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Università e dintorni, risposta a Emanuela De Siati

di | in: Primo Piano

di Franco De Anna

 

Gentile  Signorina (immagino;   ancora studentessa, laureanda o neo-laureata, immagino)

Emanuela De Siati,

Ho letto il Suo scritto-denuncia su Il Mascalzone e mi permetto, basandomi sui Suoi,  esternarLe il mio di pensiero, anche se sicuramente non esaustivo. Lo faccio, inoltre, riferendomi ad alcune evidenze sul sistema scolastico ed universitario italiano che avevo inoltrato a Il Mascalzone il 9  dicembre dell’anno scorso sotto il titolo “Il circolo non-virtuoso” e che lo stesso quotidiano ha pubblicato.

Con una notevole capacità di sintesi, in meno di una cartella,  Lei puntualizza una serie di problematiche che oggi afferiscono sostanzialmente  ai giovani, ai giovani studenti, ai giovani studenti laureati alla triennale poi studenti alla magistrale, ai giovani laureati alla triennale e alla magistrale poi studenti al master e, infine (infine?), ai giovani (giovani?) laureatissimi e masterizzatissimi che si affacciano – di bianco vestiti e con le mani giunte – sullo scenario italiano del mercato del lavoro.

Suddivido in due punti pregnanti  i contenuti del Suo articolo, così dando un indirizzo al citato mio pensiero nel tentativo di renderlo d’utilità.


1-      Studiare,  come  mossa e sacrificio giusti per  “assicurarsi un futuro”, “sistemare le cose”: metodo valido (molto) tempo fa.

La concettualità che Lei esprime correla, cattolicamente, il risultato benefico (lavoro-guadagno-redenzione) con l’espiazione preventiva (studio come pena-dolore-sacrificio). Ma Lei, comunque, sembra sentirsi tradita da questo classico parallelo religioso, tutto italiano: la mossa – dice – risultava giusta solo un tempo, non più oggi.

Signorina Emanuela, non sono d’accordo con Lei: studiare è solo lavorare, non penare; studiare duro è solo lavorare duro, non soffrire.  Serve per inserirsi nel Lavoro che, anch’esso, è solo lavoro e non pena-sofferenza come immagino sarebbe transitivamente portata ad affermare non appena lo trovasse (d’altra parte, Lei sembra dire, è una maledizione biblica, no?).

Un tempo (gli anni sessanta del secolo scorso, il primo lustro dei settanta) il boom economico italiano ha favorito l’accellerazione del volano delle assunzioni di giovani in Italia,  comunque sempre alla luce di una meritocrazia di base riferita alle risultanze degli stessi giovani nello studio (controllavano le pagelle, sa?). Provo a  confrontare, in termini di grandi medie, i paradigmi d’interesse, quello di un tempo e quello odierno:

a)Livello di approfondimento e di difficoltà degli studi scolastici superiori ed universitari?

Vorrei conoscere chi mi voglia contestare se affermo, senz’ombra di dubbio, il livello assolutamente superiore dei programmi scolastici e dei CdS universitari di un tempo sugli attuali (e,addirittura , mettendo di fronte Lauree triennali odierne con  Maturità passate).

b)Capacità di adattamento dei giovani alle attese del mercato del lavoro?

Sembrerebbero similari quelle di un tempo e le odierne ma conosco innumerevoli esempi dove, oggi,  il fare dei giovani smentisce ampiamente il dire: valgono casa-comodità-geograficità contro tirocinio-scomodità-lontananza,  vero? Pesano ignoranza-incultura-timori ben giustificati  contro umiltà conoscitiva- modestia culturale-capacità di rischio,  vero?

c)Struttura del mercato del lavoro?

Concorrenziale, nazionale, con tendenza nordista, quella di un tempo. Estremamente concorrenziale, assolutamente internazionale, oggi.

