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Il Disordine delle Cose: intervista alla sorpresa indie-pop degli ultimi mesi

di | in: Interviste


Il Disordine delle Cose è una band piemontese che, nell’ottobre del 2009, ha esordito con un album di grande intensità, prodotto artisticamente da Gigi Giancursi dei Perturbazione e con la partecipazione, tra gli altri, di Paolo Benvegnù, Syria e Marco Notari. L’album, pubblicato su etichetta Tamburi Usati con distribuzione Venus, è una raccolta di canzoni struggenti che ha imposto la band come una delle più gradite sorprese degli ultimi mesi. Abbiamo rivolto alcune domande a Marco Manzella, voce e autore di quasi tutti i testi del Disordine.


Come sono nate le canzoni dell’album?

Penso siano nate come la maggior parte delle canzoni. Da un’idea di qualcuno che poi viene sviluppata insieme al gruppo. A volte può essere una linea melodica o un testo, altre volte un arpeggio di chitarra o un intro di batteria, ma devo ammettere che tendiamo molto ad appoggiarci alle incantevoli note del pianoforte di Luca (Luca Schiuma, nda). Con lui tutto sembra più facile.

L’album è un viaggio pieno di emozioni. Voi quanto ci avete investito in termini emotivi?
Tanto. Davvero tanto. Parlare di questo argomento ci fa molto piacere, perché solitamente ci si sofferma sugli investimenti in termini di tempo e denaro, ma le innumerevoli quantità di emozioni che abbiamo vissuto per la creazione del disco non hanno prezzo e sono state davvero l’elemento trascinatore di tutto il lavoro.

Sono passate diverse settimane dalla pubblicazione. Che riscontri avete avuto finora?

Per un gruppo al primo disco, dobbiamo ammettere di essere davvero soddisfatti, sia per le vendite del disco, ma soprattutto per la partecipazione ai nostri concerti e ancora di più per i riscontri che abbiamo alla fine di ogni esibizione dal vivo. Al giorno d’oggi penso sia il momento più importante per la soddisfazione di un artista, perché la realizzazione di un disco potrebbe anche risultare semplice dati i mezzi tecnici che ci sono a disposizione, ma è dal vivo che il gruppo deve riuscire a creare quella magia che solo la musica può scatenare.

Chi è il protagonista del brano “L’idiota”?
Grazie per la domanda. Ovviamente l’illustrazione presente sul nostro booklet può indurre a pensare che si parli di una persona in particolare, ma non è propriamente così (l’illustrazione ritrae il saluto romano di un uomo pelato, nda) L’Idiota è quella persona che per rincorrere il potere, che può essere quello politico, religioso, familiare, lavorativo, artistico, o qualunque altro tipo di potere, rinuncia per forza a un qualcosa, che la maggior parte delle volte coincide con l’elemento più importante della propria esistenza. Purtroppo questa sembra essere la tendenza diffusa dei nostri tempi e la canzone vuole essere un invito alla riflessione ed è per questo che non usa termini forti o con particolari mordenti.

“La mia fetta” è un trip lennoniano?
Assolutamente sì. Lennon è stato la nostra musa ispiratrice in diverse fasi durante la creazione del disco. Il White Album dei Beatles è senza dubbio uno dei dischi preferiti da tutti i componenti del Disordine, giusto per citarne uno su tutti. Comunque non cerchiamo affatto di nascondere le nostre influenze musicali perché sono la fonte di tutto ed è giusto che vengano messe in risalto sia nelle percezioni durante l’ascolto del disco che durante i nostri concerti. Ecco perché ci divertiamo a proporre ogni tanto qualche stralcio di cover che per noi ha un valore significativo, anche all’interno dei nostri brani.
Puoi dire qualcosa sulle tante collaborazioni presenti nell’album?

Sono semplicemente amici. Abbiamo chiesto loro di condividere con noi questa prima uscita discografica e di partecipare in qualche modo alle registrazioni in studio. In base alle disponibilità logistiche e di tempo hanno fortunatamente accettato in molti e per ognuno di loro direi che  abbiamo trovato la parte migliore da interpretare. Alla fine è stato molto bello percepire anche il loro consenso positivo. Questo ci ha dato ancora più entusiasmo e poi abbiamo avuto l’opportunità di passare un po’ di tempo con delle persone davvero speciali.
il disordine delle coseAvete qualche aneddoto collegato alla lavorazione con qualcuno degli artisti ospiti?

Durante i due giorni di registrazione con Carmelo Pipitone dei Marta sui Tubi, ci siamo ritrovati a dormire in tre all’Ostello di Rivoli. In una situazione ai confini della realtà, immersi nella nebbia più tetra e con l’ambientazione classica da film dell’orrore, ci viene comunicato dal portiere che durante la notte saremmo stati gli unici ospiti dell’Ostello e che anche lui se ne sarebbe andato, lasciandoci così nelle mani del terrore più infantile. E fu così che durante la notte più oscura, qualcuno bussò alla porta!!! Il panico si impossessò di ognuno di noi, con imprecazioni irripetibili, molte delle quali in siciliano! Ma le tapparelle erano abbassate e non ci eravamo accorti che fosse già mattina…  Era solo la persona incaricata delle pulizie della stanza!!!
Com’è stato lavorare con Gigi Giancursi alla produzione artistica?

A parte le sue imposizioni a livello sessuale, ci siamo trovati molto bene (ride, nda)! A parte gli scherzi, la particolarità è stata farmi cantare nelle condizioni più improbabili. Un brano ad esempio l’ho cantato dopo cinquanta flessioni e, devo dire, è venuto molto sofferto (ride ancora, nda). La collaborazione con Gigi è iniziata molto tempo prima. Per capire se i nostri brani potessero avere un futuro nel primo disco del Disordine delle Cose, abbiamo pensato di fare un Tour di una ventina di date a supporto di artisti più o meno già conosciuti nel panorama musicale italiano per avere un riscontro da un pubblico che poteva essere in qualche modo interessato e in molte di quelle occasioni Gigi ed Elena Diana ci hanno gentilmente accompagnati sul palco, creando quelle atmosfere che poi abbiamo voluto ricreare nel disco.

E’ possibile quantificare l’affinità che avete con la musica dei Perturbazione?

Se quantificare vuol dire esprimere un valore numerico, penso che il più appropriato sia il numero 15. Come gli anni trascorsi dalla prima uscita discografica dei Perturbazione, che coincidono con gli anni trascorsi dal nostro primo incontro ad un loro concerto in provincia di Novara. Ma le affinità più evidenti penso siano quelle a livello umano, perché prima che musicisti, loro sono per noi delle persone splendide a livello umano e gli vogliamo un gran bene soprattutto per questo!
Qualche settimana fa c’è stato il Festival di Sanremo… qual è la vostra opinione sul Festival e, più in generale, sul trattamento riservato alla musica in televisione?

Era bello il Festival della Canzone italiana… Peccato che adesso sia diventato il Festival della Televisione italiana e siccome la televisione italiana attualmente non è nel suo momento d’oro, per usare un eufemismo, anche il Festival è diventato scadente. E’ un semplice programma di Rai Uno. Punto. Dove la musica non è più la protagonista. Ammiriamo gli Afterhours per il tentativo che hanno fatto l’anno scorso di portare un po’ di musica indipendente a conoscenza dell’Italietta e penso che lo faremmo anche noi se ci venisse chiesto, ma alla fine sembra sempre tutto inutile. La potenza della televisione è assoluta. L’unico modo che abbiamo per combatterla è la musica dal vivo.




5 Aprile 2010 alle 19:08 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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