Benvenuto e Buona Navigazione, sono le ore 09:56 di Sab 27 Apr 2024

Io ho quel che ho donato, convegno a Montefiore

di | in: Cronaca e Attualità

Montefiore dell’Aso

La tavola rotonda sulle donazioni d’opere d’arte sabato 16 giugno a Montefiore dell’Aso


Montefiore dell’Aso 12-06-2012 – Si terrà sabato 16 giugno a Montefiore dell’Aso (Museo Adolfo De Carolis) con inizio alle ore 9.00 la tavola rotonda, organizzata dal Comune di Montefiore dell’Aso in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo, “…io ho quel che ho donato…” Un collezionismo illuminato: il patrimonio privato al servizio della comunità.

Un’occasione unica per confrontarsi tra donatori, musei, esperti legali e associazioni che hanno fatto della donazione uno degli esempi virtuosi del nostro Paese.

La mattinata si aprirà alle 9.00 con i saluti del Sindaco di Montefiore dell’Aso Achille Castelli , del Presidente dell’Ordine degli Avvocati Tribunale di Fermo Francesca Palma, dell’Assessore alla Cultura della Provincia di Ascoli Piceno Andrea Antonini, del Dirigente del Servizio Cultura della Regione Marche Paola Mazzotti e del Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche Lorenza Mochi Onori.

Seguirà quindi alle 10.00 la tavola rotonda coordinata dal Direttore di Musei Piceni Tiziana Maffei.

Interverranno il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo Amedeo Grilli, il docente universitario ed avvocato Fabrizio Lemme, il Direttore UO Ville e Parchi Storici del Comune di Roma Alberta Campitelli, il Curatore delle Collezioni Comunali di Ascoli Piceno-Università degli Studi di Camerino Stefano Papetti, l’erede della Famiglia Adolfo De Carolis Donella De Carolis, il direttore dell’archivio storico della città di Torino Stefano Benedetto, il conservatore della Mediateca della stessa città Barbara Bergaglio e il Presidente della delegazione FAI Marche Alessandra Stipa.


Io ho quel che ho donato”. Inciso sul frontone all’ingresso del Vittoriale, è il più celebre dei motti dannunziani. Racchiuso in un tondo recante la figura di una cornucopia, simbolo dell’abbondanza, il motto si trova impresso sui sigilli, sulla carta da lettere e su tutte le opere di Gabriele d’Annunzio. L’espressione classica attribuita a Marcantonio, che in punto di morte  sembrerebbe avere esclamato di non possedere nulla se non quanto donato ad altri, diventò quindi uno dei più celebri  motti dannunziani per il quale Adolfo De Carolis immaginò la  piccola xilografia per il Vate.

Uno spunto colto per aprire una riflessione sul valore delle donazioni private nella costituzione e sviluppo  del patrimonio culturale che viene destinato alla comunità. Un’occasione non casuale dato il forte incremento che la collezione Adolfo De Carolis ha avuto grazie allo stretto rapporto instauratosi tra l’istituto museale civico e le famiglie degli eredi del Maestro marchigiano. Scambio non limitato ai beni ma ad un percorso di conoscenza dell’opera dell’artista di più ampio respiro.


In questo difficile momento di crisi, non solo economica, si intende quindi analizzare e comprendere il valore del dono come strumento non limitato ad incrementare le collezioni pubbliche ma ad operare sul  rapporto tra istituti di cultura (musei, ma anche biblioteche ed archivi)  e donatori recuperando il valore pro sociale di chi contribuisce al patrimonio culturale italiano come bene collettivo.


È un dato di fatto che gran parte dei musei in Italia fonda oggi la propria politica di accrescimento delle collezioni soprattutto su iniziative di donazione da parte di collezionisti privati o, nei casi di musei d’arte contemporanea, da parte degli stessi autori delle opere. In modo ancor più stringente questa considerazione vale per i musei più piccoli, che soprattutto di questi tempi non sembrano in grado di riservare adeguate risorse a politiche di accrescimento differenti dalla donazione.
Eppure spesse volte proprio questo genere di evento può nascondere potenziali elementi di conflitto fra museo e donatore (o suoi eredi) se, sia pur in buona fede, le parti non tengono adeguatamente conto delle attuali normative sul diritto d’autore.

L’aspetto legale sarà affrontato dall’illustre Fabrizio Lemme, dello storico Studio Legale Lemme Avvocati associati, fondato nel 1927 ed dei più qualificati a livello internazionale nel campo del Diritto dei beni culturali, estesa anche, in generale, al Diritto d’autore.

Fabrizio Lemme è avvocato, docente universitario e grande collezionista di opere d’arte.

Basti pensare che una sala del Museo del Louvre (la n. 21 dell’Aile Denon) raccoglie i venti dipinti donati, assieme ad una scultura, a quel museo, che ha inserito il suo nome, in lettere d’oro, nella Rotonde d’Apollon, tra i “Principaux donateurs”, unico italiano dopo Francesco I di Borbone, Re delle Due Sicilie; una sala di Palazzo Barberini raccoglie i ventotto dipinti donati al Museo Italiano.




14 Giugno 2012 alle 23:10 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

Ricerca personalizzata