Ma i giovani studenti italiani, mi consenta un po’ d’ironia, così votati al sacrificio dello studio “lontano da casa” ( a Bologna, ad esempio, mioddio!), così dipendenti dal finanziamento dei genitori (di notte non si lavora! Dirlo subito a Dire!), quanto possono concorrere con i loro antagonisti esteri, quanto? E se si sentissero di rischiare, di quale livello comunicativo disporrebbero in termini di lingue internazionalmente necessarie, di quale? E, se volessero limitare il proprio raggio d’azione solo al mercato italiano, la conoscono la grammatica italiana, l’uso dei congiuntivi? sanno comunicare razionalmente esprimendosi in consecutio logiche, soggetto –predicato verbale-complemento oggetto?,  sanno strutturare una piccola lettera commerciale, Spett.le Ditta virgola?,  sanno impostare (mammamia) una propostina d’investimento?,  se la sentono di affrontare un’equivalenza?, possono partecipare ad una disquisizione storica (seconda mondiale non punica, per carità)?

Insomma, gentile Emanuela, sicuramente essendo le colpe ascrivibili al “sistema” italiano che, al galoppo, ci porta sempre più a rotoli o a traguardare il “grande fratello”, qual’è o qual’è stato l’approccio del Suo divenire universitario?  Ha studiato per  arrivare a “sapere” o per “incontrare i crediti minimi necessari”?

 

Una storia, adesso, per quel che può valere:

Quel pazzo di mio figlio Luca, Signorina Emanuela De Siati, a cui non ho mai dato una lira ma solo una buona educazione etico-morale (almeno credo), ha frequentato la facoltà di Economia (dell’Università di Bologna!) specializzazione Turismo : pratico com’è, ha capito che avrebbe dovuto affrontare una concorrenzialità stressante per trovare lavoro nella settorialità d’interesse. Una sera, prima ancora di sostenere la discussione della Tesi,   ha telefonato  a casa dicendo che era a Londra. Alcuni mesi dopo ha avvertito di essere volato a Bologna, aver discusso la Tesi ed essere rientrato a Londra. Otto mesi dopo ha reso noto di essere stato nominato responsabile di tutto il settore Bar del Century Tower Bridge Hotel sul Tamigi (un mega hotel con eliporto , una decina i bar all’interno) e di abitare in un appartamento in affitto a Piccadilly.

Per conto mio, lo seguivo in segreto tramite un amico che avevo nella capitale britannica: quando era arrivato là, aveva lavorato quattro mesi con gli indiani (ottima razza, non vorrei trasparisse del razzismo), scaricando casse di birra a rifornire pizzerie e  dormendo in una cameretta in “zona cinque”.

Pensava di sapere l’inglese (ha una maturità in Lingue) ma, come mi disse poi, “non era vero”.

Quel pazzo di mio figlio Luca, Signorina Emanuela, ci prese gusto: come lo promossero responsabile dei bar, lasciò Londra per seguire un imprenditore del tessile a Parigi, diventando responsabile degli spazi della società di quest’ultimo nei Magazzini Lafayette.

Quel pazzo di mio figlio Luca, Signorina, ci prese ancora più gusto e se ne andò a Bruxelles….

Non è più tornato a Santomartire, mio figlio, ma ha trovato una sua strada rischiando e faticando quella che io auguro, adesso, sappia trovare anche Lei.

Le difficoltà sono paritetiche, voglio dire, quelle di un tempo (il mio), di un passato recente (di mio figlio), d’adesso (il Suo).


2-      Chi può studiare oggi?

Non corrisponde a verità che lo studiare oggi è un lusso come non è mai stato: mai tanti iscritti nelle università italiane, Signorina;  e neppure  corrisponde al vero che la maggior parte degli studenti siano “lavoratori”. L’innalzato livello economico medio delle famiglie italiane ha permesso alle stesse di avviare all’università una massa di studenti  i cui numeri negli ultimi decenni mostrano andamenti incrementali.

