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Quintetto in limonaia

di | in: Primo Piano

Giovanni Guidi New Quintet

[Giovanni Guidi New Quintet / S. Endsley (tromba), D. Kinzelman (sax t.), T. Morgan (basso), G. Cleaver (batteria), G. Guidi (piano)]

/ 18 maggio 2012 h 21.15 / Limonaia di Villa Baruchello / Porto Sant’Elpidio (FM) /

tam / Tutta un’Altra Musica –

 

Non ero mai stato in una limonaia. Ce l’avevano i genitori di un mio compagnetto di scuola che possedevano dei terreni con piante di limoni e una casa di campagna grandissima, “da ricchi”, mi pare a tre piani (la nostra due): il sottotetto era una limonaia. Alfrè mi diceva dei vasi di limoni tutti in fila che col freddo portavano su a svernare, ma quali termosifoni, col sole dai lucernai e il tetto a travi di legno stavano ben al caldo… Ma guai andarci a giocare, mi diceva. Figurati concerti jazz.


Di villa Baruchello questa limonaia è una mansarda lunga e stretta, un corridoione con tetto a grosse travi ad unica pendenza, salvo un grazioso intreccio di legni sulla mediana, che rialza ma non troppo. M’immagino come mettevano i vasi di limoni, in lunghe file. Come stasera le sedie che guardano il fondo, dove stanno un non eccelso Kawai, la poco appariscente Pearl e il serissimo contrabbasso disteso su un fianco, a riposare. Gli altri arnesi-da-suono se li porteranno direttamente i ragazzi, come noi ci portavamo dietro i giochi. Infatti tromba e sax sono ossidati, consumati, visibilmente usati: hanno viaggiato e suonato parecchio.

Ragazzi d’America, guidati da un giovane Guidi “gondoleggiante” sullo sgabello, che adopera spesso una sola mano (come al concerto con Fresu), che suona in economia, senza sprechi. Gli bastano i tasti di un paio di ottave centrali. Neanche suda (hanno appena portato dei piccoli asciugamani [tam] neri…); ti viene da pensare che il piano sia facile. Essenziale questa band, mai una nota di troppo. Naturali. Freschi. Seri. Ognuno segue un suo percorso, col suo ritmo, coi suoi gusti, coi suoi pensieri, con le sue architetture libere. Strade apparentemente diverse che s’ignorano s’affiancano e s’incrociano come su una mappa: e il “tesoro” è dietro l’angolo, imprevedibile, prezioso, illuminante. E’ Jazz.

Shane Endsley ogni tanto s’accuccia a riflettere appoggiato alla tromba, gli occhi socchiusi a inseguire un tema che fluttua, stai sicuro che inventa qualcosa. Thomas Morgan là dietro (con un cerotto sul medio della sinistra), su quel più che umano “corpo” di legno di uno-e-novantatre elabora fantasie funamboliche – mi viene in mente “Il Contrabbasso” di Suskind – da analisi esistenziale. Gerald Cleaver da Detroit, un po’ nascosto e quasi invisibile, non è che la consumi la sua batteria, gli durerà cent’anni. Morbidamente energico e sapiente maestro di carezze (specie sui piatti, un po’ il nostro Massimo Manzi), imperturbabile come un metronomo svizzero. Ti guarda con occhi bianchi… Il più ragazzo di tutti, Dan Kinzelman-il-lungo, tocca il tetto in tutti i sensi: eh, come suonerà da grande? Giocherà pure pivot nella NBA? Lì davanti, Dan e Shane ondeggiano rapiti come pendoli paralleli, quando sui tasti di metallo ricamano frasi imprendibili e sublimi. Arie in musica chissà se già scritte o pensate… E’ Jazz.

Che da una limonaia se ne spremesse così buono, è stupefacente… [“We don’t live here anymore“]


      20. 5. 2012                  PGC  




23 Maggio 2012 alle 13:45 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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