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Prospettiva Orrù

di | in: Primo Piano

GIANCARLO ORRU’

[ Mostra di GIANCARLO ORRU’– Kursaal di Grottammare / 9 – 19 agosto 2012]


 C’è un vento a trenta gradi sotto zero, in quel quadro. Incontrastato. Curvilinea strada di campagna che costeggia l’ansa di un fiume ghiacciato: di qua, alberi adulti scheletriti e senza foglie (uno abbattuto); di là, in lontananza, tre gruppetti geometrici di giovani betulle, apparentemente a loro agio. Sullo sfondo, casupole basse sparse, e neve, neve, anche cumuli di neve. Cielo grigio sovietico, con nuvole quasi statiche e poco fotogeniche, ma con uno squarcio d’azzurro triste al centro.


Ma zac, ecco quei fantastici tocchi di Orrù: il pennone con bandiere e le donne in miniatura.

[ Una signora che gira la mostra al marito – che non guarda -: vedi? “modifica il paesaggio e lo stravolge”.. e Giancarlo: ehm… e quella che mi portò a vedere orgogliosa il suo preziosissimo giardino? Glielo allagai, nel quadro… ]

Chi lo immaginerebbe mai, lì a bordo strada, quell’altissimo pennone bronzeo elaborato e vanitoso come il pastorale di un vescovo, con addirittura due bandiere sbatacchiate dal vento (a trenta gradi sotto zero): una, grande e rettangolare, rossa di partito, sfilacciata sforacchiata morente (ah, “quel comunismo che puzzava d’imbroglio”…); l’altra blu con croce gialla, più piccola in cima, triangolare, stranamente quasi nuova. Poi, le misteriose piccole donne dai costumi sardi che Orrù mette sempre e anche qui: ma non “piovono” nel quadro, sembra anzi che ci fossero prima. La giocosa e sportiva simil-suora, che sul fiume pattina trainata da un pugno di palloncini colorati spinti dal vento (a trenta gradi sotto zero) e traccia simboli misteriosi sul ghiaccio. E un’altra che sotto gli ossuti alberi si dà da fare con l’incensière (!?), chissà qual è il rito che sta compiendo. E due o tre altre lì vicino, estatiche e simpatiche, incuranti del freddo, eleganti negli abiti forse da suora ma colorati e col grembiule bianco…

Giancarlo mi dice che quel posto c’è ed è proprio così, lui c’è stato. Periferia di Donec’k, Ucraina, 900 km a piombo sotto Mosca. Circa quindici anni fa ci andò a dipingere per un potente riccastro, e dalla finestra proprio quella prospettiva aveva. Il quadro lo fece al ritorno in Italia, lì non poteva, era pagato (benino) per dipingere altro, come un operaio di lusso, anzi come uno stakanovista, e lavorava pure con la scorta armata. “Puzzava (ancora) d’imbroglio il comunismo”…

Mi racconta del viaggio d’andata, l’ultima tratta aerea su un vetusto bimotorino coi bulloni lenti, i sedili spaccati di compensato, la sgangherata scaletta poco retrattile, l’improbabile hostess modello robusta contadina che vende uova, il pilota ragazzino col berretto storto che pare muovere i comandi come capita, il volo basso sul tappeto di nuvole (come quelle del quadro) dove si proiettano le scie degli aerei più grandi (quelli veri) che volano sopra… E poi quel posto fermo e senza tempo, i fucili delle guardie (rosse?), ma senza i fuochi accesi per scacciare i lupi, le luci fioche delle casupole lontane (chissà se di candele e lampade a petrolio), e dentro donne forse curve sui telai vicino alle finestre… Ma no, Orrù le immagina a spasso nel gelo di trenta gradi sotto zero, a divertirsi sui pattini o con l’incenso, mentre pensose rimirano strane bandiere, dove è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire


P.S. Si capisce che ho saccheggiato Prospettiva Nevskij di Battiato? I quadri di Orrù incitano certe “prospettive”.


Grottammare, 2012-08-12             PGC




15 Agosto 2012 alle 10:48 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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