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Stagione dei Concerti 2011

di | in: Cultura e Spettacoli

programma


STAGIONE CONCERTI 2011

San Benedetto del Tronto

P R O V I N C I A D I A S C O L I P I C E N O


21 Aprile 2011 Teatro Concordia ore 21,15



~ I SOLISTI E L’ORCHESTRA ~


F. CHOPIN

Concerto n. 2 op. 21 in fa minore per pianoforte e orchestra

(versione per orchestra d’archi)


Pianoforte, Andrea Capecci

Orchestra “Antonio Vivaldi”

Direttore Benedetto Guidotti


* * * *


J. HAYDN

Concerto n. 1 in do maggiore per violino e orchestra


Violino, Melanie Budde

Orchestra “Antonio Vivaldi”

Direttore Benedetto Guidotti



La Stagione Concerti 2011 del Comune di S. Benedetto del Tronto, Assessorato alla Cultura, con il patrocinio della Regione Marche e la Provincia di Ascoli Piceno, continua con un appuntamento di rilievo dedicato alla grande musica.

L’evento scaturisce dall’incontro e dalla collaborazione di due importanti realtà sambenedettesi: l’Istituto Musicale “Antonio Vivaldi“ e l’Associazione Musicale “Franz Schubert”.


Verranno eseguiti due capisaldi del virtuosismo classico e romantico.


Il Concerto di Chopin per pianoforte e orchestra nasce nei primi mesi del 1830. Venne presentato il 17 marzo a Varsavia. Contrariamente alla pubblicazione è il primo concerto dei due scritti da Chopin. E’ un concerto pieno di scatti e passioni, insomma più romantico del primo. Presenta la freschezza delle crazioni giovanili. In tre tempi con la straordinaria dolcezza e cantabilità del II tempo e il virtuosismo del III movimento, pieno di strepitosi passaggi di bravura.

Verrà eseguito nella versione per pianoforte e orchestra d’archi, la preferita da Chopin stesso.

Al pianoforte, sul palco del Concordia, il pianista Andrea Capecci, talento dalle indiscusse capacità, nato a San Benedetto del Tronto e residente a Stella di Monsampolo. Dopo il diploma di pianoforte conseguito presso il Conservatorio di Fermo con il massimo dei voti e la lode nel 2003 sotto la guida del M° Benedetto Guidotti, Andrea Capecci ha proseguito la propria carriera a Francoforte, in Germania, continuando gli studi con i migliori maestri europei, arricchendo la propria formazione musicale con esperienze concertistiche in tutta Europa, da solista, con orchestra e in formazioni di musica da camera e vincendo svariati concorsi pianistici nazionali e internazionali.



Il Concerto di Haydn per violino e orchestra, scritto per Luigi Tomasini (Pesaro, 22 giugno 1741Eisenstadt, 25 aprile 1808), violinista e compositore italiano, che ha trascorso la maggior parte della sua lunga carriera in Austria, come musicista di corte della famiglia Esterházy e, dunque, a stretto contatto con Haydn stesso.

Detto concerto verrà proposto dalla violinista Melanie Budde, la quale compiuti gli studi musicali in Germania ha suonato sotto la direzione di direttori famosi come H. von Karajan e L. Bernstein. Ha inciso, inoltre, repertori barocchi e romantici per etichette discografiche come la Deutsche Grammophon nonché per la radio tedesca e polacca.


Accompagnerà i solisti l’Orchestra Antonio Vivaldi, pregevole formazione nata in seno all’Istituto Vivaldi e all’Associazione Schubert, già protagonista di diverse produzioni realizzate con grande successo. Dirige Benedetto Guidotti, diplomato in Pianoforte, Musica corale e direzione di coro, Composizione, Direzione d’orchestra, autore di molte composizioni che hanno riscosso il gradimento del pubblico, promotore in ambito locale di un’importante attività di sensibilizzazione e diffusione della musica colta.


