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Giuseppe Novelli “Giuseppe Novelli”

di | in: Primo Piano, Recensioni


Brani: Le 5 a Voghera / Foglie sparse / Come / Corro sull’acqua / Favola di una notte / L’aquilone / Sparami e bruciami / Passo di cavallo / Gioca al buio / Arara mi nene
Produttori: Edoardo Oliveri e Parecchio Acustici


Dopo tanti anni di gavetta, Giuseppe Novelli, cantautore marchigiano trapiantato a Pavia, arriva finalmente al primo disco. Dieci brani dalle sfumature diverse, che parlano la lingua di una quotidianità disarmante e di un cuore onesto anche se tagliato. Dotato di un curioso strabismo poetico, Giuseppe guarda dentro di sé ma rivolge volentieri lo sguardo a ciò che gli è intorno. Così funziona l’apertura affidata a una coppia di brani, Le 5 a Voghera e Foglie sparse, che sono cineracconti notturni popolati di sorprese che a chi vive solo di giorno sono negate e dove, tra puttane, clochard, metronotte e musicanti alla corte del vento, il cuore dell’autore fa capolino e sembra concedersi un sorriso. All’ascoltatore rapito dalla policroma anima di queste canzoni sembrerà di assistere al suono di una banda di suonatori squattrinati ma ricchi di fascino nella sconfitta. E appunto il gruppo, molto più di una semplice backing band, segue Giuseppe con passo elegante, combinando raffinatezza negli arrangiamenti, un sottile gusto per l’esotico nelle scelte melodiche e qualche ruvidezza che non guasta. Insieme ai già citati titoli d’apertura, sono Favola di una notte e Sparami e bruciami le tracce che più di altre portano i segni del trattamento di Marco Gelmetti (chitarre), Edoardo Oliveri (batteria) e degli altri Parecchio Acustici.
A parere di chi scrive le cose migliori sono però quelle in cui la vena autorale di Giuseppe viene fuori con più chiarezza, per esempio in Come, un autoritratto essenziale ma riuscito («come una nota sul registro quando ti hanno provocato/come una ballerina scalza che volteggia sul selciato/come una partita persa ma giocata con il cuore/come una sigaretta buona dopo che hai fatto l’amore») e ne L’aquilone: Giuseppe ha scritto questa canzone dieci o forse quindici anni fa; si tratta di una ballata che sposa sogni, disillusione, sentimenti, infanzia e maturità, coraggio o incoscienza («la vita è una galera a volte fa paura/lasciatemi gridare soffocare in volo») senza mostrare i segni del tempo e amalgamandosi al resto con naturalezza. Altro pezzo storico è Passo di cavallo, un mid-tempo che, nel ritornello e nel ponte, sbriglia le potenzialità di una voce dotata di un ampio spettro di colori e stavolta dipinta di rabbia passeggera.
Il disco si chiude con una ninna nanna dal sapore antico, Arara mi nene, con la dolcezza dei ricordi d’infanzia, il calore del clarinetto di Matteo Mignani, e con la sensazione che di Giuseppe Novelli sentiremo ancora parlare.





18 Dicembre 2009 alle 20:46 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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