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DIALOGO, sulle orme di Li Madou

di | in: Cronaca e Attualità, dalla Città

Liriche di Gian Mario Maulo e acquerelli  di Carlo Iacomucci
 
 
“DIALOGO” Sulle orme di Li Madou (Edizioni Ephemeria, Macerata 2010): con quest’opera di liriche ed  acquerelli  il poeta Gian Mario Maulo e l’artista Carlo Iacomucci rendono omaggio al loro illustre concittadino Padre Matteo Ricci (Li Madou in cinese) a 400 anni dalla morte avvenuta a Pechino l’11 maggio 1610.
Il libro, in  elegante edizione d’arte curata dall’architetto Antonello Andreani, composto di 82 poesie distinte in tre sezioni (Pellegrino,Tendo le mani, Prima luce), costituisce un viaggio esistenziale sui temi comuni all’umanesimo cristiano e alla religiosità orientale: vita-morte, persona-natura, uomo-cosmo, parola-silenzio di Dio, Uno-Tutto, Alfa-Omega del mondo e della storia, immanenza-trascendenza… La sequenza delle 16 immagini, aperta dal mappamondo ricciano in copertina, segue, invece,   il percorso di P. Matteo Ricci  dalla terra natale ai luoghi simbolo e ai personaggi della cultura cinese.
La prefazione del vicedirettore dell’Osservatore Romano Carlo Di Cicco delinea il viaggio sapienziale tracciato dai testi, mentre lo storico dell’arte  Stefano Papetti  sottolinea il segno originale delle immagini istoriate di ideogrammi.


Una nota dell’autore dei testi evidenzia l’impronta dei luoghi natali nell’avventura missionaria e culturale di Li Madou e l’incontro con il mondo orientale  segnato da una ricerca cosmica e mistica.
L’opera, che ha il patrocinio della Regione Marche, della Provincia e del Comune di Macerata, del Comitato per il IV centenario di Padre Matteo Ricci ed è sponsorizzata da aziende locali, viene presentata ( e trasmessa  via web) il 16 maggio a Torino alle ore 15, al Salone Internazionale del Libro, nello stand delle Marche;
a Macerata, invece, viene rappresentata venerdì 21 maggio alle ore 21,15, in una serata multimediale aperta dal prof. Evio Hermas Ercoli, al teatro Don Bosco: i testi lirici  letti da Piergiorgio Pietroni e Fulvia Zampa del CTR si alternano a brani eseguiti dalla Scuola di Musica ‘Don Bosco’ sullo sfondo degli acquerelli inediti del libro.
(allegati :  opere illustrative di Carlo Iacomucci)
 
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per contatti:                                                           
gmaulo@tiscali.it
carloiacomucci@libero.it
andreani@ephemeria.it
 
Tel. 328-1149933
 “     320-0361833
                                                             Macerata– 5–maggio 2010  
 
 
 
Prefazione di  Stefano Papetti  ( storico dell’arte )
 
Il segno di Iacomucci per Matteo Ricci
 
    Sfruttando le doti mnemotecniche apprese durante l’alunnato romano presso i Gesuiti, padre Matteo Ricci stupì i sapienti cinesi dimostrando loro di conoscere  quattrocento ideogrammi, gli stessi che Carlo Iacomucci fa volteggiare nei cieli delle sedici tavole che  ha realizzato per accompagnare le poesie di Gian Mario Maulo.
Le immagini concepite dal pittore maceratese, più che un convenzionale omaggio a Matteo Ricci nel periodo in cui ricorrono i quattrocento anni dalla sua morte, costituiscono il diario di un viaggio che da Macerata ci conduce sino in Cina, nella Città Proibita, dove il gesuita marchigiano ebbe solenne sepoltura.
I cieli della fantasia dipinti da Iacomucci sono solcati da ideogrammi e da goccie di pioggia che sovrastano i luoghi dell’antica città che Matteo Ricci frequentò da ragazzo ma, nel segno di una continuità grafica e geografica che attraversa mari e continenti lontani, ritroviamo i medesimi simboli anche nei cieli d’Oriente, a sottolineare il ruolo di mediatore culturale svolto dal sacerdote maceratese.
        Il segno di Iacomucci, nella sua nitida e rigorosa chiarezza, soddisfa bene la volontà didascalica che presiede questa iniziativa culturale: l’eleganza dei maestri orientali, che tanta ammirazione suscitò nei pittori europei del XIX secolo, si rispecchia negli acquarelli dell’artista, richiamandone certi raffinati preziosismi grafico-pittorici.
Questo stile che fonde la rarefatta semplicità dell’arte orientale con le capacità descrittive di quella occidentale, si attaglia bene ad esaltare i temi di carattere interculturale rappresentati da Iacomucci  e può ben accompagnare i contenuti del trattato “Sull’amicizia”, il volume di Matteo Ricci che tanti consensi gli valse presso l’intellighenzia cinese.
Con le parole del gesuita marchigiano si potrebbe dunque dire “Se nel mondo non vi fosse l’amicizia, non vi sarebbe gioia”, la gioia di esistere che traspare anche nelle creazioni di Iacomucci.                               Stefano  Papetti 
 
