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“Vogliamo solo spettinare la gente”: intervista ai Transisters

di | in: Interviste

Mescolando lo stile postpunk dei primi anni Ottanta con l’attitudine garage e un’innegabile voglia di sperimentazione, i trevigiani/veneziani Transisters hanno da poco pubblicato per l’etichetta Scrivere Male (distribuzione Goodfellas) “How To Irritate People”, album che segue di due anni l’esordio “Under Control”. Enrico Biondetti, Matteo Scarpa, Roberto Durante, Marco Mason hanno registrato “How To Irritate People” la scorsa estate presso l’Inside Outside Studio di Montebelluna, utilizzando soltanto strumentazione analogica. Il risultato è un disco energico, fibrillante, convulso, che fa pregustare un live ad altissimo coinvolgimento fisico. Ne abbiamo parlato con Enrico Biondetti, chitarra e voce dei Transisters.


La prima cosa che colpisce è l’energia che viene fuori dall’ascolto del disco. Da dove la attingete?
L’energia viene attinta direttamente dalle emanazioni elettromagnetiche dell’universo… anzi, forse viene dalla nostra frustrazione di esseri viventi occidentali.

Qual è il peso specifico del sintetizzatore nella vostra musica?
Il synth nella nostra musica è sia fondamentale che superfluo, serve a sporcare e a graffiare il tutto, non è in prima linea, ma fa da retroguardia, non decide l’andamento del pezzo, ma lo filtra. La musica che suoniamo non è musica elettronica, è rock’n’roll spruzzato di toni sintetici. I synth analogici usati in modo discreto e non invasivo danno ai pezzi una piega wave e postpunk.

La sezione ritmica è martellante. Avete una concezione fisica e/o tribale della musica?
Certo, la musica che suoniamo è principalmente fisica, infatti la nostra è una band prettamente live. La nostra attitudine è sempre stata quella di suonare in modo agressivo e violento, abbiamo sempre cercato di spingere la potenza del volume sonoro ai suoi massimi, volevamo coinvolgere il pubblico più per la parte emozionale che per quella razionale. Non ci interessa di fare qualcosa di intellettuale o di estremamente strano o originale, noi vogliamo solo spettinare la gente che viene a vederci ai concerti. Vogliamo che la gente senta un fischio nelle orecchie dopo averci visto, e che le ragazze sentano un bisogno irrefrenabile di ballare.
Ci sono spiegazioni particolari dietro la scelta del titolo “How To Irritate People”?
Il titolo “How To Irritate People” viene da uno show televisivo inglese del ’68 con membri dei Monty Python. “How To Irritate People” è uno show che spiega le situazioni più irritanti che possano capitare, come al cinema quando due si mettono a commentare ogni scena del film ad alta voce. Abbiamo scelto questo titolo appunto perchè la nostra musica può risultare irritante per qualcuno troppo sensibile.

“How To Irritate People” segue di circa due anni l’uscita del vostro primo album. Quali sono le differenze principali tra i due lavori?
“Under Control” venne registrato da Geoff Turner, membro dei New Wet Kojac, side project dei Girls Against Boys. Fu lui il nostro primo produttore/fonico, Geoff viene direttamente da Washington Dc, dalla scena punk della Dischord Records, vedi Fugazi. Invece “How To Irritate People” lo abbiamo registrato all’Inside Outside Studio di Montebelluna, casa dei Mojomatic, con Nene, fonico di altissimo livello ma anche musicista con i Movie Star Junkie e con i Vermillion Sand, due gruppi eccezionali. Ci siamo trovati splendidamente con lui, primo perché ha un talento infinito, poi perché è sempre entusiasta a provare metodi di registrazione e mixaggio sperimentali, per non dire assurdi. Abbiamo registrato e mixato rigorosamente in analogico. A parte il suono, che nell’analogico è molto più caldo e pastoso, la differenza col digitale sta anche nel fatto che in uno studio digitale hai uno schermo di un computer con le tracce, e la musica la vedi, mentre in analogico hai solo il nastro, e la musica la ascolti. Questo cambia notevolmente l’approccio nel mix. E poi il mixaggio è live, cioè non puoi salvarlo, e se va bene va bene se va male devi rifarlo da capo. Il che è molto emozionante.

Quali sono le vostre principali fonti di ispirazione?
Be’, principalmente due gruppi ai quali siamo molto legati, cioè The Fall e Joy Division.
L’ascolto del disco invoglia di sicuro a vedervi live. Come potete descrivere a chi non l’ha mai visto, il vostro live act?
Il nostro live è cattivo e alto, di volume.

Com’è la condizione di chi fa musica indie oggi in Italia?
Oggi in Italia ci sono tanti gruppi, molti validi, molti no, internet ha dato una spinta propulsiva, oggi tutti riescono a suonare bene o male in giro, basta un po’ sbattersi. Se devo essere sincero però preferisco suonare all’estero, tipo in Germania, dove c’è molta più organizzazione e interesse per la musica.

La scena veneta che periodo sta attraversando?
Anche in Veneto ci sono centinaia di band, e puoi trovare di tutto… non c’è però una scena stabile con una struttura forte di etichette o booking agency, è più come il sottobosco di una foresta in cui infinite piante nascono e muoiono relazionandosi più o meno alla realtà che le circonda…




16 Luglio 2010 alle 13:25 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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