Benvenuto e Buona Navigazione, sono le ore 04:29 di Sab 4 Mag 2024

La “Porta della Carta” (il sogno)

di | in: Primo Piano

Leone di San Marco – Porta della Carta – Palazzo dei Dogi – Venezia

di Franco De Anna


Andavo in giro per Venezia  con mio padre quand’ero bambino, quasi sempre la domenica; per ogni cosa mi facesse vedere, riusciva a spronarmi la  curiosità, ampliarmi l’attenzione e rendermi indelebile il ricordo. Come, semplicemente per due ragioni : aveva pronta la storia vera da raccontare (chè era approfondito conoscitore di quella della Serenissima) e sapeva raccontare (un fine dicitore, si dice così).

Dunque, quel che so dei dieci secoli di pregevole  governo della mia città natale lo debbo in grandissima parte a mio padre e, quando lo penso, lo penso sempre mentre racconta cosicchè – questo è un segreto – chiudendo velocemente gli occhi riesco a sentire la sua voce baritonale e a vedere, vicinissimo al mio, il suo viso, la bocca che si muove e sorride. 

Con lui, più volte sono andato alla Porta della Carta. Mi diceva, l’indice ad indicare il capolavoro architettonico quattrocentesco, come  fosse di stile  tardogotico  con una cornice mistilinea a motivi vegetali (‘puoi ben vedere, no?’ e mi dava un colpetto alla nuca), come fosse stato incredibilmente lucente per via delle dorature (‘orovero, figliolo, le cose le facevano mica per scherzare i veneziani di allora!’ e allargava le braccia), come la trifora fosse di una bellezza ineguagliata (‘guardala, son passati più di cinquecentoanni’,  sussurrando).

Poi, mi invitava ad abbassare piano lo sguardo al di sotto della splendida finestra e assumeva un tono di voce epico:

“ Ecco, figliolo (mi ha chiamato per nome sì e no dieci volte nella vita: quand’era arrabbiato con me), quello che vedi scolpito, accanto al leone alato-andante di S. Marco,  è stato uno dei più importanti Dogi della Serenissima, Francesco Foscari. Osserva bene ora, il Doge è inginocchiato davanti al Leone ed è sproporzionatamente più piccolo del Leone! Sai perché, figliolo? Il Doge non doveva credersi un re ma doveva accettare ciò che decideva l’Assemblea che rappresentava il popolo veneziano e tendeva al bene di tutti. Il Leone di S. Marco simboleggiava tutto il popolo veneziano, tutta Venezia!”.

La  sola Porta della Carta (‘ Perché della Carta, papà?’,  ‘C’era un archivio al di dentro, figliolo, e qui fuori c’erano gli scrivani al servizio del pubblico analfabeta’) ci prendeva  ancora  così tanto  tempo che ci ripromettevamo di continuare la visita di Palazzo Ducale nelle domeniche seguenti: tornavamo a casa a sera, a Ca’ Foscari (‘Era la casa di quel Doge, papà?’, ‘ Proprio di quello, figliolo: pensa, tu sei nato a cinquanta metri dalla porta di casa sua!’).

 

Io che non lo faccio mai, la scorsa settimana e per tre notti consecutive ho sognato la stessa scena, identica.

E’ inverno, è notte, a Venezia;  mio padre spinge con veemenza un uomo avanti a lui, che cerca di frenare ma, sospinto, è costretto a proseguire scompostamente il cammino; ambedue indossano un cappotto, l’uomo è più basso di mio padre che alto non è; si fermano, io li vedo di spalle, guardano qualcosa che non distinguo, c’è nebbia.

 “ Osserva, stronzo! ” gli dice mio padre ed io non credo alle mie orecchie, mai si sarebbe espresso così: infatti la voce non è la sua. E’ la mia.

“ Vedi, cretino, questa è la Porta della Carta, è stata commissionata a Bartolomeo Bon nel…” e sento mio padre, con la mia voce, raccontare a quell’individuo tutta la storia del capolavoro, il tardogotico, la cornice mistilinea a motivi vegetali, la doratura, la trifora superba, il Doge Foscari scolpito inginocchiato e piccolo davanti al Leone di S. Marco grande e andante…

“ Guarda più sù, coglione,  oltre la trifora… no, non lì, oltre le Virtù Cardinali…più sù ancora, la vedi? “

Quello fa di no con  la testa.

