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Musicultura XXII: Romeus è vincitore assoluto

di | in: Cultura e Spettacoli, Primo Piano

un momento della conferenza stampa finale

di Emanuela Sabbatini


MACERATA – Musicultura festival 2011 ha incoronato il suo re. È Romeus, uno dei due pugliesi acceduti alla finalissima, ad aver raggiunto il maggior consenso compreso quello della Critica.

Una serata da botto finale quella di ieri allo Sferisterio di Macerata; musica, poesia, riflessione, una mezcla perfetta a sancire una chiusura spumeggiante.

Come per le precedenti, ad aprire la serata sono i quattro finalisti in concorso. I Babalù con “Mio fratello è pakistano”, ritmica invasiva e testo antirazzista, rompono il ghiaccio iniziale e lo fanno con la consueta carica esplosiva.

A seguire, Renzo Rubino, re del palcoscenico e del suo gran “Bignè”. Non disattende l’attesa del pubblico e cioè quella di trovarsi di fronte un interessante frontman con l’unico piccolo difetto, motivato anche dalla giovane età, di rischiare di essere un po’ strabordante. Ma il ragazzo va visto in prospettiva.

Andrea Cola con la fresca “Se io, tra voi” sembra aver recuperato un po’ di tranquillità ed aver lasciato a casa l’emozione della prima volta, sebbene il pezzo a mio avviso, non faccia giustizia alla complessità di questo artista che, durante le audizioni, abbiamo visto misurarsi con bel altro materiale.

A suggellare la gara Romeus con la sua “Caviglie stanche”, acclamatissimo dalla parte consanguinea del pubblico dell’arena, ma ben accolto anche dalla restante. Il pezzo sembra prestato al palinsesto radiofonico e il suono Sugar, Caselli docet, ne assicura la buona riuscita discografica.

Col rischio di essere impopolare mi tocca dire che il rock-negramaro vitigno per l’attuale scena musicale italiana risulta essere un prodotto preconfezionato di indubbia qualità tecnica ma al contempo di assodata riuscita discografica. Musicultura sembra sostanzialmente non voler rischiare nulla ed è un peccato.

La seconda parte della serata si apre con il racconto inquietante, recitato da Manuel Agnelli, frontman degli Afterhours, di “Anche se non ho le ali non significa che non ti ami” tratto dal suo libro “Il meraviglioso tubetto”. D’improvviso l’arena si schiaccia in un silenzio distorto da corde metalliche violate da spazzole di acciaio e palline lasciate scorrere tra binari vibranti. Un tocco di noir intriso del tormento tanto caro al suo autore. Il tempo di poche parole e ci troviamo immersi nella poetica struggente delle ballate degli Afterhours. Chitarra o pianoforte e voce, colpiti onda dopo onda, senza il tempo di prendere fiato, dalle parole delle sue “Ballata per la mia piccola iena”, “Pelle”, per poi raggiungere la massima poesia con “Ci sono molti modi”. Una penna eccezionale quella di Manuel Agnelli, e poco importa dei problemi tecnici che lo costringono a lasciare la chitarra e a sedersi al pianoforte. La magia è comunque assicurata.

Dalle atmosfere oscure e liquorose si passa al caldo della Napoli indigente con il neo Commendatore della Repubblica Lina Sastri. Teatro e musica si compenetrano in maniera eccezionale. Dalla miseria di una Napoli povera e bistrattata, recitata con la consueta passione serbata da questa grande artista, si passa alla battente tammurriata: energia e disperazione, colore e potenza. E non si cambia regione e non ci si allontana dal genere popolare quando a calcare il palco, sorpresa per il pubblico, è Teresa De Sio, affezionata artista del Musicultura Festival.

Del sound della canzone “Inno italiano” di Luca Carboni, rimane poco e la De Sio ne dà una versione energica perfetto connubio tra tradizione popolare e sconfinamento quasi punk. Atteggiamento alla Nina Hagen quando, con il piede sulla cassa, lascia fluire tutta la sua grinta.

Della timorata di dio, tanto devota alla Madonna del Carmelo, Cettina alias Lunetta Savino non rimane nulla dal momento che l’attrice propone il suo lato più piccante ed ammiccante. L’erotismo nella poesia, la Passión Predominante, sgorga voluttuoso dai versi della eccezionale “Fiori” di Palazzeschi e dal tormento amoroso di Saffo. E se l’erotismo non è solo in versi, ecco che si propone in musica con “L’importante è finire”. Ma ahimè alla fine non giunge dimenticando le parole della canzone di Mina. “Scusate, non sono una cantante, sono un’attrice!” e il pubblico dello Sferisterio non può che avvolgerla con un caldo applauso.

Il breve intervallo della comicità poetica di Guido Catalano, introduce la più attesa della serata, un’icona della canzone italiana, l’eterna ragazza del Piper, la sempre elegante Patty Pravo.

Esecuzione magistrale. “Ne me quitte pas” di Jacques Brel, viene arrangiata introducendo una carica briosa e tradotta con l’italiano “Non andare via”. Segue con “E io verrò un giorno là” cantata a gran voce dal pubblico, per poi concedere il bis e concludere l’esibizione con “Il vento e le rose”.

“Sorelle d’Italia”, pezzo che qualche tempo fa accompagnava le immagini della pubblicità Calzedonia e che tante polemiche aveva suscitato in merito alla modifica del testo dell’inno nazionale, è la canzone che apre l’esibizione de Le Rivoltelle, gruppo tutto al femminile rock ska, che ri-arrangia in maniera molto interessante pezzi della canzone leggera italiana.

Molto spirito femminista e tanta energia nei fraseggi delle chitarre di queste ragazze in grado di regalare una stridente quanto poliedrica “La notte” di Salvatore Adamo.

Si chiude qui la XXII edizione del Musicultura Festival. Uno spettacolo di ottimo livello con una conduzione impeccabile e dei buoni spunti. Sicuramente da riproporre lo spazio pomeridiano de La Controra che ha regalato un’interessante lettura delle realtà vicine agli artisti nel senso più ampio della parola.

Un piccolo appunto va forse fatto alle scelte musicali in concorso.

Indubbio il valore dei partecipanti tutti, e di certo difficile la scelta degli otto finalisti ma l’impressione è che si siano lasciati a casa artisti importanti e singolari probabilmente di più modesto interesse radiofonico ma di sicura innovazione.

Musicultura si presenta come una vetrina di qualità, trampolino di lancio di artisti puri; i conti con le vendite e gli ascolti non ci interessano.




20 Giugno 2011 alle 15:34 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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