Benvenuto e Buona Navigazione, sono le ore 12:55 di Lun 29 Apr 2024

Low “The Invisible Way”

di | in: Primo Piano, Recensioni

“The Invisible Way” (Sub Pop, 2013)

 

Etichetta: Sub Pop
Brani: Plastic Cup / Amethyst / So Blue / Holy Ghost / Waiting / Clarence White / Four Score / Just Make It Stop / Mother / On My Own / To Our Knees
Produttore: Jeff Tweedy

 

“The Invisible Way” è l’incontro di due fragilità: quella di Alan Sparhawk, storico leader dei Low, e quella di Jeff Tweedy, leader degli Uncle Tupelo prima e dei Wilco poi, qui nelle vesti di produttore artistico. Entrambi i musicisti hanno dovuto fare i conti con i propri demoni, hanno sfiorato il punto di rottura, hanno lavorato duramente per risalire la china e il lavoro con le rispettive band è stato di enorme aiuto. Ora, a due anni di distanza da “C’Mon”, i Low tornano con un disco che suggella i venti anni di carriera e lo fanno affidandosi a Mr. Wilco, che, in modo discreto e allo stesso tempo rigoroso, affianca il proprio gusto per la ‘povertà’ del suono alla nudità espressiva di Sparhawk. Il risultato è un disco di grande impatto emotivo, crudo quanto basta, un disco di canzoni ampie come voragini esistenziali ma capaci di richiudersi in un abbraccio melodico che stringe il cuore dell’ascoltatore. Brani come Plastic Cup o come Amethyst hanno l’enorme pregio di mostrare quanto la debolezza sia capace di splendere con personalità e di farsi musica solenne. Le trame di chitarre acustiche si arricchiscono spesso di preziosi tocchi di pianoforte, così che le atmosfere desertiche riescano a trovare rifugio dentro un qualche focolare domestico, mentre la messa al bando delle chitarre distorte e dell’elettronica riporta alla perturbante espressività degli esordi. Lavorando di sottrazione, arrivando all’osso delle composizioni, Sparhawk e Tweedy trovano una linfa vitale che dona nuovo ossigeno al folk delle origini. Clarence White, con le sue venature soul, è un eloquente esempio del tipo di perfezione di cui i ragazzi sono capaci. Quando poi è Mimi Parker a cantare (succede in ben cinque brani, un record per i Low), arrivano forse le carte più luminose e sorprendenti giocate da “The Invisible Way”: So Blue e Just Make It Stop sono brani che oltrepassano i confini dello slowcore per arrivare a chiunque, potendo appartenere senza problemi tanto al repertorio degli stessi Wilco quanto a quello dei Belle & Sebastian.




5 Aprile 2013 alle 16:52 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

Ricerca personalizzata