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Il dilemma dell’Aretino: peccato di lussuria o di gola?

di | in: Editoriali

Vigna di EMA – © riproduzione riservata

di Franco De Anna

Noi  intellettuali del PdL ne siamo ben a conoscenza.

I detrattori dicono che “B.”  sia ormai un re nudo,  nudo e svergognato.

Ma noi diciamo, controbattendo ironici, che la cosa non ci colpisce più di tanto: “B.”, la cui attività prevalente può non sembrare  ad una prima superficiale analisi  tesa all’interesse del paese, è invece in grado di ottimizzare le proprie valenze motorio-intellettive a favore della nostra nazione  nelle ore notturne trascorse nella sua residenza privata di Arcore dove, come prassi,  si mette a proprio agio liberandosi  di ogni indumento personale (ad eccezione, forse,  delle scarpe) senza imbarazzi di sorta. Dunque, chiunque lo identifichi come re nudo (cosa si vorrà mai intendere, poi, con questo dire) è nel giusto e lui ne inorgoglisce!

In Arcore, sia la dinamicità fisica che quella mentale di “B.” massimizzano la controtendenza storica  perseguita da tutte le democrazie occidentali: lui vuole circondarsi  di sole donne che sprona ad essere intraprendenti più dei maschi,  sotto il profilo politico ovviamente. Le fa minuziosamente selezionare da due fra i migliori intellettuali del nostro gruppo, il raffinato Raffaele ed il mediatico Emilio.

Ma ora che, fra le innumerevoli e volgari,  gli viene  rivolta  anche l’accusa di aver abusato sessualmente, proprio ad Arcore, di una minorenne marocchina che, a seguire,  lui stesso – avvertito dell’arresto della ragazza per furto – ha indicato alla polizia di Milano essere la nipote del presidente egiziano Mubarak (forse non rammentando, succede a tutti,  il nome di quello del Marocco), adesso sta giustamente reagendo per far emergere la verità.

Abusato di una minorenne! Che ne sapeva , “B.”, fosse minorenne! Non ha avuto neppure il tempo di pensarci quando quella , spronata nell’orgoglio di donna a dimostrarsi  intraprendente, come tale si è  subito fatta valere: di chi la colpa, se trascurando totalmente l’aspetto politico?

Sia chiaro, che fosse la nipote marocchina del presidente egiziano glielo ha evidenziato lei stessa  e “B.”, ecco, si è sentito in dovere di crederle. E che “B.” stesso abbia telefonato alla Polizia di Milano per farla rilasciare in affidamento a una stupenda religiosa di madrelingua inglese, suor Nicole,  può sì far sospettare della sua conoscenza sulla minore età dell’africana ma noi intellettuali a lui vicini sappiamo che chiuderà la bocca a tutti  giurando – ripetiamo ‘giurando’ – che non lo sapeva e come la richiesta di affidamento sia stata  assolutamente casuale. Non solo, ma che lui abbia telefonato alla polizia indubbiamente come presidente del consiglio e non come privato cittadino ci porterà a perorare che l’assegnazione dell’eventuale processo di favoreggiamento della prostituzione minorile riguardi il tribunale dei ministri e non  altre infide sedi giudiziarie.

Ma poi, per noi intellettuali del PdL, quello che conta è la certezza che mai  “B.” abbia avuto rapporti completi con quella là, mai. Insomma, diciamocelo: chi può credere che una piccola fellatio  costituisca abuso sessuale, chi?  Forse è un peccato, al massimo un peccato! Anzi, un’anteprima: sappiamo che “B.” si appresta a rivelare come proprio il  fatto motorio messo in atto con  quella che lui ancor oggi stenta a credere non sia la nipote di Mubarak sia poi risultato intellettivamente illuminante e lo abbia portato, unico al mondo, a sciogliere un dilemma rimasto irrisolto per secoli, quello sollevato dall’Aretino fuggiasco.

Al pari nostro,  “B.” è certo che tutti gli italiani sappiano come il buon Pietro, riparato a Venezia, una mattina mentre si radeva accanto ad una finestra, andandogli lo sguardo alla vicinissima casa di fronte  separata dalla sua da una piccola calle, vide – non visto –  consumarsi  il medesimo peccato di cui lui, “B.”,  è ora accusato: da qui, il noto dilemma sorto all’Aretino stesso nel chiedersi  se la donna peccatrice – pare una diciasettenne – stesse peccando di lussuria o di gola.

Ebbene, “B.”, forte dell’esperienza personale specifica, pare abbia inoppugnabili argomentazioni per dimostrare come ciò che molti  vorrebbero far passare per  un grave abuso sessuale non solo tale non sia ma debba essere annoverato esclusivamente come un peccato e, in quest’ambito, non come peccato mortale di fornicazione ma come peccato di gola.

Veniale, dunque: cadrà ogni accusa a “B.” quando il cardinal Bagnasco (questo lo sccop prossimo,  già noto a noi intellettuali del PdL!), in occasione della sottoscrizione dei prossimi accordi sull’ampliamento della soppressione dell’ICI ad ulteriori immobiliarità vaticane, confermerà ufficialmente.




28 Gennaio 2011 alle 19:45 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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