“ Oltre il merletto della finestra, stupido, oltre le guglie svettanti, sopra il busto del Santo Marco, lassù,  al culmine del coronamento, la vedi?”

Quello, la testa all’indietro (strani capelli, paiono dipinti sul cranio), di nuovo sta per far di no ma poi, è diradata la nebbia?, qualcosa evidentemente lo colpisce:

“ Chi è? “ chiede .

“ Dovresti conoscerla, imbecille! E’ la…” gli grida mio padre.

Ma, a questo punto, nel sogno la mia voce si spegne e, quasi un ultimo fotogramma prima di svegliarmi, mi sembra di veder scappare quell’individuo: ne intravvedo le scarpe con i tacchi anomali tanto sono alti… Sì, mio padre cerca ancora di afferrarlo, non ce la fa, quello scappa.


Devo confessare un dubbio montante:  non sono più sicuro  che ogni cosa mi facesse vedere mio padre  abbia lasciato un ricordo indelebile in me o – forse – lo ha lasciato fino a qualche tempo fa: adesso che sono nella terza età, perdio, sembro coinvolto in un inizio di processo di smemorizzazione graduale. Che lui, mio padre,   mi abbia fatto vedere cosa c’è sul coronamento della Porta della Carta, è sicuro; e che io, dopo i tre sogni, pur facendo mente locale, pur intestardendomi a rammentare, non ci sia riuscito, è la verità che mi genera il dubbio confessato.

Oggi ho tirato giù due tomi pesantissimi dalla biblioteca che prende tutta una parete nel salotto buono,   dal pavimento al soffitto. Tutto quello che ho su Venezia è stivato in alto così ho dovuto usare  la scaletta che non usavo  da un’infinità di tempo tanto da essermi convinto che, ormai, l’intera biblioteca serva solo per l’ arredamento…Il librone che ho consultato è titolato “Venezia nel tempo – 1, la Città” scritto da Renato Andreolo, Marzagalli editore in Bologna, 1970: l’ho aperto e ho iniziato velocemente la ricerca. Non ho trovato niente che rivelasse quanto cercavo, l’Andreolo parla brevissimamente della compostezza di Palazzo Ducale che si piega a concessioni di gusto nella parte più a contatto con l’ospite, cioè la porta d’ingresso chiamata Porta della Carta, ricolma di appariscenti motivi e sovrastrutture a esternazione  massima del gotico fiorito. Ho provato allora con “Venezia dei grandi viaggiatori”, pluriautori, Abete Editore, 1989: appena un accenno di massima; con “Storia di Venezia” di Frederic Lane, Einaudi Editore, 1973; con “Mille anni di buon governo” di Alvise Zorzi, Venezia,1969; con “Venezia ed il suo estuario” Bestetti e Tuminelli, 1928; con “Venezia” del Tourig Club, aggiornamento 2005; con… niente di niente, niente di quanto ricercavo!

Beh, alla fine però ho trovato (senza dover ricorrere ad internet, ciò che odio di più)!

Non voglio dire dove perché sono dispettoso, riporto solo ciò che ho letto e che, dall’opera aperta davanti a me, sto copiando:

“ Porta della Carta, Palazzo Ducale, Venezia : non è certo se il nome derivi da un archivio sito in qualche locale adiacente…Commissionata nel 1438 a Bartolomeo Bon, venne eretta fra il 1442 e il 1457…Capolavoro tardo-gotico all’epoca splendente di dorature…motivi vegetali…cornice mistilinea…Sotto la splendida trifora è celebrato il doge Francesco Foscari inginocchiato al cospetto del Leone di S. Marco, quale atto di sottomissione del tutto consono allo spirito del governo veneziano per il quale il doge non era un sovrano ma doveva uniformarsi alle volontà dell’Assemblea. Simbolo di questo bene comune è, alla sommità del coronamento,   idealmente sorretta dalle  Virtù Cardinali poste sulle nicchie dei ‘pileri’ laterali” , LA STATUA DELLA GIUSTIZIA.

 

FDA – 7 febbraio 2011




9 Febbraio 2011 alle 10:28 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

Ricerca personalizzata