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Il segreto di Zzarè

di | in: Cronaca e Attualità, Oblò: Spunti, Appunti e Contrappunti

R: SABBIA DEI MIRACOLI

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SDG, salve!
Al di là dei contenuti, il titolo che hai dato ed i luoghi di cui parli mi hanno come fulminato! Sabbia, Miracoli, Tesino…
Mi è sovvenuto di uno scritto che avevo buttato giù, ora è molto tempo, dopo una mangiata pesante ed un sonno agitato pieno di incubi, in bianco e molto nero.
Avevo sognato come il nostro gruppo storico di amici  avesse già vissuto un’altra vita un’infinità di anni fa, un’infinità veramente! Nel sogno ricorrevano, come dicevo,  i luoghi, le spiagge, le sabbie che compongono l’ oggetto del Tuo scritto recente oltre alcuni legami strettissimi con i Miracoli…
Prima di scordarmi il sogno, una volta risvegliatomi, l’avevo fermato sulla carta: purtroppo, era così articolato che  ne è uscito un racconto troppo lungo, non so nemmeno quanto d’interesse : in una di queste serate uggiose invernali, se avrai del tempo, potresti anche leggerlo per finire d’annoiarTi (s’intitola “Il segreto di Zzarè”).
Ciao, SDG.
 
FDA


10 OTT 07 – IL SEGRETO DI ZZARE’

Ostium fluminis Truentum, A.D.  XLII

“ Cur mihi detines?” gli chiese.

“ Fame, domine, famis confici ” rispose sottovoce l’uomo, chinando il capo , facendo un passo indietro e tendendo la mano col palmo all’insù. Aveva un accento strano. Dimostrava una quarantina d’anni ma solo perché  era  sporco e  sfinito.

Lui non ci cascò:

“ Pecunia aut panis vetus vis ? ”

“ Panis vetus modo “ sussurrò l’uomo con l’ accento strano , pronunciando piano le parole.

Aveva fame sul serio, lui pensò, conciato a quel modo, con quella faccia…

“ Quod tibi nomen est? Volo ut mihi respondeas!”

“ Mihi inditum est nomen Nazarenus” rispose  l’uomo tenendo chino il capo.

“ Tibi inditum est nomen Nazarenus…” lui ripetè fra sé “es…libertum ?”

“ Libertum non sum” disse l’uomo tristemente.

“ Quis est dominum tuum?” allora lui chiese.

“ Elvidius Medium Bubo,  Liburnus “ (*) rispose quello, con precisione.

“  Ubi  Elvidius est?” lui si interessò, sospettoso.

“ Summo cruciatu in ostio fluminis Truentum morbo mortuus est” disse l’uomo rialzando lo sguardo.

“  Ubi est  familia eius?”

“  Nemo eorum  vivus est!” disse l’uomo con il pianto nella voce.

Lui si mosse a compassione vedendolo disperato, gli posò una mano sulla spalla tremante:

“  Mihi persequi domum, serve!” gli disse.

Fu così che Nazareno-schiavo, cui Elvidius Medium Bubo voleva bene e non era riuscito a rendere liberto perché colto da malaria fulminante alle foci del fiume Truento, divenne schiavo  di Appius Claudius Caecus (**). Costui  era  un nobile della stirpe dei  Liburni , originaria della Croatia: egli manteneva l’ultimo insediamento dei Liburni – tutto ciò che di questo popolo restava in Italia –  alle foci del fiume Truentum che Plinio il Vecchio, una cinquantina d’anni dopo,  così  avrebbe cantato “Truentum cun amne quod solum Liburnorum in Italia reliquum est”.

Ad  Appius Claudius Caecus piaceva raccontare e siccome Nazareno-schiavo sapeva ascoltare gli narrò che , purtroppo, ai Liburni  si erano mescolati, arrivando anch’essi alle foci del Truentum, anche i Siculi ma d’altra parte gli stessi Liburni nell’insediarsi colà si erano mescolati  ai Pelasgi di cui già cantava il sommo Omero ed il cui re si chiamava Asi e aveva dato il suo nome  ad un fiume locale e pure la valle ne aveva preso il nome…

 Appius Claudius Caecus  cominciò a stimare molto Nazareno-schiavo fino ad affezionarglisi:

“ Libertatem tibi do” gli annunciò due anni dopo, un giorno che stavano nel castrum truentinum “ sed historiam tuam mihi  narrare debes“.

Il liberto si mise a tremare ed impallidì.

“ Cur tremis?”  gli chiese Claudius Caecus.

“ Quia veritatem tibi non dixi!” gli rispose il liberto nascondendosi il viso fra le mani : “ Christianum sum et nomine Khatiah hebraicam sed christianam puellam in matrimonium duxi! Cuniculis sepulcraribus hoc tempore Khatiah est!”

“ Nazarene, fili mi!” esclamò Claudius Caecus “ Ipse christianum sum! Ipse nomine Pia christianam puellam in matrimonium duxi!  Cuniculis sepolcraribus vitat  quod  plurimas locandas habet sed  fere orat!  Cuniculis sepolcralibus cum  uxoribus convenire debemus!”

Fu così che Nazarenus, Claudius, Pia e Khatiah si trovarono nelle catacombe di Cupramontana ( una località collinare sovrastante  un agglomerato di capanne a nome Cupramaritima) segretamente intitolate a una certa beata Josepha martirizzata tempo prima dal marito Silvanus che, come l’omonimo dio, si era poi rifugiato nei boschi portando seco solo un flauto.





Là nelle catacombe, Nazarenus svelò la sua storia e, promise:“…anche il mio segreto!“

Lo fece parlando in latino per Appius Claudius Caeco e sua moglie Rosa battezzata cristianamente Pia ma traducendo in hebraico per la propria moglie Khatiah, una donna  bellissima dagli occhi chiari.

Quella a seguire è la versione hebraica del racconto.

10 OTT 07 IL SEGRETO DI ZZARE’ (Enregistré automatiquement)




12 Dicembre 2009 alle 23:08 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |
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