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Bar Drama: un’italiana al Moderna Museet di Stoccolma

di | in: Cultura e Spettacoli

Bar Drama

Il progetto di performing art di Flavia Badioli approda al più importante museo svedese

 

PESARO – È di Pesaro la curatrice di “Bar Drama”, performance a cavallo tra arti performative e teatro contemporaneo, che domani (venerdì 13 giugno) alle 19, andrà in scena al bar del Moderna Museet di Stoccolma.

Classe 1986, Flavia Badioli, dopo la Laurea Magistrale in Curatore d’Arte Contemporanea presso l’Università “La Sapienza” e l’esperienza al Maxxi di Roma, approda nella città svedese con un progetto d’avanguardia.

“Cosa avviene quando teatro e performance si incontrano?” Questo l’interrogativo che la giovane curatrice rivolge al pubblico del Moderna Museet.

Un pubblico che ormai dalla lezione di Brecht ha imparato molto e allora dell’abbattimento della quarta parete ne fa un baluardo di contemporaneità. La Badioli interpreta questo concetto e lo riporta al titolo stesso della performance. “Drama – spiega la curatrice – è una parola greca che significa “fare” o “mettere in scena” e presuppone la produzione e la ricezione dell’opera come una collaborazione tra performers e pubblico.”

Per Bar Drama quindi l’idea è quella di giocare con il concetto di bar e trasformarlo in un foyer in cui gli spettatori attendono che qualcosa accada e in cui le linee tra finzione e realtà, tra teatro e performance appaiono sfumate.

In questa cornice che si affaccia sull’isola di Djurgården a Stoccolma, tre artisti – GIDEONSSON/LONDRÉ, Louise Dahl-Lindvall, Charlotta Smith – presenteranno lavori site-specific, usando strumenti e tecniche prese in prestito dal teatro e inserite nella loro pratica.

Tre approcci differenti alla performing art, un unico intento: esplorare i confini, muoversi in una terra di mezzo, ibrida, che ha ancora molto da rivelare.

Ogni pièce affronterà diversi aspetti dell’utilizzo della teatralità nella performance: il corpo, la sceneggiatura, gli attori.

GIDEONSSON/LONDRÉ per Bar Drama presenteranno The Storm, una performance che esplora il concetto di tempo come linea di demarcazione tra spazio privato e pubblico in uno stato isolato dell’essere, simile a quello della tempesta stessa, in cui il soggetto è intrappolato tra stato di esposizione, carenza di protezione e vulnerabilità.

Louise Dahl-Lindvall in It knows no decline incontrerà il pubblico in una serie di “sessioni personali” su un divano di fronte a una finestra del Bar.

Charlotta Smith giocherà sul concetto di bar, creando una scenografia in cui due attrici reciteranno una sceneggiatura e delle poesie sull’essere imprigionati in una grotta, invitando poi il pubblico a prendere parte alla performance.

 

Supportato dal CuratorLab del Konstfack University College of Arts, Crafts and Design della capitale svedese, il progetto nato dall’estro di Flavia Badioli, è uno step di quella ricerca che la coinvolge ormai dall’inizio della sua formazione artistica: l’indagine di una chiave per reinterpretare la performance nello stato di ibrido a cui la contemporaneità la sta traghettando.




13 Giugno 2014 alle 9:59 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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