comune di Ascoli Piceno nel medesimo ambito.

Sempre nel 2010, espone con una personale presso la Palazzina Azzurra del Comune di San Benedetto del Tronto.

Molto intensa è anche la partecipazione ai concorsi con opere scultoree, soprattutto per l’arredo urbano e per gli edifici pubblici.

Per ciò che concerne i lavori a mosaico tra i più importanti realizzati in Italia, si annoverano quelli effettuati per la Chiesa di Cristo Re in San Benedetto del Tronto, per il Comune di Cupra Marittima,  per la Diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto e per le Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni e Ancona-Osimo, mentre per quella di Fermo si è realizzato un  ritratto in bassorilievo su marmo, raffigurante Mons. Gennaro Franceschetti, esposto nella navata sinistra del Duomo della stessa città.




28 Settembre 2010 alle 16:05 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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