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Scrittura Industriale Collettiva “In territorio nemico”

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SIC “In territorio nemico”

Pochi sanno che il romanzo collettivo ha nel nostro Paese una lunga tradizione. Partendo da “Lo Zar non è morto”, grande romanzo fantapolitico pubblicato nel 1929 da un misterioso Gruppo dei Dieci guidato dal futurista Marinetti, arrivando ai giorni nostri, coi romanzi del collettivo Wu Ming “54”, “Manituana” e “Altai” e il tentativo a otto mani di Babette Factory (Francesco Pacifico, Francesco Longo, Nicola Lagioia, Christian Raimo) con “2005 dopo Cristo”. Il progetto di Vanni Santoni e Gregorio Magini, ideatori del metodo SIC, è in realtà molto più ambizioso, nell’accezione più visionaria del termine. “In territorio nemico”, il romanzo pubblicato nelle scorse settimane da minimum fax (collana Nichel, pag. 308, euro 15), mette insieme oltre cento autori che non giocano alla staffetta, scrivendo cioè ognuno un pezzo di libro, ma che finiscono per sommarsi e distillarsi. Uno stesso passaggio o uno stesso dialogo può essere stato scritto da più autori e poi lavorato e fuso dai compositori e dai coordinatori, risultando magari irriconoscibile nella sua forma ultima.

Scelta assolutamente politica. Contrapponendosi a logiche editoriali che, in un mercato dai numeri sempre più piccoli, tendono a esaltare l’autore-mito, di cui basta solo il nome per assicurare il necessario riscontro commerciale, spesso a discapito dell’opera, SIC moltiplica – e moltiplicandoli li relega all’anonimato – gli autori e, dopo un lavoro lungo e meticoloso, scrive un’epica storia di Resistenza che rende omaggio ad un grande filone della nostra letteratura che ha in Beppe Fenoglio il faro. I protagonisti Matteo, la sorella Adele e il cognato Aldo vengono seguiti dall’armistizio dell’8 settembre 1944 alla Liberazione del 25 aprile 1945 con un prosa penetrante e struggente.

E’ sorprendente come un romanzo in cui tutti scrivono tutto, e in cui tutti sono ben 115, risulti leggibile e organico come se possedesse un’unica forte voce. Come è stato possibile arrivare a questo risultato? “Merito del metodo SIC”, spiega Vanni Santoni, “i cui principi chiave sono la divisione del lavoro, su cui spicca la distinzione tra chi crea i materiali testuali (gli scrittori) e chi coordina e compone ma non è autorizzato a scrivere una sola parola (i compositori), e la scomposizione della narrazione nei suoi elementi costitutivi, tramite schede (personaggio, luogo, situazione, etc.) che solo successivamente vengono ricomposte. Ogni scheda viene infatti compilata individualmente da tre o più scrittori; il compositore ritira le schede individuali e le compone, dopo di che rimanda la scheda definitiva agli scrittori, che la leggono e la fanno propria. Prima si realizzano le schede degli elementi strutturali, come ambientazione e personaggi, e successivamente si passa alle schede della stesura vera e propria. Il processo di composizione è la principale innovazione del metodo SIC: consiste nel prendere le parti migliori e più coerenti di ogni scheda individuale e di comporle, appunto, tutte insieme, in modo da ottenere una scheda cosiddetta ‘definitiva’ di qualità superiore alle singole individuali”.

Per chi volesse approfondire “la cosa migliore è certamente visitare la sezione apposita del nostro sito, dove è possibile trovare, oltre al ‘manuale’, anche una FAQ, una brochure sintetica e la tesi sulla SIC del fondatore Gregorio Magini; a chi invece volesse farsi un’idea velocemente ma in modo non meno efficace, consigliamo il testo scritto in merito per l’e-book di 404:FNF”.

Infine, non possiamo non chiedere a Santoni il perché della scelta della Resistenza. “È una scelta lungamente ponderata, che ha sia ragioni artistiche che metodologiche. In merito abbiamo scritto un mini-saggio che può essere scaricato gratuitamente da Carmilla”.




7 Giugno 2013 alle 16:40 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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