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Musicultura, atto primo: ovazione per il maestro Angelo Branduardi

di | in: Cultura e Spettacoli, Primo Piano

Angelo Branduardi

Nella serata di ieri si aggiudicano la finale i Babalù ed Andrea Cola


di Emanuela Sabbatini 


MACERATA, 2011-06-18 – Ieri sera, la XXII edizione del Musicultura festival è finalmente approdata al caldo palcoscenico della gremita arena Sferisterio di Macerata.

Ad iniziare dal popolare conduttore Fabrizio Frizzi, una serata di apertura ricca di aspettative e di nomi importanti per dare il via a quella che è ormai la tradizionale maratona tra scoperta ed esplorazione. La scoperta di nuovi talenti, linfa refrigerante per la canzone popolare e d’autore italiana e, al contempo l’esplorazione di artisti ormai affermati ma che sempre sono in grado di regalare ad un pubblico attento ed emozionato, perle nuove, nascoste tra sentieri non sempre battuti.

L’apertura della serata è affidata a quattro degli otto finalisti sopravvissuti alla dura selezione iniziata con le audizioni del 28 gennaio.

L’atmosfera si fa subito multietnica a colpi di una ritmica densa di contaminazioni con il sud del mondo. I Babalù, un mix di potenza ed espressività, portano sul palco dell’arena “Mio fratello è pakistano”, brano che per le tematiche anti razziali gli regalerà il premio come miglior testo.

Già durante le selezioni erano stati notati per l’interessante gioco linguistico ottenuto mescolando dialetti campani a quelli lucani, così da generare un nuovo idioma comprensivo della nota fusion che caratterizza la loro musica. Ai microfoni di Carlotta Tedeschi ci rivelano che il loro lavoro discografico uscirà nei negozi nel mese di settembre.

Il cesenate Andrea Cola riporta i toni su un terreno più cantautorale sebbene con evidenti puntatine ad un background complesso che va dalla tradizione italiana anni 60-70 al new revival contaminato dei nostri Moltheni e Baustelle. Sicuramente il brano “Se io, tra voi” non ci mostra la vena psichedelica che tanto ci era piaciuta durante le audizioni.

Tra un pezzo colorato e l’altro del tetris di luci che si compone come un reale videogame sul muro alle spalle del palcoscenico, è la volta di Momo, artista poliedrica quanto difficile nel giungere, per dirla con lei, orizzontalmente al pubblico. Si presenta con “La canzone che si capisce”, una originale presa di coscienza riguardo l’impossibilità di una comunicazione orizzontale, qualcosa che giunga a tutti senza ambiguità di sorta.

A chiudere il contest è il toscano Vanni Pinzauti che con un sound battente e una voce roca presenta la sua “Battitura”, accompagnata ritmicamente da un coro di bambine che come una litania recitano ritagli di un canto popolare.

Si prende fiato e ci si immerge nei versi di Alda Merini, quando in un vestito nero fluttuante sale sul palco Orsetta Foà. Uno spazio di riflessione che però deve fare a meno di un ospite annunciato ma purtroppo assente: Arnoldo Foà. Per impegni costretto a rientrare, ci aveva comunque regalato la sua voce giovedì pomeriggio nel cortile del Palazzo Municipale quando assieme al regista Cosimo Damiano Damato, Orsetta Foà e l’armonizzazione di Giovanni Block, aveva recitato le poesie della poetessa dei Navigli ne “L’amore è un delirio”. In un videomessaggio il Maestro ci dona “Una donna sul palcoscenico”, la poesia inedita di Alda Merini scritta per il film-documentario di Damato.

A chiudere la prima parte della serata è Pilar, semifinalista di Musicultura nel 2006, oggi si propone come un’artista cresciuta, maturata anche a fronte del sodalizio artistico con Bungaro. In autunno esce il suo nuovo disco di respiro internazionale. Al pubblico di Musicultura regala “Meduse”.

La ripresa è decisamente energica e di altissimo livello; il clou della serata si raggiunge con l’esibizione del maestro Angelo Branduardi che immancabilmente guadagna la standing ovation. Il menestrello dei nostri tempi che si definisce nonostante tutto ancora un debuttante, attacca senza lasciar posto ad una parola per il pubblico, pervaso dalla musica e dalla magia di una location così particolare. Di spirito e di saggezza, Branduardi lascia trasparire la sua passione, la incarna nelle parole del poeta William Butler Yeats, e si lancia nel proprio repertorio più conosciuto. “Vanità di vanità”, “Cogli la prima mela” per poi incarnare il menestrello con “Confessioni di un malandrino” e l’acclamata “Alla fiera dell’est”, ormai di patrimonio popolare.

A fare da frammezzo tra due grandi della canzone italiana sale sul palco Pupi Avati che omaggia l’accoglienza marchigiana che ha assaporato girando qui “Il cuore grande delle ragazze” che uscirà nei cinema il 4 novembre e con brio nostalgico racconta gli aneddoti legati alla musica lenta di quand’era ragazzo.

Enrico Ruggeri riporta l’atmosfera su di un piano più rock ripercorrendo a grandi passi i suoi successi discografici chiudendo con “Mistero” che viene cantata a gran voce dal pubblico presente.

La chiusura della serata è affidata a Davide Van De Sfroos, il dialetto comasco laghèe approda al palco dell’arena. Sebbene infreddolito dal venticello che è preso a spirare, il pubblico si lascia coinvolgere dalla ritmica del cantautore di “Arrenditi Cimino” e “La Curiera”. Ma a chiudere è la sanremese “Yanez” prima di lasciare la parola a Frizzi per l’attesa rivelazione dei due finalisti, i Babalù e Andrea Cola.

Questa sera, accanto a Giuliano Palma & the Bluebeaters, Fiorella Mannoia, Maddalena Crippa, Amii Stewart e The Quartetto Euphoria, i nomi degli ultimi due finalisti che si aggiungeranno alla competition di domenica.

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18 Giugno 2011 alle 19:54 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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