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“Nella casa” di François Ozon

di | in: Primo Piano, Recensioni

“Nella casa” (Francia, 2012)

Tra turbamenti adolescenziali e voyeurismo borghese, “Nella casa” inchioda lo spettatore con un teorema – il riferimento a Pasolini non è casuale – in cui la scrittura è il vero magma pruriginoso e lacerante.

Germain è un uomo di mezza età che avrebbe voluto essere Flaubert ma è finito per fare il frustrato professore di lettere in un liceo classico in cui gli studenti sono mediocri, svogliati, inetti. Tutti tranne uno, Claude, dotato di un’immaginazione sorprendente e del talento necessario per diventare uno scrittore. Inevitabile che Germain ne si sedotto e faccia di tutto per aiutarlo ad andare avanti nel suo romanzo, incentrato sulla casa del suo compagno di classe Rapha e sulla vita che si svolge al suo interno. Il rapporto tra allievo e maestro oscillerà tra l’attrazione e la repulsione, supererà anche i limiti del consentito, si prenderà gioco degli equilibri precari e delle ipocrisie delle migliori famiglie del nostro tempo.

 

Tratto dalla pièce “Il ragazzo dell’ultimo banco” dello spagnolo Juan Mayorga, “Nella casa” è un film dalla regia raffinata e discreta, giocato sui toni della commedia grottesca, con una spruzzata di Woody Allen e più di una suggestione noir, con dialoghi brillanti e affilati e interpretazioni di grande livello. E’ proprio questa elegante teatralità – tanto della sceneggiatura (firmata dallo stesso Ozon) quanto della scenografia (Pascal Leguellec) – il vero punto di forza di “Nella casa”. La scrittura non viene mai mostrata ma messa direttamente in scena. Lo spettatore non vede mai Claude con la penna in mano, lo vede nella casa, prima visitatore poi ospite infine intruso, incarnare la sua scrittura.

Colto, ironico, originale. Da vedere.




11 Maggio 2013 alle 17:26 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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