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E… state a Sant’Elpidio a Mare con poesia, arte e musica

di | in: Cultura e Spettacoli

Sanfilippo

SANT’ELPIDIO A MARE – Il ricco calendario dell’estate elpidiense il 4 agosto proporrà una serata speciale dedicata alla poesia, all’arte e alla buona musica.

Nella suggestiva cornice della Piazzetta San Martino, in pieno centro storico, alle ore 21.30 andrà in scena un duo collaudato e largamente apprezzato: lo scrittore Filippo Davòli e il cantautore Claudio Sanfilippo, per l’occasione rafforzato dalla seconda chitarra di Emanuele Franceschetti.

Davoli e Sanfilippo, che è anche stato autore per Mina, Finardi, De André e Bertoli, si metteranno in gioco presentando un recital inedito di canzoni e poesie, ruotante intorno all’ultima raccolta di Davoli, “Come all’origine dell’aria”, e al recente disco di Sanfilippo, “Fotosensibile”.

Ad arricchire la serata l’omaggio al poeta e filosofo Anotonio Santori, prematuramente scomparso nel 2007, che a Sant’Elpidio a Mare era fortemente legato grazie alla collaborazione con l’Associazione a lui dedicata.

Al termine del concerto, ad ingresso libero, una gustosa degustazione di prodotti tipici.

CLAUDIO SANFILIPPO. NOTIZIA

Sanfilippo

Allievo di Marco Ferradini, nei primi anni ottanta si esibisce dal vivo nelle feste di piazza e nei locali milanesi e non. E’ un periodo di incontri fondamentali, a cominciare da quello con Luigi Grechi, alias Francesco De Gregori. Conosce Francesco Saverio Porciello, Umberto Tenaglia e Massimo Gatti, con i quali esplora i primi arrangiamenti. Insieme a loro e a Lorenzo Pergolato, Alberto Cesana, Paolo Rosti e Massimo Messaggi, forma la “Casual Soppiatt Band”, un gruppo che alterna atmosfere puramente acustiche al soft-pop elettrico. Nel 1985 Antonio Silva, lo storico presentatore del “Tenco”, lo ascolta per caso suonare in un locale sui navigli e un mese dopo Amilcare Rambaldi lo invita a partecipare alla rassegna. Pierangelo Bertoli incide la sua “Casual Soppiatt Swing” nell’album “Canzone d’Autore”. All’inizio degli anni novanta, la Sony Music Publishing gli offre un contratto come autore. Mina incide la sua “Stile Libero” nell’album “Lochness” (1993) e contemporaneamente si presenta la possibilità di realizzare l’album: “Stile Libero”, dall’omonima canzone, uscirà alla fine del 1995. Gli arrangiamenti sono affidati a Francesco Saverio Porciello, detto Savè, l’amico e chitarrista col quale forma un sodalizio quasi ventennale. Scrive quattro canzoni per l’album “Occhi” di Eugenio Finardi e per Cristiano De Andrè per l’album “Sul Confine”. Ezio Guaitamacchi gli offre di scrivere un libro sul comune amico Eugenio Finardi che uscirà nel 1996 (“Allo Specchio”, Arcana Editore). Nell’autunno del 1996 “Stile Libero” si aggiudica la Targa Tenco come “migliore opera prima”. Il disco ospita Rossana Casale, Eugenio Finardi, Carlo Marrale nonchè un quartetto d’archi arrangiato da Piero Milesi. Nel 1998 esce “Isole Nella Corrente”, il suo secondo album. Lo realizza insieme a Rinaldo Donati, che ne cura gli arrangiamenti. Partecipa con quattro canzoni a “Radio Pesci Fuor d’Acqua”, una produzione indipendente di Massimo Javicoli e Andrea Vagnoni. Quindi, nel 2002, ancora insieme a Rinaldo Donati, registra un album in milanese di canzoni originali intitolato “I Paroll Che Fann Volà”, che contiene un brano cantato con Nanni Svampa, che lo definisce “un milanese di risaia”.

