Javier Stacchiotti,

MACERATA – Si è conclusa il 17 luglio la mostra personale di Javier Stacchiotti agli Antichi Forni. Una mostra ricca di stimoli. La prima cosa che colpisce è il tratto forte, addirittura rude che l’artista imprime alle materie che lavora, ma non è violenza che decompone, è lo slancio puro del bimbo che edifica il gioco smontando i giochi. C’è un senso primo di grande divertimento, nella elaborazione così come nella partecipazione visiva dell’artefatto.

Poi al di là della seduzione del divertimento, il visitatore che indugia e ritorna sui suoi passi potrà scoprire un secondo senso che rimanda al tentativo da parte dell’artista di comunicare, di lanciare dalla tela o dall’oggetto messaggi, sì messaggi, quelle cose che gli artisti di “rango” ormai schifano, Javier Stacchiotti, no, perché la sua arte ha quel sapore antico di mettere in relazione persone, non persegue obiettivi di valutazione galleristica, è un’arte di valore, quello della feconda inutilità, in sostanza le opere dell’artista sono veramente inutili, e proprio per questo necessarie, non pretendono, sono è basta, un esempio: c’è un gigantesco pattinatore tubolare e folle, l’opera non rappresenta, è essenza del suo stesso creatore, fissato al soffitto col fildiferro eppure così volante. E’ un angelo folle, che va a folle, è come Javier, una persona da conoscere che si può permettere di guardare dall’alto perché sa, ma sa veramente del bassa manovalanza, e non la rinnega, se la gioca.

Maurizio Boldrini

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