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“Joseph Arthur, un sogno”, ovvero come portare un artista americano al Concordia

di | in: Interviste, Primo Piano

Joseph Arthur (foto di Danny Clinch)

 

SAN BENEDETTO DEL TR. (AP) – Un evento musicale di rilievo internazionale è atteso al Teatro Concordia per il prossimo 30 ottobre: il cantautore americano Joseph Arthur ha scelto San Benedetto come una delle quattro tappe del minitour italiano con cui presenterà il nuovo progetto artistico “The Ballad Of Boogie Christ”. Nei giorni scorsi avevamo già presentato il concerto: qui.

Mai come stavolta vale il detto “l’unione fa la forza”: l’organizzazione del concerto è stata possibile, infatti, grazie alla collaborazione dei vari promoter del territorio (OperO Events, Brevevita, Degustazioni Musicali, Geko Live & Disco-Garden, Pin Up Music & Beer, Nufabric Ingegneria Creativa) che, con uno sforzo comune, sono riusciti a far tornare la nostra città nella geografia del rock che conta. Abbiamo rivolto alcune domande a Natalino Capriotti di Brevevita.

Come è nata l’idea di fare a San Benedetto una delle tappe del tour europeo di Joseph Arthur?

Seguiamo questo artista da sempre, ossia dal suo primo album, datato 1997. Quando abbiamo iniziato a fare questo lavoro avevamo logicamente dei sogni. Ne abbiamo realizzati ancora pochissimi, forse due o tre, e sicuramente Joseph Arthur è uno di questi. Adesso ci piacerebbe portare almeno altri tre artisti “da sogno” che teniamo sottotiro costantemente.

La scelta del Teatro Concordia è stata immediata o c’erano altre location in ballo?

L’artista aveva manifestato la volontà di esibirsi in un ambiente consono al suo livello espressivo. Anche noi avevamo voglia di costruire questo evento in un luogo davvero speciale. Abbiamo pensato anche che la qualità del prodotto e il tipo di strumentazione semi-acustica del trio fossero particolarmente adatte all’atmosfera del Teatro. Dopodiché ci hanno anticipato, ovvero quando abbiamo chiamato il Concordia la Direzione sapeva già tutto, poiché l’artista aveva pubblicato la data di San Benedetto sul suo sito ufficiale e alcune persone da fuori Regione avevano già preso a telefonare per avere informazioni. A quel punto, la Direzione del Teatro ha accolto la nostra proposta con entusiasmo, anzi direi che è stata ben felice di ospitare questa data.

Che tipo di impegno richiede l’organizzazione di un concerto di questo tipo?

Se si ha intenzione di farlo seriamente, come noi siamo abituati a fare, in termini di tempo diciamo che sono tre mesi di lavoro a tempo pieno. Vado in ordine cronologico: trattative con le agenzie, procedure burocratiche, sopralluoghi, riunioni, tutta la parte grafica web e cartacea (flyer, locandine, manifesti), convenzioni, allestimento della prevendita online e sul territorio, creazione di rassegne stampa e campagne pubblicitarie ad hoc, comunicazione, promozione, redazione testi, presentazione dei progetti agli Enti e alla stampa, telefonate, centinaia di email, newsletter, il tenace lavoro svolto con gli altri promoter per coordinare il tutto… A livello di soldi si tratta di un’esposizione abbastanza rilevante, che va gestita strada facendo: anticipi Siae, stampa di manifesti e materiale pubblicitario, stampa dei biglietti, tasse d’affissione, benzina, anticipi contrattuali da inviare all’artista… Nel frattempo magari si inizia a vedere qualcosina di prevendita, e se si è fortunati si riesce a bilanciare l’esposizione iniziale. Di sicuro non è un lavoro che porta guadagno. Siamo un movimento culturale che ha come obiettivo il miglioramento dell’esistenza umana e costruiamo queste cose per la gioia di viverle.

L’unione di vari promoter locali che ha permesso questo concerto si ripeterà in futuro?

Noi ce lo auguriamo. Compatibilmente con gli impegni di tutti. Se questa “Unione” è spuntata fuori, vuol dire che per un motivo o per l’altro si è ritenuto opportuno costruire qualcosa insieme. Qualcosa è nato, e quindi potrebbe crescere. Sarebbe bello trovare una formula organizzativa soddisfacente per tutti e riuscire a portare in zona artisti sempre più importanti. Naturalmente siamo agli albori e la squadra dei “Promoters Uniti” va coltivata e razionalizzata. La volontà c’è.

 




1 Ottobre 2013 alle 16:14 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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