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Fabrizio De Andrè /London Synphony Orchestra, “Sogno n°1”

di | in: Primo Piano

Fabrizio De Andrè /London Synphony Orchestra, “Sogno n°1″

da Renzo Vitellozzi 
 
Sono trascorsi ormai quasi tredici anni dalla scomparsa del cantautore genovese e, sia il mercato discografico che quello librario e televisivo, ci hanno letteralmente inondato di raccolte, tributi, omaggi, celebrazioni, concerti e biografie dedicate al cantante. Un’offerta esagerata e ridondante, più volte sostenuta dai fin troppo generosi eredi della famiglia. Opere indubbiamente meritorie, fatte anche con il cuore, ma che spesso risultano piuttosto superficiali e frettolose, poco attente nel descrivere e nell’approfondire l’uomo e l’artista De Andrè e che nulla aggiungono al già ricchissimo archivio esistente. Qualche giorno fa ho ascoltato in radio una versione molto personalizzata di Teresa De Sio del capolavoro “Creuza de Ma”, una rivisitazione a dir poco azzardata ed imbarazzante che mi ha sinceramente infastidito. Un post mortem, quello del De Andrè musicale, alquanto trafficato e caotico che ha un po’ sfiancato e allontanato anche gli ascoltatori più affezionati e tradizionali. La sovraesposizione il più delle volte nuoce, non gratifica. Molto diverso il dopo Battisti. Direi quasi esemplare. Pausa e silenzio non indeboliscono, anzi, rafforzano miti comuni e gli antichi legami con i nostri eroi. 


Finalmente è arrivato ora sul mercato il disco più rappresentativo che lo ricorda degnamente, “SOGNO n°1” con la London Synphony Orchestra diretta dal bravo Geoff Westley. Dieci i brani scelti direttamente dal produttore inglese, arrangiati, o meglio, ricostruiti a nuovo con la voce originale di De Andrè che si sovrappone direttamente all’orchestra. Dieci canzoni trasformate in brevi racconti sinfonici, dove la bellezza delle melodie avvolge completamente, quasi ingabbiando, i versi del poeta ligure. Ho sempre pensato che Fabrizio De Andrè fosse poco apprezzato come autore musicale, che i suoi versi, entrati fin da subito nell’immaginario collettivo, oscurassero i ricercati temi musicali. Le dieci tracce del disco, accuratamente scelte ed eseguite in maniera impeccabile, forniscono all’ascoltatore nuovi spunti di riflessione e potrebbero rimanere in piedi anche da sole senza l’ausilio della voce. La sensazione, dopo più ascolti, è proprio questa. 

Ci sono altri esempi riuscitissimi di rielaborazioni in chiave classica di musiche pop-rock che coinvolgono artisti ed orchestre anche sinfoniche di primissimo piano. Ne cito solo alcuni: il bellissimo doppio album “Travelogue” di Jony Mitchell del 2002 e i recentissimi “Simphonicities” di Sting con la Royal Philharmonic Orchestra di Londra; “New Blood” di Peter Gabriel con un ricco ensemble orchestrale sempre di Londra e “Night of Hunters” di Tori Amos pubblicato dalla prestigiosa etichetta Deutsche Grammophon. 

“SOGNO n°1” contiene diverse perle: “Preghiera in gennaio”, “Hotel Supramonte”, “Rimini”, “Valzer per un amore”, “Anime Salve” ed in particolare “Ho visto Nina volare” la cui bellezza lascia senza fiato. Ricordo che la London Synphony Orchestra è una delle orchestre più celebri e dinamiche; sempre aperta verso nuovi progetti, annovera tra i propri direttori anche il nostro Claudio Abbado. 

05 dicembre 2011

 

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httpv://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=_X0QH9jq6VM




6 Dicembre 2011 alle 18:47 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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