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Tre pecore viziose di Eduardo Scarpetta al teatro San Filippo Neri

di | in: Cultura e Spettacoli

Tre pecore viziose di Eduardo Scarpetta

La regia è firmata da Emilio Fabrizio La Marca, nipote dei famosi Carlo e Aldo Giuffrè

I Liberi Teatranti portano in scena Tre pecore viziose di Eduardo Scarpetta

La compagnia cuprense prosegue con il filone storico napoletano per omaggiare lo scomparso fondatore Severino Trionfante


SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sabato 4 febbraio alle ore 21 presso il teatro San Filippo Neri di San Benedetto del Tronto all’interno della rassegna Invernacolando, i Liberi Teatranti tornano in scena. Per alimentare la grande passione e per rendere omaggio al loro storico fondatore Severino Trionfante la compagnia cuprense sale di nuovo sul palcoscenico con Tre pecore viziose, commedia in tre atti firmata Eduardo Scarpetta. Prosegue, quindi, la tradizione del filone napoletano che tanti successi ha fatto ottenere ai Liberi teatranti sia in ambito locale che nazionale. Storici i trionfi ottenuti fin dal 1988 con gli allestimenti delle opere di Eduardo De Filippo: dalla prima Il figlio di Pulcinella, passando per Questi fantasmi, Natale in casa Cupiello, De Pretore Vincenzo fino al capolavoro Filumena Marturano, senza dimenticare Francesca da Rimini tragedia a vapore, una farsa di Antonio Petito ennesima conferma che li ha portati a recitare fino in Svizzera. La compagnia negli anni ha anche avuto modo di cimentarsi con autori contemporanei come Vincenzo Salemme, scrittore di E fuori nevica che vanta innumerevoli repliche o Pino Cipriani che appositamente per i Liberi teatranti ha scritto Gennaro e la coscienza ed infine Gianfelice Imparato autore di Casa di frontiera.

Ora si è deciso di tornare alle origini con l’allestimento della commedia scritta nel 1881 dal famoso Eduardo Scarpetta che trae origini da una pochade francese (Les procés Veauradieux di Hennequin e Delacour), genere teatrale che Scarpetta aveva sempre molto amato e dal quale attinse a piene mani, scrivendo, riscrivendo e reinventando tutta una serie di divertentissime commedie trasferendone poi luoghi e personaggi nella sua Napoli. In questo spettacolo, dalla comicità a tratti irresistibile, si ride alla vecchia maniera. «Lo spettacolo – ha spiegato il regista Emilio Fabrizio La Marca – ha una trama esile e certamente non è un testo popolarissimo come altri firmati Scarpetta, quali ad esempio Il medico dei pazzi o Miseria e nobiltà, ma, come vuole ed esige la tradizione attoriale della commedia dell’Arte cui sopra si è accennato, questo testo fa leva sull’abilità interpretativa degli attori, sui tempi comici, sulla personale attitudine degli interpreti all’ironia e alla buffoneria che sono poi qualità essenziali richieste ad attori che si apprestino ad affrontare questo tipo di teatro. Un teatro per specialisti, come soleva dire mio zio Aldo Giuffrè, apparentemente facile da interpretare ma che invece è, credeteci, arduo e difficilissimo, per certi versi ancor più ostico che recitare Shakespeare o Ibsen, per intenderci».

Trama. “Le tre pecore viziose” sono Felice, Camillo e Fortunato, che se la spassano con giovanissime donne, alle quali lasciano credere di essere scapoli (Fortunato e Felice) e di avere la serissima intenzione di sposarle. I primi due sono avanti negli anni e vengono coinvolti in un rapporto nel quale il sentimento ci sta come cavolo a merenda, l’altro, il terzo, Felice, ancora giovane, suscita un sentimento più reattivo e attento, insomma meno epidermico e pragmatico. La trama parte vivace e stretta intorno a una fetta di morale quotidiana e cresce in ampiezza via via che si manifestano i personaggi, ma si fa più intensa ed esplosiva nel secondo atto nel corso dell’incontro delle “tre pecore” con le ragazze, e cresce ancora fino alla terz’ultima scena del terzo atto, per risolversi poi in un calo eccessivamente sbrigativo nell’ultima scena della commedia. I personaggi si alimentano e si giovano di quanto accade loro intorno nel movimentato corso della vicenda. Si configura ampiamente e compiutamente Beatrice, che pur pare condannata dall’autore a certa immobilità rispetto agli altri personaggi principali,essa si rafforza nel carattere e minaccia e tuona nel suo ruolo istituzionale di moglie restia al perdono.




3 Febbraio 2012 alle 1:20 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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