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Il Contrabbasso*

di | in: Primo Piano

Un fulminante monologo contro la vanità dei primi violini
 
* [ Autoctophonia Festival 6 -­“IL CONTRABBASSO” (P. Süskind), con V. Di Bonaventura atto(re) unico ]
    Teatrlaboratorium 27 Aikot  22 / 23 / 29 Luglio / 1 Agosto  S. Benedetto Tr.  Auditorium V. Fileni 44  Paese Alto

 
www.aikot27.it
 
      Per tutto un complesso di cose siamo solo in quattro, come le quattro corde del contrabbasso. Gli altri non hanno voluto esserci. Se dalla marina salgono al Paese Alto vampate africane da inferno, in questa navicella-teatro da sopravvivenza fa perfino fresco. Si preannuncia un’altra serata corroborante, in tutti i sensi.
 
       Molto di dantesco aleggia ancora, eppure il palcoscenico è cambiato: niente tendaggi spessi e schermi neri, tutto “tecnico” a vista. Effetto caotico, dice Vincenzo. L’”architettura” minimalista delle 14 casse acustiche, come armadi accatastati al soffitto per fondale, m’evoca lo skyline della Chicago anni ’70 che mi si proiettava sui gelidi (d’aria condizionata) finestrini di taxi, quando nelle roventi sere di luglio arrivavo dall’aeroporto. 14 scuri parallelepipedi: come una famigliona di grattacieli di vetro, muti, a catturar le notti americane. E il contrabbasso, lì, che aspetta in piedi (dall’alto del suo uno e novantatre): come quella stramba simil-scultura modernista – chissà cosa rappresentava –  piazzata in terra di nessuno tra le immense stazioni di servizio, le tower e il lago…
 
      Oltre che la storia di uno sfigato bassista-di-fila di un’orchestra di 126 elementi, pagato pochi marchi, che “vive” col suo ingombrante strumento,  è soprattutto l’analisi esistenziale di un “corpo” di legno più che umano, che per suonarlo devi abbracciarlo e carezzarlo e dondolarlo, dopo averlo accordato (per quarte) con estrema cura, il  MI  a soli 41,2 hertz. In compenso lui ti sfianca; lascia perdere, se non hai il fisico. La potenza di un’orchestra in 4 corde (anticamente anche solo 3, ah i francesi…) ricoperte d’acciaio e un archetto. Se in squadroni di 8 – 12, rarissimi in verità, potrebbero davvero sfidare qualsiasi orchestra, di contrabbasso ne basta anche solo uno: è lui che dal fondo comanda i miagolii dei primi violini, le bizzarrie delle trombe, la prudenza dei corni, la supponenza del pianoforte, le teatralità del timpano, con l’inutilità del direttore d’orchestra, ultimo arrivato con le sue fragili bacchettine (“ma va, che sapremmo suonare tutti anche senza di lui”) …
      C’è invece che pure l’orchestra è ingiusta, piena di invidie, proprio come l’umana società. Tutti pronti a celebrare il sopravvalutato Mozart, o il nevrotico Wagner, che avrebbe avuto tanto bisogno di uno psicanalista… Piuttosto (ri)ascoltatevi, per esempio, la seconda sinfonia in RE maggiore di Brahms, o il “Quintetto della Trota” di Schubert (composta a 25 anni, lui sì un genio incompreso), intuirete non solo straordinari vertici ispirativi e riflessivi ma godrete di autentiche pitture musicali lacustri! E non è quasi tutto merito dei contrabbassi?       
 
      Eppure di un contrabbassista single non s’accorge nessuno, neanche Sarah, splendido soprano di cui s’è perdutamente innamorato (“quasi quasi stono apposta”…”quasi quasi lo lascio cadere”…).                                                                      
 
 
      25. 7. ’10                PGC




26 Luglio 2010 alle 18:39 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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