Prefazione di   Carlo Di Cicco   ( Vicedirettore de L’Osservatore Romano)
 
Sulle orme di Li Madou
 
 
Matteo Ricci (Li Madou in cinese) è stato un grande promotore dell’amicizia come stile missionario. Lo hanno definito pietra miliare nel processo di inculturazione del Vangelo e primo ponte culturale tra Oriente e Occidente. Una figura di cui si sente molto bisogno anche ai giorni nostri. La raccolta di poesie di Gian Mario Maulo dal titolo “Dialogo” si muove sulle orme di Matteo Ricci, suo eccezionale conterraneo. Con la poesia, strumento disarmato, flessibile. Materia delicata, a volte controversa, nella quale l’autore ha già dimostrato di muoversi con personalità e visione aperta del mondo e delle aspirazioni umane. La poesia, infatti, è questione di cuore che filtra la conoscenza del presente mescolata al mondo dell’inconscio, alle idee strappate al buio della caverna platonica e che richiede lenti speciali per leggere e raccontare la realtà senza separarla dai sogni. E’ arte e, dunque, dono che trasforma parole innocue in magie. La poesia, come ogni arte, è capace di esprimere grovigli di sensazioni altrimenti indicibili. Passioni e sentimenti sono la “selva selvaggia, aspra e forte” entro la quale tutti gli umani si aggirano cercando la “diritta via” e il senso definitivo delle cose. Il poeta, nel nostro caso, conserva lo spirito francescano nel momento stesso che svela il disincanto della nostra condizione lacerata dal dolore, assetata di speranza, scossa dall’interrogativo ineliminabile che turbava il principe Amleto. Egli osa ripetere a Dio stesso la scomoda domanda che ha tormentato le vittime della Shoah: dove sei o Dio? “So che ogni giorno si attende la notizia”, si legge in una delle poesie che punteggiano una ricerca ininterrotta di senso, dalla prima giovinezza alla piena maturità dell’autore. Quando la vita si fa notte che a volte può sembrare senza aurora, inutile attesa, Maulo non si rassegna
a non sperare: forse una notte sorgerà il sole e le leggi che assicurano caducità al tempo potrebbero essere sovvertite. La parola forbita, scelta, limata, varia, viene utilizzata per comunicare emozioni percepite e vissute nella vita quotidiana, vita comune. Sia nell’età giovanile carica di turbamenti di attese per quello che potrebbe essere il nostro futuro prossimo, vissuto tra la nascita e la morte; sia nell’età matura per scrutare – dopo la ricerca lunga una vita – il nostro futuro oltre la vita carnale.
La stagione del fare e dell’indomabile moto tipica della gioventù, nelle poesie di Maulo, confluisce intatta nella stagione della contemplazione, dove si percepisce il desiderio crescente di incontrare un “Tu”, in grado di garantirci che non tutto di noi morirà e che il nostro obbligato passaggio nelle diverse fasi di vita non è stato vanità inutile. “Ora – recita la composizione finale – mi trovo/sulla soglia nuda/solo/in attesa ad invocare”.  Lo schema racchiuso nel “Dialogo” dell’autore è lineare: le tre parti della raccolta, “Pellegrino”, “Tendo le mani”, “Prima luce”, segnano nell’ordine – anche stilistico
che va affinandosi con lo scorrere degli anni e delle pagine – il progredire della ricerca dell’Altro. Un percorso dell’andare umano alla ricerca del senso nascosto nel sapere e nell’amare, nel vivere e nel morire, nell’inquietudine e nella finitudine che scava senza sosta il cuore e la mente di noi mortali. Un passaggio graduale dal tutto e subito, inseguito come possibile miraggio agli inizi, alla capacità di trattenere saggiamente per sé le poche cose che contano, lasciando al vento la pula di sogni e aspettative appariscenti, sfiorite nel tempo.  Stille di saggezza di Matteo Ricci, si ritrovano dense e condivise dall’autore che con la sua poesia ne certifica l’attualità e la validità in ogni regione della terra, oltre le colline maceratesi, ispiratrici di poetici incanti. In simbiosi interdisciplinare tra le arti, le poesie prendono corpo visivo nei sedici acquerelli dell’artista Carlo Iacomucci sui luoghi ricciani di Macerata e sui principali personaggi incontrati in Cina.                        
 
Carlo Di Cicco

 

 




6 Maggio 2010 alle 22:27 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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