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“Jazz Castle” Gone with the wind

di | in: Cultura e Spettacoli, Primo Piano

Bob Mintzer, Russell Ferrante

[Cupra Musica Festival -“JAZZ CASTLE” Bob Mintzer (sax) Russel Ferrante (piano) 4. 9.’11  h 21  € 10  Castello di  S. Andrea ]



    Affacciarmi dall’alto delle gradinate e vedere tanta gente al Castello di S. Andrea (per concerto di musica jazz), mi faun po’ pentire di averne scritto a giugno in quel modo addolorato, quando consideravo quel Castello – prima recuperato poi ri-degradato per sciagurata incuria d’amministratori – ormai definitivamente “perso”.


    Serata all’inizio quietissima, benchè molto calda, e silenziosa. Rare luci spilorce sul percorso: quasi buio, si procede a tentoni fino alle gradinate, fra i sassi e gli sterpi di anni d’inerzia. Solo sul palco gli impietosi fari fanno il loro lavoro: il pianoforte in attesa con la schiena alzata, lo sgabello cromato da bar per Bob Mintzer, due microfoni su zampa che i due angeli in volo parallelo…saggiamente ignoreranno. I pini curvi sul palcoscenico, stanchi storti vecchi e pieni di rughe; di là il gruppetto di lecci che mai conobbero giardiniere, di qua legni rotti, buche, ruderi moderni… Ma il pubblico “non vede”, l’atmosfera del posto maschera pietosamente il degrado.


    Tutto immobile, non un filo di vento quando, con 35 minuti (!) di ritardo sull’orario previsto ci cade addosso, tra l’altro, il canonico discorsetto-per-tutte-le-stagioni di Pres. Prov. Celani-non-pagante-in-prima-fila: “Il turismo si fa con la Cultura” (!?), esterna e inanella altre perle di pari livello, la bellezza mozzafiato del luogo, l’evento da NOI (la Provincia) fortemente volutoanche se le finanze… e bla e bla e bla… Non una parola sugli artisti, sull’idea, sulla musica – impareggiabile – che ascolteremo (ma quando avrà la bontà di smetterla e zittirsi?).  Autoincensamento e petto in fuori: ti auguri un blackout, per non sentirlo ancora, e neanche vederlo. Ma no, anzi: quando la smette, applausi obbligatori, mai negare clap clap a un Presidente, pur di mezza provincia. Ricordandomi che strillai – per iscritto – sulla tristissima rovina del luogo, adesso vorrei urlargli ma allora manda qualcuno, spendi qualcosa per ‘sto posto in rovina e paga almeno il biglietto! Ovvio che sto zitto.


      Partiti, finalmente. Ed è subito magia, sembra un film, quei due suonano un jazz talmente jazz che ti sorprendi a respirare al ralenti: note vicine mai ansiose, scorrevoli come su strade di Danimarca, ils ax e il piano in coppia come ruote di un unico calesse, semplicissimo, esile, elegante, bello, che solo Lisa Ponti saprebbe disegnare con la sua appuntita matita. Tutto sta fermo immobile, non si muovono foglie, nè aghi di pino. Neanche i bambini fiatano. Cinque pezzi di paradiso, goduti da (quasi) tutti. Più che motivi noti, arie che diresti di Bach se non fossero tanto diverse. Nulla sembra improvvisato, eppure sarebbe arduo anche solo scriverle, queste invenzioni. E tutto scivola naturale, a basso volume, a gesti lenti, dita veloci sulle tastiere. Tessiture sublimi, come i merletti di Offida. Se Bob e Russell si scambiassero i ruoli, non ce ne accorgeremmo, un unico cervello dicomando hanno. E via altri due pezzi.


     Ma, dopo mesi, il tempo proprio adesso cambia! Prima qualche vibrazione d’aghi di pino, impercettibili fruscii di cespugli lontani, micro-gocce felici di pioggia, come punture di aghetti. Quindi teste che si muovono, facce che si guardano. Il vento cresce, in aria due fogli di musica ripresi al volo, ma loro, i musici, come niente fosse, suonano  ancora meglio. Professionisti, loro. Noi (pubblico) meno. Il silenzio si rompe. Nel giro di due pezzi e mezzo tutto gira: farsesco panico-da-vento, chi apre inutili ombrellini, chi indossa il giacchino, chi il k-way firmatino, chi cerca le chiavi del Suv, chi messaggia, chi proprio telefona, cellulare ultimo modello. E chi si alza, e non nello spazio tra un brano e l’altro, ma come gli va: spingono, incespicano, si chiamano, transitano incuranti davantiai musicisti al lavoro (alla messa mai passerebbero davanti all’altare), perchè DEVONO ANDAR VIA…

Sicchè, al sesto ago di pino che gli sfiora la provinciale chioma, pure Pres. Prov. Celani s’alza accigliato, attraversa con passo spedito l’intero palcoscenico, transita davanti a tutti senza guardare nessuno, e prende il vialetto per l’uscita, sotto gli ormai scapigliati pini. Che CAFONI (non nella siloniana accezione, questi qua sono cafoni” di dentro”).


     Mentre Bob e Russel non smettono un momento, anzi Bob, in inglese sorridente (stavolta al microfono), quasi si scusa lui del tempo che fa i capricci. Ultimi due pezzi incantevoli, poi un bis, richiesto senza convinzione, suonato da dio. Mentre continua l’emorragia, non silenziosa, di pubblico. Con le mieorecchie – mi venisse raccontato non riuscirei a crederci – sento spettatori indigeni “scherzare” che ci sarebbe da farsi restituire metà delbiglietto (!), e “perchè quei due non se tornano a L. A.?”… Eleganze così. Siamo a Cupra, bellezza. Fine.


     Fuori del Castello un vento giocherellone ci impolvera, ci acceca, ci sporca le auto. Non pioverà. Ma Celani sta già alsicuro, andato via col (primo) vento al momento giusto, prima della possibile tempesta. Gone with the wind.

Anche se ha visto il film, Pres. Prov. non ha imparato niente, nemmeno l’educazione. 


5. 9. ’11                                      PGC   

Si sa, scappa dal vento chi ha la coda di paglia… ;-)))

Per chi non c’è stato (come me) un piccolo assaggio.

Francesco dZ

httpv://www.youtube.com/watch?v=1BQDL25o9qQ




6 Settembre 2011 alle 16:04 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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