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Perturbazione “Del nostro tempo rubato”

di | in: Primo Piano, Recensioni


Etichetta: Iceberg / Santeria
Brani: Istruzioni per l’uso / Mondo tempesta / Del nostro tempo rubato / Vomito! / Mao Zeitung / L’Italia ritagliata / Revival revolver / Buongiorno buona fortuna / Primo / Il palombaro / La fuga dei cervelli / Partire davvero / Io sono vivo voi siete morti / Esemplare / Promozionale / Niente eroi / La canzone del gufo (Bohemian Groove) /La cura del sonno / L’elastico / Cimiterotica / Come in basso così in alto / Musica leggera / Last Minute / Titoli di coda
Produttori: Fabio Magistrali con Cristiano Lo Mele e Gigi Giancursi


Qualche mese fa Pierpaolo Capovilla, nelle interviste rilasciate in concomitanza con l’uscita di “A sangue freddo”, tuonava contro Ramazzotti, Pausini, Vasco Rossi e tutti gli altri esponenti dell’attuale canzonetta italiana, colpevoli di impoverire chi ascolta e, addirittura, di rubarne l’anima. Secondo il frontman del Teatro degli Orrori anche la canzonetta deve portare al ragionamento e alla presa di coscienza. Esattamente quello che fanno le canzonette – perché di canzonette si tratta, fresche e leggere come una brezza, pop – del nuovo album dei Perturbazione. La band piemontese, che con “Canzoni allo specchio” (leggi la recensione) aveva già dato a sufficienza in termini di introspezione, stavolta punta lo sguardo fuori, all’Italia come Nazione e come Sistema. Dopo un album riuscito e metà, “Pianissimo fortissimo”, pubblicato da EMI nel 2007, si riaccasa presso Santeria e, tornata libera di esprimersi senza imposizioni, offre una prova maiuscola.


I Perturbazione sono evidentemente uno di quei non rari casi di musicisti incapaci di convivere con l’impronta major, il che, sia chiaro, non è un punto di demerito. In “Del nostro tempo rubato” si lasciano andare completamente, rimettendosi in gioco, rischiando sulla propria pelle, rifacendosene una nuova di pelle, più dura, una scorza nata dalla disillusione soffocante di questi tempi. Il risultato è un disco di ben ventiquattro brani, almeno sei o sette da urlo.


Il messaggio è spesso diretto. Non servono didascalie quando Tommaso Cerasuolo canta:
«abbiam moltiplicato il pane di miracoli/le cinghie non si tirano di più» (Mao Zeitung);
«tradire è fisiologico/subire è da immaturi» (Vomito!);
«l’Italia è un genitore sul letto dell’analisi/finché quel padre non diventi tu» (L’Italia ritagliata).


Mondo tempesta è un ritratto nient’affatto nostalgico dell’adolescenza, beatlesiano e solare. Mao Zeitung (guarda il video), sulla crisi del made in Italy e la paura del mostro cinese, è un pezzo che, tra strofe brillanti («competa Montezemolo con tutti gli occhi a mandorla/se vuole può anche trasferirsi ad est») e un ritornello appiccicoso come un chewing-gum («competere competere competere con chi?»), racconta impietosamente la nostra deriva industriale. Il palombaro è una canzone d’amore in punta di plettro, fatta di «frasi impigliate alle reti», acrobaticamente tra la poetica di Luigi Tenco e le pagine più melodiche di Samuele Barsani, con il violoncello di Elena Diana che non lascia scampo. La fuga dei cervelli è un quasi-soul con i fiati di Enrico Allavena e Paolo Parpaglione (Bluebeaters). La cura del sonno è la ballata che non si fa scrupoli a disfare le residue difese del cuore. E poi c’è la title-track, luminoso esempio di canzone sociale: il mondo del lavoro non ci fa la migliore delle figure, vengono quasi le lacrime agli occhi sentire Tommaso cantare «non è la fatica/è lo spreco/che mi fa imbestialire». Con un arpeggio di chitarra che pronostico causa di numerosi brividi alla schiena nei prossimi live, Del nostro tempo rubato è il lasciapassare con cui il nostro pop operaio va in paradiso.


Certo, in settantadue minuti non tutto è indispensabile, ma chi sbraca ci è sempre piaciuto, specie chi sbraca per non rinunciare alla sincerità e restare fedele a se stesso. E se quando ascoltiamo i Baustelle ci sembra di non riconoscerli, è bello sentire che i Perturbazione siano rimasti gli stessi degli esordi, operai della canzone animati da passione e rabbia ancora vigorose.




8 Giugno 2010 alle 18:24 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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