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Patti Smith: “Parlo a tutte le persone”

di | in: Interviste, Primo Piano


FIRENZE – Per celebrare il trentennale del grandioso concerto che il 10 settembre 1979 ha segnato l’apice e allo stesso tempo la fine della sua prima vita artistica, Patti Smith ha scelto di trascorrere un’intera settimana a Firenze. Dopo incontri, dibattiti, percorsi itineranti e un atteso reading a Palazzo Vecchio, la settimana della sacerdotessa del rock culminerà nel live di giovedì prossimo, 10 settembre 2009, in Piazza Santa Croce, a trent’anni esatti da quello che lei stessa definisce “il concerto più potente di tutta la mia carriera“.
La settimana fiorentina della Smith si è aperta questo pomeriggio al Teatro del Sale con un incontro, organizzato da Controradio, con i musicisti del Rock Contest (festival fiorentino per gruppi emergenti per il quale sono passati tra gli altri Scisma, Offlaga Disco Pax, Malfunk, Marco Parente). Introdotta da un torrido blues acustico di Samuel Katarro, vincitore del Rock Contest 2006 e nome chiacchieratissimo dell’indie italiano, la musicista di Chicago ha risposto alle domande del moderatore Ernesto De Pascale, dei musicisti e del pubblico.
Credo che il mio modo di fare musica non sia cambiato molto in questi trent’anni, ma di sicuro c’è stata un’evoluzione. Quando ero giovane cercavo gli interlocutori della mia musica tra gli emarginati, gli esclusi, i diversi per sesso, razza, credo politica, religione. Adesso credo invece che siamo tutti esclusi, emarginati dai governi, dalle multinazionali, da chi distrugge l’ambiente. Ora mi sento di parlare non più ad una minoranza ma a tutte le persone. Tutte le persone hanno bisogno di comunicazione e, in questo senso, direi che il mio messaggio è rimasto uguale nel corso degli anni, I still believe that people have the power, sono gli interlocutori che sono cambiati.
Sul concerto fiorentino del 1979 dice che “è stato il più grande concerto della mia vita, e anche l’ultimo, almeno per un lungo periodo di tempo. Direi che proprio quella sera ho capito che stava per iniziare una nuova era, una nuova visione del rock’n’roll per me.” E al concerto del 1979 pare sia legato il ricordo più bello di tutta una carriera, un ricordo che non potrebbe incarnare meglio lo spirito del rock’n’roll: “Alla fine del concerto, che io pensavo sarebbe stato il mio ultimo concerto, dopo aver suonato ‘My Generation’ dissi alla gente delle prime file di venire avanti, di prendere le chitarre, di prendere il micorfono. Fu un gesto molto simbolico, ma anche molto forte. Era un modo per dire che non c’era niente di mio, ma che tutto era di tutti. Fu così che lasciai il palco, con i giovanissimi delle prime file che salivano sul palco, che urlavano nel microfono, che davano calci alla batteria. Quando guardai cosa stava accadendo sul palco vidi il futuro, quello per me era il futuro.
E sulle nuove tecnologie, la crisi dell’industria discografica, le difficoltà per un giovane musicista di farcela, Patti Smith che dice? “Quando ho iniziato non avevo la minima idea di fare soldi col rock’n’roll. Io lavoravo in un negozio di libri, non avrei mai pensato che il rock’n’roll potesse diventare un lavoro. Poi, soprattutto dopo che Bruce Springsteen mi diede ‘Because the Night’ guadagnai dei soldi, quella canzone ebbe molta presa sul grande pubblico, ma a me continuò ad interessare prima di tutto comunicare. Bisogna sapere bene cosa si vuole. Se il principale interesse di chi suona è fare soldi, io non so che consigli dare, ma se l’interesse è quello di comunicare, io credo che oggi, nonostante l’innegabile crisi dell’industria, sia un momento molto eccitante. Oggi si ha la possibilità di far sentire la propria musica in modi prima impensabili. Oggi anche un gruppo sconosciuto può arrivare ovunque, mediante MySpace o qualsiasi altro strumento del genere. Quindi a un giovane musicista io dico: vuoi creare? vuoi comunicare? lo puoi fare, lo puoi fare alla grande, probabilmente non ci guadagnerai un soldo, ma d’altra parte fu così anche per Van Gogh o Rimbaud. William Blake è morto in povertà ma ricco di visioni.
Dopo una pausa, Patti Smith prega Samuel Katarro – per lui parole di grande ammirazione e il soprannome Sam – di tornare alla chitarra per un altro blues, e poi di prestarle lo strumento, con cui esegue una My Blakean Year’ da brividi.





7 Settembre 2009 alle 19:13 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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