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Mistico mediterraneo, il jazz come cultura. Il Lauro Rossi ospita Fresu e Di Bonaventura

di | in: Primo Piano

Fresu e Di Bonaventura

La rassegna di Musicamdo inaugura con l’eccezionale duo di tromba e bandoneòn


di Emanuela Sabbatini


MACERATA, 2012-12-15 – Apre sabato sera con un duo di fortissimo impatto la rassegna jazz del Lauro Rossi, curata da Musicamdo e voluta fortissimamente dal comune di Macerata e dalla Regione Marche. Quasi a dispetto dei tagli operati dal Ministero della Cultura, Paolo Fresu, ormai consolidato trombettista italiano e Daniele Di Bonaventura, fermano di origine ed eccellente bandoneònista, dimostrano empiricamente come si tratti di una sentenza irrimediabilmente falsa quella che recita “il jazz non è espressione diretta della cultura italiana”. Eppur forse qualcosa di vero, a ben vedere, c’è. Dietro ai paesaggi assolati, di tufo bianco e alberi di agrumi, nelle brezze serali e i ritmi travolgenti da puntura di taranta e danze sensuali, c’è molto di più del nostro solo sud Italia. C’è il mediterraneo intero, quello vasto che supera l’Africa, l’Europa e l’Asia e arriva a lambire le coste aspre del Sudamerica. E dietro al freddo lasciato fuori dalle taverne, in un’ombra di vino nel bicchiere, nel biancore di nebbie e suoni ovattati, c’è atmosfera d’oltralpe e persino la soffice neve di un inverno newyorkese.

E allora il jazz raccontato da Fresu e Di Bonaventura è espressione diretta di una italianità subombelicare, quella figlia, madre e ancora figlia dell’incontro tra i popoli. È l’Italia che geme e che preme per raccontare una storia culturale che tesse assieme un’infinità di documenti, un’infinità di voci, di canti e di essenze. Al teatro Lauro Rossi di Macerata, il duo si presenta con il nome di Mistico Mediterraneo, titolo del lavoro con il gruppo vocale “A Filetta”, uscito lo scorso anno per la ECM. Un suono morbido e serale, di grande sensualità quello evocato da Fresu. Alternando il flicorno alla tromba, il suono viene spazializzato e reso tridimensionale. Una serie di effetti vanno a conferire il chiaro scuro necessario a raccontare influenze che si spandono dalla Sardegna all’Uruguay, sino agli States. Di Bonaventura dimostra quanto il bandoneòn possa custodire sonorità altre rispetto a quelle legate al tango. Senza mai rinnegarle ma anzi, accennandole per poi superarle, apre strade giocose, ammiccanti, alternando ritmi sincopati, citando, ricamando sulla melodia tracciata da Fresu. Diventa strumento di aria, in grado, così come la tromba, di inspirarla ed espirarla, di allungare note e poi spezzettarle, frammentando il motivo pur lasciandolo riconoscibile. Non si sfugge, al trombettista sardo è lasciato il compito di stendere, come pasta con il mattarello, la melodia, di rendere l’amalgama dei suoni familiari all’orecchio dell’ascoltatore.

Il concerto si apre con “S’inguldu” di Paolo Fresu, una Sardegna mistica e pacifica, fatta di grandi spazi e pertugi severi seppur rassicuranti. Un tuffo nel passato e alla mente torna Beniamino Gigli quando la tromba parte a rievocare il lirismo italico nella rimasticata “Non ti scordar di me”. Si attraversa l’oceano e si assaporano i ritmi latini e la carica melanconica di “Oh que serà”, atmosfera calda e un po’ dimessa, di chi troppo ha visto, di chi troppo sa. Ma i due sentono il tempo che vivono e allora il natale si affaccia nella scaletta scelta con ben tre pezzi “Andremo a so grutta”, pezzo sardo di Pietro Casu, e due del repertorio americano tra cui “Joy to the world”. Non manca un tuffo nel tango argentino con “El Choclo”. Momento di grandissima intensità quello che avvolge “Sanctus”, di Di Bonaventura. Fresu lascia il palco al bandoneòn e percorre a passi lenti, il corridoio che divide le due fila della platea. Agganciandosi alla melodia tracciata da Di Bonaventura, rispondendo e inserendosi, a mo’ di voce fuoricampo, Fresu accompagna l’emozione dal suo sgorgare sino all’esaurimento.

Il bis finale è dedicato all’osare. Tromba e bandoneòn per raccontare Bach e Puccini. E a tanto ardore il numerosissimo pubblico accorso non può che applaudire compiaciuto.


Scrive Paolo Fresu nella sua introduzione di In Sardegna: «I luoghi di confine hanno su di me un’influenza particolare». In Sardegna. Un viaggio musicale (Feltrinelli) 


Il duo si presentava sotto l’insegna di Mistico Mediterraneo, titolo del lavoro con il gruppo vocale A Filetta uscito lo scorso anno per la ECM, ma in realtà di quel progetto restava solo la loro intesa e un paio di brani assai rivisti.




17 Dicembre 2012 alle 21:53 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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