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Vanni Santoni “Se fossi fuoco, arderei Firenze”

di | in: Primo Piano, Recensioni

“Se fossi fuoco, arderei Firenze” (Laterza, Contromano 2011 – euro 10,00)


Tutto grasso che cola. Sembrano storielle traballanti, mozzichi di vite, movimenti peregrini senza alcuna direzione, sembrano uomini e donne supplichevoli di ardori mentre si sbattono nel vuoto, sembrano diafani, indefiniti, nulli. E invece una volta lette le centocinquanta pagine del nuovo libro di Vanni Santoni, una volta percorse le strade e le viuzze indicate, una volta strizzato l’inchiostro nella cellulosa, quello che viene fuori è il grasso che definisce e racconta, l’unto che non si asperge e appanna, maschera ma pulsa, vive, crea. Perché uno dei modi che ci sono per conoscere Firenze è quello di ascoltarne le tante voci. Sibilanti, strascicate, aspirate, zingare mendicanti, americane prive di grazia, mediorientali rancorose. Santoni ha una passione viscerale per la coralità di un luogo, per il rincorrersi fuori sincrono di spiriti che solo in quel luogo hanno un’anima. Il centro storico di Firenze è un agglomerato rossastro di tetti e cupole, in cui ogni angolo rimanda ad un perenne intreccio di trame poco spesso lecite, ad una topografia massonica, ad un indirizzario non visto non detto. Il centro storico, ad avere la pazienza di starlo ad ascoltare, racconta: di talenti dissipati e di disperazioni pronte ad esplodere, di amplessi furiosi e senza speranza e di occhi drogati che bucano la solitudine col loro colore mutevole. Racconta le vite di chi arriva in città da lontano e si scotta con le illusioni di bellezza che si tramandano da secoli e tramandandosi continuano a tramutarsi in incubi e violenze; le vite di chi rimanda la partenza e non si accorge che, rimandando, è già spacciato e non si muoverà più da qui.





26 Ottobre 2011 alle 18:50 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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