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Gipi “La mia vita disegnata male”

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`LMVDM´ (della Cononino Press) è il titolo dell´ultimo fumetto / capolavoro di Gianni Pacinotti, in arte Gipi,  fumettista toscano ormai famoso al pubblico e non solo agli estimatori di questa arte. Lo abbiamo visto tempo fa durante un´intervista dalla Bignardi e vedere la realizzazione umanoide di quest´uomo-fumetto è stata una piacevole sorpresa. Le grandi orecchie, il volto spigoloso..avendo in mente i suoi fumetti dove si ritrae spesso nelle sue storie e vedendolo dal vivo lo si riconosce all´istante!

Dopo `Appunti per una storia di Guerra´,  `La stanza´ e varie collaborazioni su riviste come l´Internazionale, attualmente lo leggiamo su `Animals´ e vari premi in sede francese (dato che l´Italia sembra essere il luogo meno adatto per l´editoria di questi tempi..),  questo è il graphic novel più meditato, dove c´è più vissuto, d´impianto altamente autobiografico. Senza lasciare nessun particolare e con una sincerità che diventa persino confessione senza vergogna di ogni aspetto della sua `esistenziucola´ come la chiama lui stesso, questa storia disegnata male (si fa per dire ovviamente…è solo un suo pretesto per essere graficamente totalmente liberi), `spiaccica´ in faccia al lettore cose che forse ognuno pensa, vede e fa nella vita, ma che non si avrebbe mai il coraggio di raccontare. Gipi ci parla con l´onestà e la scioltezza di un ragazzino, – la camminata da ragazzino che mi è rimasta – con una serie di rigurgiti di ricordi drammatici, quelli che quando sei piccolo non comprendi nemmeno, traccia le fila della sua storia toccando con delicatezza e intuito sul mondo argomenti importanti, talvolta molto seri. Le droghe di quando si ha vent´anni, gli intrugli con gli acidi, la paura di rimanerci `sotto´ per sempre, le scazzottate, i primi impulsi sessuali goffi e senza sentimento. La verità straborda da queste pagine come una canzone punk in una volta sola e in tutto questo marasma di ricordi lucidissimi ci sono visioni, frasi che sanno di casa, la mamma così distratta dalla propria ansia da routine che finisce per sorvolare sulla malattia del figlio in una scena peraltro spruzzata da un `efficacissima comicità quasi noir.

Impossibile non intravedere la tenerezza nei racconti di un ragazzino che si definisce scemo, ma non del tutto, perché quell´unica percentuale di intelligenza che ne rimane, come lui stesso racconta, gli regala un intuito sul mondo che forse nemmeno lui vorrebbe. Allora gli scemi diventano tanti, diventano tutti, dallo psicologo, ai vari dottori che tentano di curare la malattia di cui racconta (un problema al pene che lo fa sentire un `Charlie Brown´), sono scemi i poliziotti che lo arrestano in una scena drammatico/comica in cui deve convincerli a tornare a casa perché ha lasciato la pasta sul fuoco. Ed è in questa visione della quotidianità, nel riferire in continuazione i piccoli gesti di ogni giorno, che abbatte le barriere tra gli esseri umani, li avvicina nei loro riti, dal mangiare, ad andare in bagno..tutti lo fanno, tutti sono uomini, quelli che arrestano e quelli che rimangono in cella per anni e che Gipi ricorderà per sempre quando scrive del suo amico Franco che gli faceva la pasta in cella alle due di notte.

In tutto questo ricordarci sempre con evidente ironia e profonda riflessione sul mondo, su quanta stupidità e violenza un ragazzino debba iniziare le proprie esperienze, Gipi mette le mani sugli occhi facendoli a forma di occhiali, un giorno, in metropolitana, imitando un ragazzino allegro (`una mezza seghetta´) e con sorpresa  quello che vede, dice, è amore. Niente di sdolcinato però, per un ex punk; l´ultima pagina ritrae lui stesso dall´ennesimo dottore che riesce a curare la sua malattia, sottolineando che le persone oneste ci sono e sono quelle di cui si parla di meno, che si ringraziano poco, ma in fondo è così che deve essere.

Emanuela De Siati




4 Novembre 2009 alle 14:17 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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