Ingresso:

intero 5,00 euro

ridotto 3,00 euro (fino a 17 anni)


Prevendita presso l’Istituto A. Vivaldi, via Giovanni XIII, S. Benedetto del Tronto.

Tel. 0735. 594188

 

Approfondimenti



Fryderyk Chopin (1810-1849)?


Concerto n. 2 in fa minore op. 21?

per pianoforte e orchestra?

(versione per archi)


1. Maestoso?

2. Larghetto?

3. Allegro vivace


Da sempre si ha l’abitudine di criticare la scrittura orchestrale di Chopin: i suoi concerti sarebbero la prova tangibile di una sostanziale inettitudine ad elaborare per orchestra. È questo l’unico ‘j’accuse’ che pesa da sempre sul repertorio chopiniano: musica che deve nascere e morire con il pianoforte. Occorre però tenere presenti alcune coordinate storiche. Siamo a Varsavia tra il 1829 e il 1830; da quelle parti i Concerti di Beethoven erano praticamente sconosciuti, mentre non c’era frequentatore delle sale da concerto che non conoscesse i lavori di Kalkbrenner, Hummel e Field, i rappresentanti del Biedermeier, quel modo di concepire e di produrre all’insegna della coscienza tranquilla e dei buoni affari professionali. La storia della cultura romantica, sempre alla ricerca di miti sui quali proiettare le proprie aspirazioni, stava creando la figura del grande virtuoso; ma non era ancora arrivato il momento dei concerti-spettacolo riservati a un solo grande showman; l’orchestra poteva tranquillamente adagiarsi sullo sfondo, ma serviva per fare serata. Il fiorire di questo nuovo interesse per il genere concertistico si diffondeva anche nei piccoli centri, dove le compagini strumentali erano spesso di matrice dilettantesca.??Dunque lo schema non poteva che cristallizzarsi in una struttura tutta ritagliata attorno al ruolo prevaricante del solista. Chopin, a vent’anni, non vedeva altro che il pianoforte; i concerti gli servivano come bagaglio da portare in valigia nelle tournée europee; e la questione dell’orchestra andava liquidata rapidamente; nessuno vi avrebbe fatto troppo caso. Il Concerto in fa minore, secondo del corpus ma primo in ordine di composizione (1829-1830), è figlio di quel pensiero estetico. Nell’Allegro iniziale l’orchestra, da manuale, espone i due temi principali, poi, attacca il pianoforte, abbandonandosi a una serie di divagazioni che si perdono per strada il materiale della prima esposizione. Il solista deve subito entrare in scena con il suo potenziale virtuosistico; e la coerenza tra i temi e le figurazioni che scorrono sotto le sue mani si fa secondaria. Lo squarcio lirico del Larghetto resta una delle pagine più felici della produzione polacca di Chopin. L’atmosfera è quella del notturno sospeso nel vuoto: impossibile da maneggiare con gli strumenti della concretezza. Certo, non citare le possibili influenze operistiche sarebbe assurdo, visto il recitativo affidato al pianoforte sul tremolo degli archi. Il Rondò conclusivo è una mazurca che tende a trasformarsi in valzer.


I due Concerti per pianoforte e orchestra (n. 1 in mi minore e n. 2 in fa minore) furono gli ultimi lavori che Chopin scrisse in Polonia. La partenza alla volta delle grandi capitali europee si rese necessaria nel 1830, quando Varsavia si rivelò ormai inadeguata a ospitare un talento maturo per il grande pubblico. Da allora la lontananza da una patria che stava soffrendo sotto i colpi della dominazione zarista rimase una ferita aperta nell’emotività di un compositore costretto a seguire da Parigi le drammatiche vicende della sua gente. La malattia di Chopin non fu tanto quell’incurabile problema polmonare che divenne fatale nel 1849; fu piuttosto un senso di inadeguatezza sociale e insieme esistenziale che nemmeno il successo parigino fu in grado di curare. Schumann diceva: «Chopin non può scrivere niente che alla settima o ottava battuta non ci porti a dire: “È suo”»; ma quel marchio di fabbrica veniva dal dolore lacerante di chi è costretto a vivere da straniero anche in una terra amata. Solo dopo la morte Chopin poté ricongiungersi con le sue origini: il suo corpo fu interrato a Parigi, la città in cui si svolsero le esequie funebri con il massimo degli onori presso la chiesa della Madeleine, ma il suo cuore fu traslato a Varsavia, dove ancora oggi è conservato nella Chiesa di Santa Croce.


