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Mario Vargas Llosa, “L’eroe discreto”

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Mario Vargas Llosa, “L’eroe discreto”

di Renzo Vitellozzi

 

 

 

Felicito Yanaquè è il titolare di un’avviata e fiorente ditta di trasporti nella città di Piura in Perù. La moglie Gertrudis si occupa quasi prevalentemente di faccende domestiche ed i figli Tiburcio e Miguelito sono già ben inseriti da tempo nell’attività del padre. Mabel è la sua giovane amante, una ragazza attraente e spigliata che fa impazzire gli uomini e di cui è innamoratissimo. Un giorno Felicito si vede recapitare una lettera anonima con il disegno di un ragnetto al posto della firma, una presunta associazione mafiosa gli chiede di pagare il pizzo altrimenti la sua vita sarà distrutta. Con il ricordo del padre che gli ha insegnato a non abbassare la schiena davanti a nessuno, si reca subito alla polizia per presentare denuncia. Contemporaneamente a Lima don Rigoberto, dirigente di un’importante agenzia assicurativa e prossimo alla pensione, è in procinto di partire per un lungo viaggio culturale in Europa insieme alla moglie Lucrecia ed al figlio adolescente Fonchito, ragazzo giudizioso e sensibile ma in preda a misteriose ed indecifrabili visioni. Un giorno l’irreprensibile don Rigoberto viene convocato dall’anziano capo ed amico Ismael, rimasto vedovo, che gli confida il suo progetto: presto convolerà a nuove nozze con la fedele e giovane domestica Armida e lui dovrà fare da testimone insieme all’autista Lucindo. L’evento scatenerà l’ira dei due scellerati figli gemelli Miki ed Eskobita da sempre interessati solo ed esclusivamente al patrimonio paterno. Le due storie avvincenti e rocambolesche, apparentemente estranee tra loro, s’incastreranno magistralmente nel finale grazie ai due personaggi femminili di Gertrudis ed Armida.

L’eroe discreto (edito da Einaudi) è l’ultimo, sorprendente romanzo del meritatissimo premio nobel (2010) di Mario Vargas Llosa che ritorna nel suo Perù ed ai suoi tradizionali standard narrativi con una scrittura abile, snella, intelligente e colta, arricchita da una discreta dose di humour. Llosa è un vero maestro nello scandire i tempi del racconto e nel dare voce e dignità anche agli attori più defilati, meno riconoscibili ma pur sempre memorabili, con rimandi continui al trascendentale ed al fantastico, argomento tanto caro alla letteratura sudamericana. Dialoghi spassosi e taglienti, ironici, anche quelli a sfondo psicologico, con personaggi che riemergono dal passato come il sergente di polizia Lituma o don Rigoberto, già presenti in alcuni suoi romanzi precedenti. Due storie che per buona parte del libro corrono spedite e separate ma che presentano comunque almeno due aspetti in comune. La fermezza e la coerenza dei due protagonisti, Felicito Yanaquè e don Rigoberto, gli “eroi discreti”, due persone per bene che di fronte al ricatto ed alle azioni vessatorie di altre vili e meschine si trasformano in dei veri combattenti. L’altro aspetto, non meno importante, riguarda l’umanità descritta dall’autore, il Perù di oggi che viaggia faticosamente tra passato e presente, tra miseria e ricchezza, popolato da personaggi in cerca del riscatto sociale, vivi e ben radicati nel loro territorio. Un romanzo che possiamo considerare una parabola sull’avidità che acceca la società contemporanea. Una severa condanna dell’apparato mediatico più scandalistico, cinico e superficiale.




17 Marzo 2014 alle 16:39 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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