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La bottiglia ritrovata

di | in: Primo Piano

SottoVetroFestival

      Erano partite tutte insieme per destinazione ignota, le nostre 15 bottiglie. Ma dall’alba del 1°settembre, dal momento del lancio in mare a 2 miglia dalla costa fuori San Benedetto, di loro non avevamo saputo più nulla. Né avvistate né ritrovate. Silenzio. Oblìo. Potevano essersi perse, fracassate sugli scogli, o affondate con il bravo messaggino arrotolato dentro, magari per colpa del sughero non stagno… O erano ancora in viaggio? Non potevamo neanche cercarle. SottoVetroFestival pareva già finito.
      Invece ieri la gioiosa notizia:  prima bottiglia ritrovata in Puglia, a Torre Canne, 8 km da Fasano, prov. di Brindisi, basso Adriatico, più di 400 km da qui. Ritrovata sulla battigia, come nei film, da due olandesi e un cane…
      Così ci siamo dati ai calcoli inutili: in 59 giorni la bottiglia avrebbe “navigato” alla velocità media di 7 km al giorno, 300 metri all’ora, immaginando una teorica rotta rettilinea appena deviata per non sbattere contro le isole Tremiti o contro il Gargano. Certo non è andata così. Chissà che giro vizioso ha fatto la nostra bottiglia, incessantemente sballottata dalle onde, dai venti, dalle correnti. Ora veloce come un motoscafo, ora lenta fin quasi a fermarsi, sarà andata a zig-zag, avanti-indietro-di lato… altro che 400 km, ne avrà fatti a nuoto mille o duemila, non lo sapremo mai. 59 giorni e 59 notti a bagno senza un attimo di sosta, più di 1400 ore senza dormire, mi vien da pensare, che stress… Ma è “solo” una bottiglia!
      Già. Eppure, anche in questo momento mentre scrivo, quanta gente sta in mare proprio come quella bottiglia. Stipata su un barcone inaffidabile, col mare mosso, senza una rotta certa, in balia di tutto, senza viveri e acqua a sufficienza, esposta a pericoli d’ogni tipo. Quasi senza speranza. Che invece di essere festosamente raccolta su una spiaggia, gli sparano, o fa naufragio. Profughi siriani, curdi, egiziani, libici, sudanesi… Che se gli va bene verranno accolti coi guanti di lattice e ammassati a terra senza neanche una sedia di plastica dove appoggiarsi. E poi contati e ricontati, divisi, interrogati in una lingua che non conoscono, accusati perfino (del reato di miseria, della colpa di essere gli ultimi della terra); infine smistati, caricati come mandrie, espulsi…
      Umani dalla pelle scura come le bottiglie di Sottovetro, persone che non portano dentro pensosi messaggini di carta arrotolati per gioco, ma drammi veri non scritti, e umanità, cultura, sapere… Chiedono, in cambio, aiuto provvisorio (neanche vogliono fermarcisi, nel tristissimo belpaese…). Rare volte lo ricevono.
      Che roba, perfino una bottiglia ritrovata ha maggior fortuna. Non è giusto. Se però SottoVetroFestival è nato anche per parlare di questi drammi mediterranei, manterremo l’impegno tutte le volte che da chissà dove spunteranno fuori altre bottiglie vaganti. I loro messaggi, le loro storie, le loro speranze di persone più o meno sottovetro non devono affondare.
      SBT, 30. 10. 2013                   PGC       



1 Novembre 2013 alle 14:09 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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