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Diabolik e Vasco

di | in: Primo Piano

Diabolik

– “Diabolika… mente”: Conversazione con Angelo Maria Ricci, disegnatore di Diabolik, e Giarmando Dimarti

3. 12. 2011 h 18 – Galleria OPUS – Grottammare

 

Incredibilmente tanto pubblico da far scoppiar la galleria. Rimasto fuori come tanti altri, ho seguito la conversazione tra Ricci e Dimarti da dietro il vetro. Come nei colloqui in carcere, qui però con allegria e senza audio. E’ stato bello, ha avuto un senso.

In certi frangenti, per forza di cose osservi gli spettatori, guardi l’effetto che fa. Talvolta incuriosisce e diverte più dello stesso spettacolo o conferenza, ti dà il termometro della situazione. Stavolta non c’era una faccia annoiata: raggi visivi tutti puntati dalla stessa parte, e per non perdersi niente, tutti protesi in avanti seduti in punta di sedia (se non c’erano gli schienali nessuno se ne accorgeva).

 

Affettuosamente incalzato da Giarmando, Angelo “raccontava” le sue creazioni, ed era come se magistralmente disegnasse. Di qua dal vetro mi è sembrato di aprire un “suo” Diabolik e di leggerlo. Come scorrere lo story board di un nuovo episodio, magari la continuazione della “Trappola nel deserto” o dell’altro giallo “Terra bruciata”. Ma con davanti niente arabi e cammelli, niente Jaguar-E, motoscafi, elicotteri… Solo personaggi reali e tranquilli, seduti e in piedi, per sfondo una bella galleria d’arte… Su Angelo e Giarmando, invece, nuvolette-con-la-punta di ogni forma, piene di calde divertenti educate parole (suppongo). Poi improvvisamente Angelo apre l’ombrello colorato di Diabolik (per ripararsi dalla Finanziaria di Monti – saprò dopo – sempre meglio dell’ombrello chiuso di Altan…); poi diventa serio, nella nuvoletta le parole si disegnano più distanti, esitanti, mentre lo sguardo con un colpo di matita gira verso un ritratto di Vasco Rossi che campeggia all’ingresso… Io non capisco, non sento, non trovo il senso

Mi diranno dopo di quel suo recente periodo buio, di vuoto e di stanchezza, senza più ispirazione (è dura, per chi disegna), superato anche grazie all’ascolto casuale di quel pezzo di Vasco. Quindi l’incontro, l’amicizia, il ritratto. Così sono continuati i Diabolik. Avevamo rischiato di perderli, di doverci rileggere i vecchi.

Non so se ora Angelo disegni le storie di Diabolik per trovare un senso alle sue sere, alla sua vita, alle sue voglie, alle sue situazioni, alle sue condizioni, alle sue tante cose…, ma per noi Angelo Maria Ricci un “senso” oh se ce l’ha! Sia guardandolo una sera dietro un vetro senza poterlo ascoltare, sia, più facilmente, incontrandolo pensieroso tranquillo e gentile a spasso per Grottammare, magari sulla sua bicicletta da curato di paese…

PGC




6 Dicembre 2011 alle 1:09 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |
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