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Quadri da annusare

di | in: Cultura e Spettacoli, Primo Piano

[ Franco Paolini “Prichiò”, pittore  – Personale –   30.10  – 10.11.’10   Palazzina Azzurra  San Benedetto Tr. ]


Avvicìnati, senti, annusa, questo è nero di seppia. Proprio così: il quadro n°20 che Franco mi indica, quello piccolo in alto, il più recente, se proprio di seppia non saprei (non sono del ramo, non sono manco mai salito su un peschereccio), ma di sicuro sa di mare. Anche gli altri, chi più chi meno, dipende dall’età del quadro. E chissà, dal tipo di seppie…



Al primo piano della Palazzina, saletta a sinistra, tutti quadri di tosta vita di mare: di navigazione, di pesca, di burrasche, di fatica, di stanchezze feroci. Quadri d’avventura, quasi fumetti, ma realisti, anzi drammatici. In bianco e nero tutti, perfino fabbricati col nero-di-seppia-proprio-di-seppia, come se i consueti colori ad olio per questo genere fossero di troppo lusso.

Pare sangue nero-grigio su tela. Immagini forti. Righe spesse, profonde, decise, per i fasciami delle barche e le attrezzature, per le onde e le nuvole e i venti, per i volti che sembrano canyon, per le gibbose mani che sembrano tronchi di ulivi. Mozziconi di corda invece dei pennelli. Mare calmo mai. Mai cielo sgombro. Mai barche quiete. Eppure quasi mai pescatori guizzanti. Piuttosto uomini senza età, consumati e quasi vecchi, possenti ma sfiancati, appoggiati alle murate, alle cataste di reti e di corde, alle casse di pesce, agli argani, agli attrezzi. A ricaricarsi come telefoni. Se Prichiò, che stava sempre lì sulla barca, che era – ed è – uno di loro, avesse avuto una macchina fotografica non avrebbe reso tanta crudezza.


Negli altri spazi, soprattutto al secondo piano, ecco il colore. Diversa la tecnica, più morbida e convenzionale, più “da pittore”. Altri temi però, addirittura il Titanic: nello splendore e nel mistero, nel modernismo e nella tragedia. Inquietanti eliche, in primo piano come a teatro: mostri giganti di bronzo, impotenti, incombenti sulle scialuppe che un po’ somigliano alle barche da pesca, giù al piano di sotto. Quadri grandi e spettacolari, come i vecchi Cinemascope. Aria da film, mi viene in mente La leggenda del pianista sull’oceano con la sua musica.


Una mostra verace. E affettuosa, specie al primo piano. Anche per quella decina di graziosi berretti da pescatore di lana grezza colorata appoggiati sui quadri severi al profumo di seppia.


PGC  von UT




8 Novembre 2010 alle 17:26 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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