Benvenuto e Buona Navigazione, sono le ore 15:51 di Gio 2 Mag 2024

Casa del Vento “Articolo uno”

di | in: Recensioni


Trovarsi oggi di fronte ad un prodotto musicale di puro folk è impresa difficile nel mercato musicale italiano. Si tratta di tesori sempre più rari, perché come già ricordava il compositore Hubert Perry, agli inizi del novecento, sono scritti nei caratteri in assoluto più evanescenti, sulle sensibili fibre mentali di coloro che le imparano e che non hanno idea del loro valore.

Ebbene, se si escludono alcune declinazioni regionali o variabili che molto devono al rock, capire il valore di “Articolo uno”, ultima fatica del gruppo aretino Casa del Vento, risulta invece impresa non certo faticosa.


Non è un caso dunque che la sacerdotessa maudit del rock, Patricia Lee Smith, in arte Patti Smith, abbia richiesto la loro collaborazione per il suo nuovo album che uscirà nel 2010.

Forse un giusto e validissimo riconoscimento ad un album, “Articolo uno”, che si lascia ascoltare, e che vanta contributi di tutto rispetto: la più incredibile quella di David Rhodes, il mitico chitarrista da 25 anni a fianco di Peter Gabriel, che segna la canzone più profonda dell’intero album, quella Dal cielo, toccante omaggio al lavoro migrante, “il canto degli uomini del mondo che perdono la vita lavorando in nero”.

E’ presente anche l’attore (e musicista) Ascanio Celestini; vi è l’amico di sempre Francesco “Fry” Moneti dei Modena City Ramblers (banjo, mandolino e violino in Redemption song e L’Italiante); l’organetto di Andrea “Pupillo” De Rocco dei Negramaro in Campi d’oro e i dialoghi tratti dal film “Tutta la vita davanti” .

Non mancano le voci degli uomini e delle donne che lavorano e che hanno lavorato, gli operai di oggi e di ieri: Ciro Argentino – Thyssenkrupp di Torino; Adriana Sensi – Lebole di Arezzo; Mario Giusti – Fabbricone di Arezzo; Mohamed Chafferdine Mahoud – migrante dalla Tunisia.


Un alone di internazionalità per un problema squisitamente italiano, e che rimanda all’articolo uno della nostra Costituzione, il lavoro. Articolo uno, “non sono nessuno, sono solo il braccio che serve al consumo”.

Lavoro colto con acume in tutte le sue sfaccettature e problematicità: dalla precarietà alle morti bianche, dalle speranze alle contraddizioni. Al centro una grande attenzione per il sociale, per l’uomo che il lavoro dovrebbe nobilitare e per il quale in passato i nostri padri hanno sudato e combattuto. Fatica e sudore hanno lo stesso colore. E adesso nel 2008 dopo quarant’anni dove è andato il ’68? Tutta la vita davanti guarda avanti.

Un affresco  impegnato e reale dei nostri tempi, con la forza e con la tenerezza, dalle storie della nostra terra a quelle d’Italia e del mondo. Perché è il mondo intero la nostra casa.

Un invito a rompere il muro della retorica, profondo e sincero nel riportare, tra una canzone e l’altra, quelle voci dal basso che ti lasciano come impietrito, testimonianza diretta di una ferita mai curata ed ancora aperta.

Coinvolgente.





29 Novembre 2009 alle 17:22 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

Ricerca personalizzata