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Spezzatino di Geneviève

di | in: Editoriali

Geneviève 080813 © www.ilmascalzone.it

[ “Or che tu non sei più…” * ]
Ci lavoravano ad intermittenza ma con tigna da mesi, dentro il corpo arrugginito, fino a spolparla. Ultimamente le avevano tranciato di netto la prua, lasciandola  sulla banchina a mo’ di trofeo, come una gigantesca testa di pesce. Ancora troppo massiccia per alzarla e spostarla, l’hanno quindi scoperchiata con le seghe, dandole l’aspetto di quei cupi barconi carichi di immigrati che tragicamente si arenano a Pantelleria o sulle coste di Sicilia. Oggi hanno finito la prima parte del lavoro, sollevandone con due immense gru l’opera viva (nessuna ironia: si chiama così lo scafo sotto la linea di galleggiamento) con la grande elica ancora attaccata. Lo “spezzatino” continuerà altrove.
      Che finaccia. Alla stoltezza delle rottamazioni di pescherecci di legno eravamo quasi abituati, ma questa quasi-nave, tutta di ferro e neanche tanto vecchia, dopo anni di tira e molla fra teste non-pensanti, speravamo di non vederla spezzettare con tanta violenza e cattiveria davanti a curiosi senza commozione. Dopo averla ovviamente alleggerita dai componenti pericolosi per l’ambiente, abbreviandone pure l’agonia, non si poteva trainarla al largo e lasciarla affondare tutta intera? Sarebbe subito diventata una “casa per pesci”, un prezioso centro riproduttivo di fauna marina. La Geneviève avrebbe avuto una nuova vita, sottacqua. Senza rischi, si fa in tutto il mondo. Oppure, si sarebbe potuto tirarla in secco e farci qualcosa, una volta puntellata per tenerla dritta. Non necessariamente nell’area portuale avidamente appetita da interessi di saccoccia. Anche in collina, lontano dall’abitato, in un posto di nessuno.
      Restaurandone solo l’interno, senza spenderci troppo, sarebbe tornata utile: non per ristoranti o sale giochi o centri shopping  –  una vera orgia, da queste parti – ma per qualcosa che fosse legato alla cultura, al pensiero, all’arte. Magari di non marinaresco, una volta tanto. Penso ad un museo. Io avrei proposto di realizzarci il Museo delle opere di LISA PONTI, sono due anni che lei lo desidera e ce lo chiede in tutte le maniere, preferendo fare un regalo a San Benedetto piuttosto che a Parigi Milano NewYork o Berlino.
      +Ma Geneviève ormai non c’è più.
      Fra poco ricominceranno le rottamazioni, meno spettacolari ma ugualmente stupide e dolorose, di pescherecci più tradizionali. Vale la stessa mia proposta: su un vecchio peschereccio di media grandezza destinato alla distruzione, facciamoci il Museo di Lisa Ponti. Questa volta l’ho detto “prima”…
*https://www.ilmascalzone.it/2011/04/or-che-tu-non-sei-piu%E2%80%A6/
       
SBT, 4. 10. 2013           PGC   



5 Ottobre 2013 alle 10:45 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |
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