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Finché ancora tempo

di | in: Primo Piano

[ Autoctophonia Festival 6  – “Poesie di NAZIM HIKMET”, con Vincenzo Di Bonaventura atto(re) unico ]
Teatrlaboratorium 27 Aikot   21 Agosto ’10   S. Benedetto Tr.   Auditorium v. Fileni 44  (Paese Alto) 
www.aikot27.it

     Ritrovarsi in 20 (venti) da Vincenzo al suo Teatrlaboratorium in una africana sera d’estate, nelle stesse ore di baldanza di tre sagre contemporanee e della partita Inter-Roma, ad ascoltare la poesia turca di Nazim Hikmet, vale più ch’esser in 200.000 alla Notte Bianca di San Benedetto, che poi non erano manco la decima parte. Ed eccezionalmente senza il ventunesimo, Middio-il-libraio, il più assiduo (e corposo…) dei rari spettatori.
     Talvolta succede l’incredibile, quasi fossimo in un mondo magico di Fate Ignoranti. Infatti siamo nella navicella-teatro da sopravvivenza atterrata per caso in un ex garage del vecchio borgo…
 

     Eccola: non solo la poesia che non conosci, ma anche che non t’aspetti. Che quando la senti ti si srotolano come di una pellicola non solo le straordinarie vite di un ragazzo turco testimone e attore degli eventi topici dei primi decenni del novecento che conta, ma anche delle altre vite normali, banali, perfino indifferenti; eppur piene di lirismo nascosto, grazie alla forza comunicativa di versi immediatamente comprensibili e profondi. Un dolce, emotivo, drammatico monologo teatrale, quasi “cinematografico”.
“Il treno delle 15 e 40” è proprio un viaggio. Terribile, affollato (stipati in centinaia in un vagone per massimo quaranta!), assordante, doloroso. Come è un viaggio, ma che viaggio, l’”Ora di Praga”, alle 9 del mattino del 17 gennaio 1957: ti sembra d’esserci, su uno di quei tram (il 7, l’11 o il 18, penso) da cui te la vedi passare davanti, la città incisa su una coppa di vetro, incisa con un diamante, e la torre nera dalla punta d’oro, e Vastav sceso dal suo cavallo di bronzo mescolato alla folla come uno sconosciuto… E “Prima che bruci Parigi”: dapprima sul Lungosenna Voltaire,  poi a contemplare il rosone di Notre-Dame, e il Louvre illuminato dai proiettori, e ancora lungo la Senna a salutare la chiatta-dalla-cabina-gialla che passa -verso il Belgio o verso l’Olanda?-   (…)
 
      Su noi 20 piove “poesia in termini climatici”.  Vero che siamo inspiegabilmente in tanti stasera, ma sempre solo venti, siamo (chissà se purtroppo o per fortuna).
“Finchè ancora tempo”, prima che bruci San Benedetto (non Parigi), come vorrei meno (non rassegnata) solitudine attorno alla fatica, allo studio e alla bravura del nostro unico attore unico…
 
      22. 8. ’10                                                                    PGC




23 Agosto 2010 alle 17:04 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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