Molti, moltissimi possono studiare oggi; ma non è questa la domanda da porre, a mio avviso, nel nostro scenario nazionale. Quella corretta, sempre secondo me, potrebbe essere “come si deve studiare oggi?”.

Ed è imbarazzante rispondere, ché si dovrebbe dire:

–         Correlandosi alla concorrenza “globale” più qualificata

–         Non fermandosi assolutamente al livello di Laurea  Triennale

–         Possibilmente frequentando un master di specializzazione contemporaneamente alla frequentazione del biennio Magistrale

–         Arricchendo  la padronanza della lingua italiana

–         Padroneggiando l’Inglese, lo Spagnolo e approfondendo il cinese

Ci provi  se non l’ha già fatto , Signorina Emanuela, percepisco leggendoLa che possiede un bene ormai raro: la “volontà”


3-      Cambierà, questo mondo per pochi!

E non mi piace come conclude il Suo scritto, gentile Emanuela, con quel tono decadente-malinconico, da

passi perduti, pseudo-filosofeggiando. Anche se fosse vero ciò che individua (e lo è, in gran parte) Lei, così giovane (a me , appare così) cosa farà? Aspetterà che cambi lo scenario?(forse potrebbe invecchiare, sa!).

Grinta, Signorina, sorriso, volontà e grinta: quella che ha chi sa di essere nel giusto, che sa di voler e poter effettuare il cambiamento giusto (quanti libri, eh, sul famoso CHANGE!) conscio che – anche se infinitesimale – la propria forza (del pensiero, del sentire, dell’agire etico, dell’ideale) è assolutamente necessaria allo scopo.


p.s.- 1°, Un fatto, Un racconto.

Oggi, il giovane laureato si gioca tutte le carte nel colloquio conoscitivo per l’assunzione: deve ben prepararsi a sostenerlo perchè le aziende assoldano , se non ci sono nell’organico aziendale,  consulenti esterni,  psicologi, esperti in  selezione del personale.

Uno degli  Studenti universitari che frequentava il mio CdS di Buisiness Management continuava a dirmi alla fine di ogni lezione come avesse capito, seguendomi,  di non aver mai avuto le idee chiare precedentemente (“non avevo capito  un cazzo, prima” mi diceva).  Gli avanzai l’ipotesi che neppure le mie spiegazioni dovevano essere considerate esaustive ma, almeno speravo , lo avrebbero portato a “conoscere ciò di cui non sapeva” e questo era sicuramente un’ acquisizione di “conoscenza”.

Quando venne assunto dalle Generali a Milano, mi raccontò che il selezionatore l’aveva scelto proprio perché, nel colloquio conoscitivo, lui aveva stressato il concetto e quello aveva assentito ribadendogli che ammirava uno come lui, che sapeva di non sapere.

 

Per finirla con un sorriso, mando in redazione un racconto di vita vissuta che mi auguro, essendo lunghino e ammesso venga pubblicato, Lei abbia il tempo di leggere.

Accetti il mio saluto più cordiale, gentile Signorina.

 

 

 

p.s.-2°, Un’opportunità.

Recentemente mi è stata affidata la direzione di un Master universitario  in ” Automotive Management”  che mira a formare professionalmente Personale che abbia interesse ad intraprendere  attività lavorativa di coordinamento nel settore Automobilistico produttivo o nel Retail dello stesso (Concessionarie mono e plurimarca). Gli sponsor e le collaborazioni esterne all’Università in cui opero consentono di traguardare un’alta probabilità di assunzione sul territorio italiano dei partecipanti che abbiano conseguito risultati positivi.

Gli studenti universitari interessati ( laureati alla Triennale o almeno laureandi entro il prossimo marzo) possono contattarmi per gli approfondimenti attraverso la redazione de “Il Mascalzone”.


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16 Gennaio 2010 alle 12:10 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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