Omaggio all’Augustale di Federico II, la moneta d’oro che ha segnato la rinascita dell’Europa medievale

Omaggio all’Augustale di Federico II, la moneta d’oro che ha segnato la rinascita dell’Europa medievale
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Il professor Fulvio Delle Donne: “Grazie al professor Pasquale Episcopo, tenere tra le mani un pezzo di storia del genere toglie la parola”

William Graziosi: “Grande giornata oggi al Festival con la partecipazione dello storico Franco Cardini e dell’ex ministro Ortensio Zecchino”

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ANCONA – Il “Festival Federico II – Stupor Mundi” raccoglie il plauso e direttamente dalla Germania ospita, evento rarissimo, un Augustale in oro fatto coniare dall’imperatore svevo a partire del 1231. La moneta d’oro è stata portata al Festival dal professore Pasquale Episcopo che, dopo averla acquistata ad un’asta, intende farne dono al costituendo museo federiciano di Foggia.

“È un’emozione straordinaria che toglie la parola tenere in mano un pezzo di storia, un manufatto degno di un museo – ha detto il professor Fulvio Delle Donne, direttore scientifico del Festival – Questa moneta è straordinaria perché testimonia il ritorno in Europa, in età medievale, della circolazione dell’oro. L’Augustale segna il rinnovamento dell’economia e della cultura europea, il ricomporsi del legame tra mondo antico e medievale, in chiave imperiale. Su di un lato c’è Federico II con gli attributi degli imperatori romani, dall’altro l’aquila imperiale. Dobbiamo ringraziare il professor Episcopo che ha portato questo pezzo unico al Festival”.

“Federico II volle coniare questa moneta, che è la più bella del Medioevo, come segno di riconciliazione con i sudditi – ha affermato il professor Episcopo – Il motivo che mi ha spinto ad acquistare l’Augustale è il mio desiderio donarlo al museo federiciano che verrà, auspicabilmente, realizzato a Foggia, città che ha visto la presenza documentata dell’imperatore e nel cui palazzo vennero approntati i lavori, per un anno, per la redazione delle Costituzioni di Melfi”.

I lavori del Festival sono proseguiti con la sessione dedicata al dialogo tra civiltà, con la moderazione del professor Umberto Longo, direttore dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo. Il primo relatore, il professor Fulvio Delle Donne ha parlato della “crociata della pace” di Federico II, mettendola a confronto con gli altri pellegrinaggi in armi, ricordando come l’imperatore sia entrato in Gerusalemme attraverso un accordo con il sultano al-Malik, evitando spargimenti di sangue: “I due uomini più potenti della terra si accordano tra di loro – ha detto Delle Donne – Trovano un’alternativa alla guerra, ottenendo vantaggi specifici e rinunciando a qualcosa. Le armi e gli eserciti ci sono, lo testimoniano anche diverse miniature, ma le prime rimangono nei foderi e i secondi restano inutilizzati”.

Annick Peters-Custot ha affrontato, invece, i rapporti di Federico con la cultura greca e bizantina. “Un rapporto diretto perché tra i suoi sudditi aveva molti italo-greci che costituivano una comunità di alto livello, in Calabria e nel Saletino, che avevano già fornito agli Altavilla una cancelleria poliglotta – ha detto la studiosa – Federico II ha mantenuto questi personaggi che traducevano dal greco al latino e dall’arabo, ma la loro attività si è rivelata meno intensa rispetto agli incarichi svolti per i normanni, che usavano il greco anche nei documenti. Sicuramente l’utilità di questi funzionari si rivelò nel fornire, grazie ai legami con l’impero bizantino, quell’idea imperiale, direi cesaro-papista, da usare contro il Pontefice”.

Marina Montesano si è occupata di definire il concetto di alterità. “Cos’è l’altro in generale? Lo si può declinare in tanti modi: può essere lo straniero, il forestiero il nemico, si può parlare di alterità religiosa – ha riferito Montesano – In età federiciana, però, l’alterità è principalmente definita in termini religiosi e politici. Quanto parliamo di conflitto tra papato e impero l’accusa di eresia sarà scambiata da entrambe le parti, sostenendo che esiste un nemico eretico da reprimere. Quindi l’alterità viene creata partendo da presupposti religiosi che diventano politici”.