Incontra il poeta Filippo Davoli, che con Giovanni Cara ha fondato la rivista “Ciminiera”. Fin dal primo numero della rivista, diretta da Filippo Davoli, scrive di argomenti musicali e dal 2004 ne è vicedirettore. Nel 2004 esce anche la sua prima raccolta di poesie in milanese e in italiano “Nel Sangh Che Rusa’l Vent” (Biblioteca di Ciminiera).
Lo stesso anno, inoltre, presenta uno spettacolo di poesia e canzone in milanese insieme al poeta Franco Loi e due sue canzoni vengono inserite nell’album “L’uovo di Colombo” di Lu Colombo. Inizia a comporre canzoni per bambini, e suoi brani escono per i dischi di Geronimo Stilton. Scrive inoltre alcuni testi per “Duetto”, l’album dei tenori Salvatore Licitra e Marcelo Alvarez, su brani di Rachmaninoff, Bach, Faurè. Questo album, arrangiato e prodotto da Steve Wood, verrà presentato al Colosseo di Roma e al Central Park di New York. Insieme a Massimo Gatti, Ugo Binda e Stefano Cavalloni, forma “Ilzendelswing”, una band acustica di ispirazione country-swing. Dal 2008, oltre ai concerti tradizionali, si esibisce con l’amico scrittore Filippo Davoli in uno spettacolo fatto di versi e canzoni. Nel 2009 è uscito “Fotosensibile”, in cui suonano musicisti come Marco Brioschi, Adam Benjamin, Rinaldo Donati, Piero Milesi, Nate Wood e Ugo Binda.

 

FILIPPO DAVOLI. NOTIZIA

Davoli

Nato a Fermo nel 1965, Filippo Davoli vive e lavora a Macerata. In ambito poetico ha sinora pubblicato In epigrafe (1986), Mal d’auto (1990), Poemetti del contatto (1994), Alla luce della luce (Nuova Compagnia Editrice, 1996 – Introduzione di Franco Loi), Un vizio di scrittura (Stamperia dell’arancio, 1998), Una bellissima storia (Stamperia dell’arancio, 2000), padano piceno (GED, Biblioteca di Ciminiera, 2003), A tempo nuovo (pro manoscriptu, 2005 – Introduzione di Andrea Ponso e Postfazione di Gabriel Del Sarto), Gli incendi (L’arcolaio, 2008) e Come all’origine dell’aria (L’arcolaio, 2010). Finalista al Premio “Dario Bellezza” del 2001, è tra i vincitori del “Premio Montale” dello stesso anno per l’inedito, pubblicato col titolo 14 solitari in 7 poeti del Premio Montale (Crocetti, 2002). In edizioni numerate e fuori commercio, sono apparsi Piccolo canzoniere familiare (2002) e Midrash (Sagittario, 2004 – a cura di Elio Grasso). E’ tradotto in Francia nell’antologia “Filippo Davoli. Cinquante poesies – 1994-2003” (Editions Bénévent), a cura di Daniel Bellucci. In ambito critico letterario, oltre a numerosi articoli apparsi in varie riviste, insieme a Guido Garufi ha curato il volume “In quel punto entra il vento”, dedicato al poeta Remo Pagnanelli (Quodlibet, 2008). In ambito critico musicale, si è occupato dell’esperienza futurista a Macerata negli anni ’30 del Novecento, nonché della vocalità di artisti come Mina, Franco Simone, Mercedes Sosa, Milton Nascimento e, in ambito jazz, Sarah Vaughan e Blossom Dearie; appare con un suo studio nel volume “Cantami di questo tempo. Poesia e musica in Fabrizio De André” – Atti del Convegno dell’Università di Cagliari, giugno 2003 (Aipsa Edizioni, Cagliari, 2007). In ambito teatrale, ha collaborato alla stesura di “Osvaldo Licini, errante erotico eretico”, insieme a Giovanni Allevi, Neri Marcorè, Tullio Pericoli e Sandro Polci. Vanta una lunga e collaudata collaborazione, sia letteraria che musicale, con il cantautore Claudio Sanfilippo. Direttore fino all’ultimo numero della rivista “Ciminiera”, fondata con l’ispanista Giovanni Cara, è compreso nelle antologie La poesia delle Marche. Il Novecento (Il Lavoro editoriale, 1998 – a cura di Guido Garufi), La voce dolce di resa (Stamperia dell’arancio, 2000 – a cura di Daniele Maria Pegorari), Il pensiero dominante. Poesia italiana 1970-2000 (Garzanti, 2001, a cura di Franco Loi e Davide Rondoni), Vent’anni di poesia (Passigli, 2002 – a cura di Maria Luisa Spaziani), La voce che ci parla. Antologia di poesia europea contemporanea (Archivio della Poesia del ‘900, Mantova, 2005 – a cura di Alberto Cappi) e Trent’anni di poesia italiana e dintorni (Book Editore, 2005 – a cura di Alberto Bertoni). Della sua scrittura si sono occupate diverse testate, tra cui “Sole 24 Ore – Domenica”, “Avvenire”, “La Stampa”, “Rai RadioUno (Zapping, Con parole mie e In viaggio con le parole)”, “America Oggi”, “La Voce di Mantova”, “L’Unità”, oltre a riviste, sia cartacee come “Poesia”, “Portales”, “Pelagos”, “Letteratura Tradizione”, “Origini”, “Verso”, “I limoni”, “La Clessidra”, “Arca” e “Hortus”, che telematiche come “Diario di poesia”, “Poesia Web”, “Bollettino FuoriCasaPoesia”, “All’incrocio dei venti”; nonché blog come “La costruzione del verso & altre cose” (a cura di Gianfranco Fabbri), “Oltre il tempo” (a cura di Gian Ruggero Manzoni) e”FuoriCasa” (a cura di Alberto Bertoni, Stefano Massari e Giancarlo Sissa). Editorialista del settimanale “Emmaus” e opinionista per “Cronache Maceratesi” (www.cronachemaceratesi.it), già Presidente del Consiglio dei Curatori della Biblioteca “Mozzi-Borgetti” di Macerata, è direttore per l’editrice “L’Arcolaio” di Forlì della collana di poesia “Segnali di fumo” e della collana di saggistica “Brogliacci”.


