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Sembra verde, ma solo per un attimo…

di | in: Primo Piano

Sestire San Polo_Venezia (da www.villavenezia.eu)

di Franco De Anna

A San Rocco, sestrier di San Polo, il civico 3060. Sono entrato là per anni perchè ci abitava mio zio a cui ero legato. Era il fratello di mio padre, l’affezione era fortissima.

L’ingresso è lungo, buio, con una scala al fondo stretta e ripida ma i sei appartamenti che si affacciano sui pianerottoli dei tre piani sono ampi e luminosi perché il palazzotto ottocentesco è circondato da calli  larghe su tre lati ed il quarto poi affaccia su un rio decisamente ampio. L’appartamento dello zio ( aveva un nome che a me piaceva, Arrigo) ha un solo balcone con la balaustra in pietra d’Ischia tanto piccolo che ci si stava stretti in due in piedi oppure era appena sufficiente per uno , incastonandovi una sedia, per sedervici:  senza poter  comunque stendere molto le gambe pur  sfruttando tutta la lunghezza del balcone.

Di là,  giusto di fronte, potevo vedere quella parte della Chiesa intitolata al santo che corrisponde all’abside interna; sporgendomi leggermente e guardando a destra potevo scorgere la facciata  bianca, bellissima,  del palazzotto vicino : la Scuola Grande di San Rocco, appunto, quella dove la confraternita dei ‘teleri’ aveva aperto la propria sede alla fine del 1400…

Quando l’anno scorso ho portato a Venezia mio nipote Matteo, belga biondo e lattiginoso,  non potevo mancare di passare di là. Lui aveva appena compiuto sei anni, era fine luglio, c’era quel caldo afoso ed umido che gli indigeni chiamano canicola: scorazzava per le calli, non riusciva a non correre avanti ed indietro senza mai fermarsi  né  io  provavo a fermarlo. Perché avrei dovuto?

“ Matteo, siamo nel Sestrier di San Polo “

“ Cos’è? “

“ Un quartiere, una delle sei parti in cui è divisa Venezia…ecco perché le chiamano sestrieri… come fosse Anderlecht, il quartiere di  Bruxelles dove sei nato…”

“ Io da grande giocherò a calcio nell’Anderlecht!”

“ Non mi frega niente dove giocherai a calcio! Stavo parlandoti di Venezia…”  lo stavo trattenendo per un braccio ma dalla sua espressione e dal suo improvviso silenzio comprendevo la risposta tacita che, se non fosse tanto rispettoso, mi avrebbe esternato volentieri . Gli dissi piano:

 “ Anche a te non frega niente di San Polo, di Venezia, vero? ”

Mi rispose subito:

“ Oh, no, nonno: è una bellissima città. Tu sei nato qui, lo so “.  Ah, questo nipote prediletto, figlio di mio figlio, che passa con me in Itala i due mesi estivi di chiusura scolastica, che parla in italiano impostando le frasi sul francese, che è tanto discreto da imbarazzarmi!

Io, che mi ero preparato passando da San Rocco a parlargli dell’arciconfraternita, a fargliela visitare, a fargli vedere come dipingesse Veronese e che avrei poi fatto entrare ai Frari , lì vicino, a vedere l’Assunta di Tiziano, la tomba di Canova… E lui, che con quel suo gentile “tu sei nato qui, lo so” mi risvegliava  dall’incretinimento mentale che mi aveva circuito :

“ Scusami, Matty ” gli dissi accarezzandogli i capelli “ Continua a correre, continua ”.

Ma la sua sensibilità lo trattenne dal farlo o dal dirmi di seguitare a parlargli di Venezia. Ripristinò il rapporto fra noi chiedendomi:

“ Nonno, andiamo là dietro a vedere il fiume? “

“ Certo Matty, andiamo“ risposi  circondandogli le spalle con un braccio, dicendogli poi più piano “ non è un fiume: a Venezia si dice rio se è piccolo o canale se grande. E’ un rio “.

Restammo là per un pezzo, a guardare giù, a guardare l’acqua di laguna che, oleosa, rifletteva mille e più gradazioni di un’opacità a volte intensa , a volte tenue. Matteo mi chiese:

“ Che colore ha secondo te quest’acqua, nonno? “

“ Verde “ gli risposi. Lui stette zitto poi, quasi riflettendo fra sé, affermò:

“ Sembra verde. Ma solo per un attimo”.




2 Gennaio 2011 alle 14:16 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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