Giuseppe Mandalà ha ripercorso il legame tra Federico II e l’Islam partendo dalla domanda se l’imperatore parlasse l’arabo: la risposta, tra documenti e testimonianze, è affermativa, anche se “il rapporto tra Federico II e l’Islam è composito perché riguarda una civiltà, una religione e una costellazione politica che avvolge il regno di Sicilia, cioè il Mediterraneo islamico – ha detto Mandalà – Un rapporto di intesa, di diplomazia, di scambio e di interazione con i principi di Siria, più complesso con i potentati del nord Africa, conflittuale con musulmani di Sicilia in quanto sudditi ribelli, con la conseguente deportazione a Lucera”.

In conclusione della sessione mattutina il giornalista Luciano Pignataro ha parlato di saperi e sapori illustrando il progetto “A tavola con Federico II” che propone il recupero del ricettario dell’imperatore con otto ricette, reinterpretate da altrettanti chef (tra cui i marchigiani Moreno Cedroni e Mauro Uliassi), progetto realizzato con l’Università Federico II di Napoli.

La seduta pomeridiana del Festival, condotta dal professor Francesco Panarelli, presidente della Società Italiana per la Storia Medievale, è stata aperta dal professor Antonio Musarra che ha raccontato della Gerusalemme vista da Federico II il 17 marzo del 1229, “certamente una città che ha assunto i connotati cristiani dopo la conquista del 1099, con le architettura latine che hanno mutato il volto della città – ha detto Musarra – con le modifiche intervenute dopo la riconquista di Saladino. Una città dove comunque convivono culture e culti diversi”. Musarra si è soffermato a lungo sulle diverse versioni dell’ingresso nella basilica della Natività da parte di Federico II: “Ha portato la corona in mano? L’ha offerta sull’altare in omaggio a Cristo? Oppure l’ha messa sul proprio capo? Di quale corona parliamo? Un dilemma che tutt’oggi rimane aperto e non smetterà di far discutere. Di certo sappiamo che Federico volle mostrarsi come l’imperatore che ha realizzato le profezie sull’ultimo imperatore e come l’imperatore della pace”. Nella sua relazione iniziale, invece, il professor Delle Donne ha sottolineato che da parte papale Federico II sarà visto come l’Anticristo.

Con ampi rimandi alla contemporaneità, tratto distintivo del Festival, la relazione di Laura Minervini che ha ricostruito i rapporti tra Federico II e gli Assassini. Un rapporto che risente molto più della leggenda che dei dati storici. “La leggenda è costruita su un pezzetto di realtà, visto che c’era questa comunità politico religiosa nota come setta degli Assassini, con la quale tanti sovrani e signori dell’Occidente hanno avuto rapporti e così anche Federico – ha ricordato Minervini – Poi nasce il mito di Federico II vicino all’islam e che avrebbe avuto rapporti stretti con gli Assassini, fino ad arrivare allincarico di compiere omicidi su commissione, tra cui il ‘cold case’ dell’assassinio di Ludovico di Baviera nel 1231 (anche Riccardo Cuor di leone viene accusato di aver fatto uccidere dagli Assassini Corrado di Monferrato nel 1192 e di aver attentato alla vita del re Filippo Augusto a Parigi) – ha concluso Minervini – Possiamo però dire che non è vero, ma è uno dei capi di imputazione con il quale il Papa ordina la deposizione di Federico II è proprio questo. Segno che le leggende potevano avere ricadute molto forti sulla realtà dell’epoca. Un mito così radicato e pervasivo che si riverbera nella modernità con un videogioco molto apprezzato: Assassin’s Creed”.