Dalla bibliografia

(…) Un vizio di scrittura (Stamperia dell’arancio, 1998) rappresenta un primo approdo di rilievo, entro una storia in deciso crescendo. A ciò giova il rapporto tra una solida cultura letteraria (con tanto di uso del latino e la memoria forte di Michelangelo poeta) e lo stupore che provoca l’intreccio di storia e natura, dentro il sublime creaturale – assieme erotico e religioso – dei corpi.

(Alberto Bertoni

)

 

Ad apertura di pagina ha fermato la nostra attenzione per il suo talento aforistico, per l’economia del verso, la concentrazione dell’immagine e del senso: Eppure si tratta di vita. Non c’è nient’altro, e poi: E’ dolce anche sparire, //


io credo. Fulminante e materna l’ipotesi sulla morte nella poesia: Forse proprio quando meno lo sospetti / il fiume si apre in falcate di cenere… e indimenticabile la contemplazione illuminante della vecchiaia, con il suo prezioso chiasmo finale: Invecchiare così è morire vivendo. / Essere morti vivendo è un’altra cosa. Quando un poeta come Davoli scende in profondità, tutto, comunque, irradia vitalità e giovinezza.

(Maria Luisa Spaziani)

La poesia di Davoli mi sembra un atto che meriti ascolto nell’ambito della nuova poesia marchigiana (e, naturalmente, italiana). (…) Tra gli autori degli ultimi anni, mi pare che Davoli rappresenti una voce vera, che possiede in più il distacco dalla letteratura come feticcio, la ricerca di altro, nella vita e nella parola. Non pare poco, in un tempo di manierismi e culti novecentisti di ritorno.

(Gianni D’Elia)


La struttura della lingua poetica di Davoli (…) è un codice che rischia fino in fondo la sua semplicità, che poi altro non è che complicità e vicinanza con il lettore, qualunque esso sia, una lingua che si fa accogliente per dare davvero voce agli altri.