Franz Joseph Haydn

Concerto n. 1 in do maggiore

per violino ed orchestra d’archi


  1. 1. Allegro moderato

  2. 2. Adagio

  3. 3. Finale – Presto


Haydn rientra in quella cerchia di compositori che scrivevano ‘su commissione’ vivendo in un periodo, il 1700, in cui la figura del musicista per sopravvivere era strettamente legata al ruolo di “musicista di corte”. Dunque paragonabile a una delle figure quali il domestico, il cuoco e via dicendo. La sua è spesso una musica d’occasione avente stilemi e caratteri ben definiti.

Alla produzione di concerti per svariati strumenti Franz Joseph Haydn ebbe modo di dedicarsi soprattutto nei primi anni della sua permanenza presso i principi Esterhàzy. Alle dipendenze di questi nobili ungheresi amanti delle arti, il compositore doveva rimanere legato complessivamente per quasi un trentennio.

La destinazione del concerto in do a Tomasini – nato a Pesaro nel 1741, è certa, poiché nel suo catalogo autografo, Haydn lo indicò come “Concerto per il violino fatto per il Luigi”, ossia appunto Tomasini. Non si può offrire una datazione sicura per questa partitura, come per molti altri lavori giovanili di Haydn, ma solo un termine ante quem, tra il 1769, e il 1701.

Non stupisce che, fra i concerti per violino di Haydn, sia stato questo ad imporsi nel favore del pubblico e dei moderni solisti, per la piacevolezza delle idee e la solidità della costruzione, pur secondo principi che non verranno poi ripresi dal compositore nei suoi anni maturi. Infatti, rispetto ai lavori di Haydn più comunemente eseguiti, che offrono del compositore l’immagine del grande maestro del classicismo, troviamo in questa partitura uno degli aspetti meno frequentati e ciò nondimeno più affascinanti della sua personalità, quello di autentico mediatore fra lo stile barocco e quello classico. Il Concerto in do maggiore, infatti, è la tipica opera di un periodo di transizione, in cui l’alternanza fra sezioni orchestrali e sezioni solistiche, come anche la mancanza di un chiaro bitematismo, rimandano al periodo barocco, mentre la scorrevolezza e la vena cantabile, di impronta galante, guardano verso il futuro. La partitura si articola in tre movimenti. L’iniziale Allegro moderato viene aperto da una energica sezione orchestrale, con una idea dinamica e solenne, ma l’apparizione del solista dona nuovo interesse al tema principale, presentato in robusti bicordi. Vero capolavoro del Concerto è però il centrale Adagio, incorniciato da due luminose scale ascendenti sostenute dagli accordi degli archi, e per il resto consistente in una limpida e soave cantilena nel registro acuto del violino solista, accompagnato delicatamente dagli archi in pizzicato; un mirabile movimento di serenata, in somma. Il finale, Presto, assai debitore del gusto italiano, con il ritmo ternario e la scelta di un materiale fortemente dinamico, non ha la forma di rondò ma di allegro di sonata, e viene innervato dalle figurazioni virtuosistiche del solista.



Istituto Musicale

ANTONIO VIVALDI”

Via Giovanni XIII

63039 S. Benedetto del Tronto (AP)

Tel. 0735/594188



Associazione Musicale

FRANZ SCHUBERT”

Via Francesco Crispi, 80

63039 S. Benedetto del Tronto (AP)

Tel. 0735/592564 – 582481




13 Aprile 2011 alle 10:47 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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