L’incontro con i mongoli, invece, è stato il tema trattato dal professor Francesco Violante che ha ricordato come “le armate mongole compaiono all’improvviso e conquistano il continente euroasiatico, dalla Polonia all’Adriatico e minacciano la presenza latina in Oriente da poco consolidata dal trattato di Federico II. Una minaccia militare strategica, ma anche culturale, perché le nozioni su quelle popolazioni sono scarse, Le Goff parla di “oriente onirico” – ha riferito Violante – Il processo di confronto che l’Europa e il Mediterraneo attivano è, oltre che militare, soprattutto culturale, in quanto si cerca di capire chi siano gli interlocutori sulla scacchiera. Quindi si avviano rapporti militari, scambi diplomatici, tentando di far entrare i potentati mongoli nella contesa tra cristiani e musulmani. Un processo complesso al quale Federico II dà un contributo importante, al pari di Luigi IX e dei Pontefici, che nel 1245 decidono di inviare le prime missioni, affidate ai francescani per cercare di capire la società, la cultura, l’economia e religione di queste popolazioni, atteso che il cristianesimo era già diffuso nelle popolazioni orientali. Un fatto che crea confusione e attesa. In questo periodo, infatti, nasce la leggenda del ‘Prete Gianni’, questo fantomatico signore che come cristiano sarebbe giunto a proteggere la cristianità”.

La conclusione della sessione è stata affidata al professor Giuseppe Perta che ha trattato “un argomento di storia medievale che attira quanto Federico II, cioè quello dell’ordine dei Templari, che con gli altri due ordini, Teutonici e Ospitalieri, ha molto a che fare con l’imperatore. Ordini che nascono in Terra Santa nel XII secolo e che vivono l’apogeo proprio nel periodo in cui vive lo Stupor Mundi, per poi affrontare il loro declino, tragico per i primi e con un cambio di prospettiva per gli altri due. I rapporti non sono uguali, in quanto i Teutonici hanno un rapporto privilegiato con Federico II, basti citare Ermanno Salza che già gran maestro dell’Ordine, diventa una sorta di primo ministro dell’imperatore, promotore degli accordi di San Germano, al suo fianco nella crociata della pace e, infine, per Kantorowicz ‘amico’ dell’imperatore”.

Le due sessioni sono state “movimentate” dall’intervento di un giullare inarrestabile, Gianluca Foresi, che ha imperversato con rime libere giocando sui nomi dei relatori, su Federico II e coinvolgendo il pubblico in giocoliere di composizione con parole in libertà.

Si torna oggi alla Mole Vanvitelliana per un “grande giornata con lo storico Franco Cardini e l’ex Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica della Repubblica Italiana Ortensio Zecchino – ricorda William Graziosi, ideatore e direttore del Festival – Il primo è uno dei più illustri storici italiani che ha dedicato la sua vita allo studio del Medioevo, con un focus particolare sulle crociate, i pellegrinaggi e i rapporti tra cristianità e Islam. Il secondo ha insegnato presso diverse università italiane e internazionali, portando avanti ricerche fondamentali sulle istituzioni medievali e sulla civiltà normanna”.

Di seguito il programma della giornata di oggi, sabato 13 aprile, ore 10-13, sul tema “Rapporti religiosi e sociali”:

Franco Cardini (Università di Firenze – Università di San Marino)

Introduce, modera e conclude

Ortensio Zecchino (Centro Europeo di Studi Normanni)

“Lo scontro col papato”

Francesco Panarelli (Università della Basilicata – Presidente della Società Italiana per la Storia Medievale )

“L’organizzazione ecclesiastica”

Francesco Paolo Tocco (Università di Messina)

“Federico II e la drastica pacificazione della Sicilia”

Francesco Pirani (Università di Macerata)

“Federico II e la Marca di Ancona”

Ore 15-18

“Federico II tra guerra e pace. Un modello laico ancora attuale nei rapporti interreligiosi, interetnici, interculturali”

Franco Cardini (Università di Firenze – Università di San Marino)

“Nemici veri e inventati: prospettive culturali e politiche”

Fulvio Delle Donne (Università della Basilicata – Direttore Scientifico del Festival)

“Convivenze culturali, etniche e religiose”

Ortensio Zecchino (Centro Europeo di Studi Normanni)

“Federico e gli Ebrei”

Dialogo con i rappresentanti delle istituzioni.

Durante le sessioni, “Nel Mediterraneo di Federico: narrazioni di viaggio” di Alessandro Vanoli.

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Conosci il Festival Federico II Stupor Mundi, visita il sito: https://www.festival-stupormundi.it/

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