(Andrea Ponso)


Anche la rappresentazione della materia, della natura, dei corpi, tende a svelarne le essenze, capirne i significati riposti: Fissano le tue mani le tue rose / cinte d’acqua e i tessuti che già frusciano / lievi di te, sussurra in una bella poesia, e c’è un accenno all’intelligenza delle mani e delle rose e una compenetrazione tra le creature; e sillaba più avanti: Poi, a un tratto, forzare l’uscio, darsi / una fessura sul mondo e ancora sinteticamente: Amare l’attimo prima dell’attimo di andare. Sì, rimembranza leopardiana. Ma anche l’intuizione che non è così naturale il nostro guardare il mondo, che ci si dà uno sguardo, che, come una ferita, apriamo sempre un varco tra le nostre abitudini e il nostro modo di subire la natura per, finalmente, vederlo, il mondo. Non sono gli occhi che guardano, ma noi che spostiamo lo sguardo col mutare della nostra coscienza. E quell’amare l’attimo prima dell’attimo ancora somiglia al prima del dì di festa, ma lo sposta nella continuità – non c’è festa che delude, ma un’incessante amare l’attimo prima, l’intensità di cogliere la vita e abbracciarne l’eternità. (…) Attraverso questa memoria del vivere, emerge un incessante richiamo, sia pure venato di malinconia o portato dal vento che sferza la solitudine, alla fiducia, al ricordo di sé, all’attenzione, al rispetto per la vita.

(Franco Loi)


Grande tensione. Grande apertura.

(Gian Ruggero Manzoni)

(…) versi francescani nell’attenzione a celebrare la natura benedetta, ma più introflessi (“la solitudine / ha bisogno di un canto sussurrato”). L’anaforico incipitario “Vorrei” non solo allinea questi ultimi testi nell’ambito del sacro, ma apre ad un desiderio tutto umano, legato alla funzione della poesia nel mondo, nell’auspicio che in esso le parole brucino “arse dentro l’amore”. Ed è esattamente questo che si respira in Come all’origine dell’aria: la passione per una parola che sveli il soffio divino presente in ogni uomo, soffio di un Dio che è amore, dono, nell’accezione cristiana – ma anche, oserei direi, coerente con il piglio anticapitalistico di Jean Baudrillard, laddove questi lo intende come dissipazione dell’egocentrismo, realizzazione di sé attraverso il sacrificio della proprietà che il sé moderno presuppone.

(Stefano Guglielmin)


Scrittore “ideologico”, nel senso maturo e aperto, cosciente – come ha rivelato in diversi interventi critici e in interviste – del fatto che non si debba abbandonare il senso e il messaggio che spetta alla poesia e che la riguarda, per così dire, ontologicamente. Lingua poetica, allora, e “lingua per gli altri” si accorpano nelle raccolte sopra citate in un convulso (ma freddissimo quanto a lessico) circoscrivere gli eventi apparentemente minimali elevandoli al rango di occasioni universali. (…) Resta la “voce” che sembra isolata e che inveve resiste imperterrita, inappagata (Manescalchi) e ancora capace di interloquire: ne sono una spia le numerose interrogazioni e la tensione ironica e parodica che costituiscono il filo rosso, fin da “In epigrafe”. Se la gnomica e il verso basso e la musica altrettanto “pianissima” avevano la facoltà di strutturare una “critica della economia cittadina” (che è metonimica e analoga rispetto a quella del mondo), così la libertà di Davoli e il superamento dello stallo si esercita – a partire dalla terza raccolta fino “Alla luce della luce” (1996) introdotta da Franco Loi – nell’esercizio di una nuova “ritmica” e nell’andamento e impostazione (si vedano alcuni incipit) vicinissimi a Sereni: “musica d’angeli” che porta persino ad esiti vicini all’oltranza (Loi) o sforamenti e riprese della voce sempre più liberata dalle pastoie (e dalle cripte) del suo labirinto cittadino. Quanto più se ne distanzia, tanto più quella voce diventa persuasiva e il colloquio alto e commovente.

(Guido Garufi)

La lirica di Filippo Davoli è di straordinaria tessitura.

(Alberto Cappi)

fotosensibili




3 Agosto 2011 alle 22:59 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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