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“Una rivista. Un libro. Senza alternativa”: intervista a Maurizio Ceccato di WATT Magazine

di | in: Interviste

WATT 0,5 (Pagine: 208 Formato: 17×24 cm. 15,00 euro. Due colori: cyano e nero. ISBN: 978-88-905631-1-9)

Due numeri finora, un terzo in arrivo nel 2013, entusiasmo e competenza, originali con stile impeccabile, (post)moderni con l’odore d’inchiostro, vivacità e ultrasobrietà, la migliore creatività inscatolabile in un contenitore grande quanto un quaderno, il massimo della cura per la lettura, il piacere degli occhi e il sussulto dell’animo: difficile non rimanere sedotti da un oggetto editoriale come WATT.
Abbiamo rivolto alcune domande a Maurizio Ceccato, che di WATT è fondatore, editore, direttore, per avvicinare a WATT anche i lettori del Mascalzone.


Cos’è WATT Magazine?

Senza alternativa. Senza catene. Senza conservanti. Senza paratesti ma con molti segni. Diversi. Una rivista. Un libro. Tutte e due le cose assieme. Ma soprattutto un magazzino di idee.

Com’è nata l’idea di far dialogare narrazioni e illustrazioni?

Viene da diverse esperienze. Che passano dalle fanzine (sulle quali negli anni ottanta e novanta ho sperimentato tantissimo), allo studio di vecchi “feuilleton”, alle selezioni del Reader’s Digest, fino ai fumetti degli anni Cinquanta e alle riviste erotiche. Questo mix ha fatto sì che nascesse WATT. La collaborazione imprescindibile tra il mio studio IFIX e lo studio Oblique ha fatto in modo che le illustrazioni non fossero didascalia del testo o viceversa, ma come per un’alchimia condivisa potessero essere legate come in un corto circuito. Gli esempi nel passato non si contano, ma con il tempo questa pratica di illustrare dei testi di narrativa è andata perduta o si è sfaldata.

Che tipo di impegno in termini di scouting comporta una rivista come la vostra?

Siamo sul pezzo. Ogni giorno arrivano una ventina di proposte, divise tra illustratori e narratori. Ma abbiamo preso un impegno con noi stessi prima che con gli altri: rispondere a tutti. Con questo non vogliamo essere dei “cortigiani” ma monitorare le esperienze altrui in un continuo scambio che può protrarsi nel tempo, senza fretta di pubblicazione che ho chiamato Slow Book.

Che riscontri avete avuto finora?

Proprio in questi giorni si è aperto l’ultimo pacco da otto copie del volume zero su 1500 stampate.

La numerazione di Watt Magazine: dopo il numero 0 c’è stato il numero 0,5.
Tutto quello che vogliamo fare, dalla numerazione dei volumi alle scelte delle singole uscite, ai temi che non siano strettamente monografici, è quello di spostare l’uso e la consuetudine a rapportarsi con i libri come se fossero solo un oggetto parallelepipedo con dei fogli scritti al proprio interno. In tutte le loro parti quindi, anche nella numerazione non seguiamo dei cliché, ma ogni elemento deve corrispondere a un significato. Nel volume 0,5 ad esempio, abbiamo scelto questa numerazione perché innanzitutto il volume era l’esatta metà in centimetri del precedente e poi perché abbiamo diviso a metà il lavoro degli illustratori e dei narratori. Cinque illustratori hanno seguito le tracce di cinque storie e altrettanti narratori hanno ricamato i loro racconti su cinque cartelle disegnate appositamente da cinque illustratori.

Avete dei modelli? All’estero ci sono prodotti simili al vostro?

Mc Sweeneys è l’unico prodotto editoriale contemporaneo che può essere associato a WATT. Con le dovute differenze. Dal momento che a parte le confezioni elaborate che si susseguono di numero in numero, al suo interno non troviamo quel rapporto di dialogo tra illustratore e narratore e poi, fondamentalmente, WATT non è una rivista. Non solo. WATT è senza alternativa.


WATT • senza alternativa •
a cura di IFIX e Oblique Studio (IFIX Edizioni)
www.wattmagazine.it


WATT Magazine, volume zero



WATT Magazine, volume zero, cinque







10 Dicembre 2012 alle 22:20 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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