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Il cuore mariano di P. Matteo Ricci nelle armonie sublimi di Monteverdi

di | in: Cultura e Spettacoli

L’apertura della stagione 2010 dello Sferisterio Opera Festival con il Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi è un evento di grande rilevanza culturale, spirituale e artistica. Una scelta che può apparire molto inusuale, fuori dagli schemi classici e forse per alcuni versi rischiosa. In realtà si tratta di uno degli eventi di maggiore novità nel panorama culturale italiano e non solo. Certamente rimarrà nella storia come una delle proposte culturali e artistiche più originali e affascinanti del 2010.

            Con l’esecuzione del Vespro della Beata Vergine, nel suggestivo e magico scenario dello Sferisterio di Macerata si incroceranno due ricorrenze che dopo quattro secoli getteranno l’una sull’altra una luce di singolare splendore. L’11 maggio del 1610 moriva a Pechino il grande missionario maceratese, apostolo della Cina, il gesuita P. Matteo Ricci e nel luglio dello stesso anno a Venezia Claudio Monteverdi pubblicava una della opere più importanti della storia della musica, dedicata alla Madonna.

            Il misterioso filo che unisce questi due personaggi, in una suggestiva trama di fede e arte, è la Vergine Maria. Sarebbe impossibile, infatti, comprendere la figura di P. Matteo Ricci al di fuori del suo profondo legame con la Madre di Gesù; non poteva esserci, pertanto, modo migliore per onorare il IV Centenario della sua morte. Per una singolare coincidenza – ma nulla per la provvidenza divina, accade a caso e molte cose si comprendono a distanza di tempo, anche di secoli -, Monteverdi compone questo capolavoro proprio nel 1610 fornendoci inconsapevolmente, e da contesti apparentemente diversi e senza nesso tra loro, i codici spirituali per scandagliare in profondità l’animo e l’opera del gesuita maceratese che alla Beata Vergine deve la sua vocazione e a lei renderà onore, più di ogni altra cosa, nella sua missione in Cina.

            Del resto non è privo di significato il fatto che P. Matteo Ricci si sia presentato nella Città Proibita portando in omaggio, tra gli altri doni, una bella immagine della Madonna dipinta ad olio e un clavicordio, espressioni dell’arte sconosciute in Cina, che suscitarono nell’imperatore Wanlì grande stupore e ammirazione. Racconta lo stesso Ricci che «vedendo il Re le Icone restò stupito e disse: “Questo è Pagode vivo”, che al loro modo di parlare, sarebbe come dire: “Questo è Dio vivo”; dicendo la verità senza saperla» (cf Dell’entrata della Compagnia di Gesù e Christianità in Cina, Lib. IV, cap. XII).

            Sin dagli anni della sua infanzia a Macerata P. Matteo Ricci aveva respirato la sensibilità e la devozione mariana della città che ha il suo cuore nel Santuario della Madre della Misericordia. Un legame che non è mai venuto meno e che ha portato nel 1952 alla consacrazione della Città a Maria per cui, al centro della facciata del Palazzo municipale, risalta il volto della Madonna con la scritta Civitas Mariae.

            Non è casuale neppure il fatto che andato a Roma per studiare all’Università La Sapienza si iscrisse subito alla Congregazione mariana dell’Annunziata, sempre dei Padri Gesuiti, e che, a diciannove anni, il 15 agosto del 1571, nel giorno dell’Assunta,  iniziò il noviziato nella Compagnia di Gesù presso la Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale. Arrivato in Cina e stabilita la prima residenza a Zhaoqing, dedica la nuova Chiesa            al Fior dei Santi, espressione con cui si indica la Vergine. Alla Madonna attribuì la grazia di non essere stato cacciato dalla stessa città nel 1585: «Ben credo – scrive al superiore generale -, che fu la Regina del Cielo, nostra Signora, che non volse che si disfacesse questa sola casa che lei ha in un regno tanto grande» (Lettera al Preposito Generale P. Claudio Acquaviva s.j., 20 ottobre 1585). Nel 1609, quale segno di gratitudine a coronamento della sua missione, nel giorno della natività di Maria, fondò la prima Congregazione mariana in Cina dandogli il nome di Confraternita della Madre di Dio e subito – raccontano le cronache – «entrarono in essa quaranta christiani, che procedono ogni giorno di bene in meglio» (cf Dell’entrata… cit., Lib. V, cap. XVII).

            L’esecuzione allo Sferisterio del Vespro della Beata Vergine rende certamente onore a P. Matteo Ricci, a Claudio Monteverdi e a Macerata Civitas Mariae, ma rende anche ragione della scelta, coraggiosa e meritevole, da parte dello Sferisterio Opera Festival, di dedicare questa stagione 2010 “A Maggior Gloria di Dio”.



                                                                                   X Claudio Giuliodori

                                                                              Vescovo di Macerata – Tolentino

                                                                                  Recanati – Cingoli – Treia




23 Luglio 2010 alle 17:01 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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