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Giovani, donne, femministe e “diversamente occupate”

di | in: Sociale

Quarto appuntamento con la rubrica “In genere… in ritardo”

Sono tantissime le giovani donne che prendono parola sui temi della politica e della vita sociale. Basta navigare un po’ in rete per rendersene conto. Sono tantissime anche quelle che si dicono femministe e che fanno di tutto per costruire nessi fra la loro esperienza e quella delle generazioni di donne che le hanno precedute. Sono così tante da far ammutolire chiunque si accontenti delle solite lagne sui giovani, o sulle giovani. Il problema semmai è stare dietro a tutto quello che inventano. La mia esperienza, quando mi intrufolo nelle mailing list di gruppi e collettivi , è che non reggo il ritmo della posta che arriva. Perchè scrivono, scrivono tanto. Se non mi credete provate a inscrivervi a femminismoasud@inventati.org, e guardate la massa di idee che tirano fuori queste ragazze: dalle campagne contro le immagini pubblicitarie che offendono la dignità delle donne, all’idea di fare un archivio digitale di testi fondamentali del femminismo, alle discussioni sul ruolo della maternità… discutono e progettano di tutto. Mi sembra che negli ultimi giorni circoli l’idea di un “bestiario razzista”. Hanno nickname notevoli, spudorati, ironici. Confesso che non leggo tutto quello che mi arriva, ma posso sempre recuperare le informazioni sul loro blog, aggiornato in tempo reale: http://femminismo-a-sud.noblogs.org. E dal blog ci si perde nei link.
Credo che esistano molti collettivi di giovani donne e femministe che, fanno attivismo nelle loro città e nel cyberspazio. Prima o poi chiederò a qualcuno di aiutarmi a costruire una mappa di queste esperienze, ma forse c’è già.
C’è un gruppo di giovani che conosco bene e che ho visto all’opera.
Sono tutte filosofe, giovani filosofe, prese (ma non perse) fra mille lavori e desiderose di fare politica. Sono legate a DWF donnawomenfemme, una rivista femminista in stampa dal 1975 ( per saperne di più c’è il sito www.dwf.it), che intelligentemente si è aperta al confronto e al contributo di donne più giovani. E’ così che Teresa, Claudia, Antonella, Angela, Federica ed Eleonora hanno colto l’occasione di incontrarsi, discutere e scrivere a partire da sé, elaborando la propria esperienza e confrontandosi con altre donne attive già da anni nel movimento e nella redazione della rivista. L’ultimo numero di DWF è nato così ed è interamente dedicato al lavoro e si intitola “diversamente occupate”. Leggendolo è facile capire che si tratta dell’esito di lunghe discussioni, di domande intorno al lavoro che aprono la strada alle “passioni tristi” del presente ma anche al desiderio di trovare nuove parole e nuove strategie per il futuro. Il numero si apre con la poesia di Wislawa Szymborska, Scrivere un curriculum (da leggere!) ma soprattutto con un “CV collettivo” che potete leggere anche qui: http://diversamenteoccupate.blogspot.com, perchè naturalmente non si sono certo fatte mancare un blog,né un profilo su fb (www.facebook.com).
E’ un curriculum costruito con le voci “classiche” (nascita, studi, competenze acquisite, esperienze lavorative, posizione lavorativa attuale) ma la differenza è che presenta il profilo di un gruppo, forse di una generazione. E proprio perchè collettivo si allontana dall’esercizio triste e solitario con cui si è obbligati a scrivere e rinverdire continuamente il proprio personale cv, per raccontare, con ironia e realismo, la complicata esperienza del lavorare oggi.


Scorrendo la rivista il lavoro è definito come invadente e invasivo: una trappola. Il lavoro è il “grande assente”, l’oggetto imprendibile e instabile, il miraggio che obbliga una intera generazione di uomini e donne a immaginarsi dentro un “presente esteso” (la definizione è nell’intervista a Carmen Leccardi, Il tempo delle giovani donne: lavoro e molto di più) e a sottoporsi alla “tirannia della disponibilità permanente” (come suggerisce Cristina Borderias, Dalla riflessione alla politica, passando per la storia ).
L’identità professionale, soprattutto per chi svolge un lavoro cognitivo, sembra irraggiungibile e come tutti “gli amori impossibili” diventa oggetto di un investimento molto grande. Non solo. Dalle riflessioni delle “diversamente occupate” si capisce che la passione per il lavoro (irrinunciabile) cresce anche in relazione allo svuotamento dello spazio pubblico, di quel pezzo di città in cui esercitare spirito critico, senso di appartenenza, costruzione della collettività. C’è un vuoto di politica e un pieno di lavoro nell’esperienza delle generazioni precarie e una gran voglia di riportare equilibrio in tutto questo: rinunciando magari a quei lavori sempre più difficili, malpagati e traballanti e inventando pratiche politiche adatte per il presente. Raccontare le condizioni in cui tutto questo avviene è importante eppure non basta più. Leggendo gli articoli della rivista si avverte il bisogno di superare il livello della narrazione, per raggiungere il terreno dell’azione e cominciare a capire cosa si può fare per riportare il lavoro ad essere un diritto, uno spazio di senso condiviso su cui costruire cittadinanza. Trovare un lavoro, darsi da fare per tenerselo stretto, fare in modo di alimentare le condizioni in cui un contratto viene rinnovato, non basta.
Il “CVcollettivo” finisce con un “possiamo”, voce che sposta definitivamente il cv dal piano professionale a quello politico: “Possiamo: portare a termine un lavoro costi quel che costi, gestire più attività lavorative contemporaneamente, dimenticare di avere un corpo da curare e ascoltare, entusiasmarci per progetti che non sono nostri. Possiamo…ma non vogliamo farlo”.

Sandra Burchi, autrice di questa rubrica, è filosofa e ricercatrice presso l’Università di Pisa, Dipartimento di Scienze Sociali. Sul nostro sito è disponibile una sua ricerca, realizzata nel 2005 a Bolzano con Marta Bonetti e Barbara Pircher: Donne, lavori e maternità: esercizi di stile

Segnaliamo anche gli atti del convegno Genere e precarietà”, organizzato dal Centro di Studi Interdisciplinari di Genere e svoltosi a Trento nel novembre 2009: http://events.unitn.it/genereprecarieta

Rubrica realizzata grazie al contributo del Comitato provinciale pari opportunità, della Fondazione Cassa di Risparmio e della Raiffeisenkasse.

Maggio 2010


a cura di Sandra Burchi – tratto dal sito www.donne-lavoro.bz.it




5 Maggio 2010 alle 23:28 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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