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L’alcol raccontato dagli adolescenti

 

Mercoledì 24 febbraio alle 17 alla Facoltà di Scienze della comunicazione, Andrea Smorti, docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione e Preside della Facoltà di Psicologia all’Università di Firenze, presenta il libro “Sentirsi brillo. La voce degli adolescenti in un progetto di promozione della salute e di prevenzione dall’abuso di sostanze alcoliche” a cura di Paola Nicolini, Michela Bomprezzi e Luisa Cherubini, in collaborazione con Federica Andreoli, Giovanna Biagetti, Serenella Feduzi, Marisa Sabatini, Marco Sabbatini, Fabrizia Taccheri, Nicoletta Torbidoni, Edizioni Franco Angeli. Il libro presenta i risultati del Progetto di promozione della salute e di prevenzione dall’abuso di sostanze alcoliche promosso dal Dipartimento di Scienze dell’educazione e della Formazione e dal Centro di ricerca in Psicologia dello sviluppo e dell’educazione dell’Università di Macerata insieme all’Ambito territoriale sociale 8, dalla Regione Marche e dagli Istituti di istruzione del territorio. Protagonisti assoluti sono gli adolescenti perché a loro è stato chiesto di raccontare, in modi diversi, cosa cercano nell’incontro con l’alcol. Il progetto è mirato alla prevenzione dei comportamenti alcol-correlati. Non lezioni, non seminari di esperti che abbiano al centro l’alcol e i suoi effetti e che, paradossalmente, tengono al centro dell’attenzione l’oggetto della relazione più che il suo soggetto. Il libro descrive questa ricca e complessa esperienza, a partire da una sintetica panoramica sul contesto legislativo e politico. Sono presentati anche gli aspetti peculiari degli obiettivi, delle scelte, degli strumenti adottati, perché la struttura del lavoro è, interamente o parzialmente, replicabile. “La parte centrale del lavoro è il “cuore caldo” in cui pulsano ancora vividi le emozioni e i vissuti dei preadolescenti e degli adolescenti – spiega la professoressa Nicolini – che hanno messo a disposizione, nei loro lavori, spaccati della propria interiorità. Il testo è completato da un’analisi delle idee dei genitori, spesso involontariamente complici o silenziosi e inermi testimoni del disagio che spinge il proprio figlio a voler sentirsi brillo”.

 


Lo stage in Ateneo dei liceali

 

Grande entusiasmo tra i ragazzi dell’Istituto Gentili di San Ginesio e dell’Itas di Macerata, che hanno partecipato al progetto di alternanza scuola-lavoro per classi 4°: una sorta di stage nell’Università che li ha ospitati per tre settimane. “Un’esperienza molto positiva, a cui tutti dovrebbero partecipare”, afferma la studentessa, stagista al rettorato, Valentina Ridolfi, così come ribadiscono i suoi “colleghi” tirocinanti al Centro Rapporti Internazionali/Cri, Cinzia Cupelli e Stefano Costantini, i quali hanno avuto la possibilità di contribuire alla stesura di blog e articoli, poi pubblicati nel sito dell’ateneo. È anche stato possibile mettere alla prova capacità apprese a scuola, come è accaduto per l’altra stagista del Cri, Laura Teodori, che ha dovuto dare informazioni in lingua straniera, soprattutto a studenti inglesi. Un’esperienza costruttiva anche per Laura Bernabei, Lidia Piroli e Chiara Carrieri che, con l’aiuto dei tutor del Centro di Ateneo per l’Orientamento/Cao e del Centro per l’E-Learning/Celfi, hanno imparato a girare e montare un servizio video. Grazie a questa esperienza si è potuto capire il funzionamento delle Università; è stati necessario imparare ad “essere più attenti, precisi e più responsabili”, affermano i ragazzi nella sede distaccata di Mediazione linguistica a Civitanova: Giulia Compagnucci, Luca Ceresani, Samuel Gardner Medwin. Alcuni ragazzi hanno sviluppato ulteriormente la capacità di utilizzare i computer a scopo “lavorativo” come dichiarano Wendy Buiari e Luana Basetti, stagiste alla facoltà di Scienze della Formazione, e Celeste Giansanti, operativa nella facoltà di Lettere e filosofia. Anche per i ragazzi dell’Itas di Macerata, “indirizzo biologico” è stato molto positivo partecipare alle attività pratiche dell’Istituto di Medicina Legale sotto la supervisione dei tecnici. Sia Simone Galassi che Giovanni Ridolfi hanno apprezzato in particolare il lato pratico dell’attività svolta: esaminare urine, fibre e capelli per rilevare tracce di stupefacenti. “È questo  -conclude Valentina Ridolfi – che fornisce una visione più concreta della realtà: interagire attivamente con nuove persone, studenti universitari, tutor, professori, segretari e utilizzare nuovi strumenti, come i microscopi, o perfezionarne l’uso!”.


a cura di Valentina Ridolfi




21 Febbraio 2010 alle 0:30 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |
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